Umanità Nova, numero 27 del 4 settembre 2005, Anno 85
Una caldissima estate sotto la Mole. Nella Torino preolimpica operai con le facce di chi viene da posti dove la sicurezza, il salario, le libertà sono un lusso, lavorano giorno e notte perché tutto sia pronto per la vetrina olimpica, uno scatolone di miliardi pubblici per interessi privatissimi.
Il prossimo anno il centro sinistra al potere in Regione, Provincia e Comune si gioca la partita elettorale sul piano nazionale, una partita il cui trampolino di lancio sono le Olimpiadi. Un gioco di potere e denaro al quale nessuno deve porre intralcio.
Così il 20 luglio è scattata l'ennesima operazione repressiva in città: 17 avvisi di garanzia per devastazione a saccheggio con 10 richieste di detenzione in carcere per alcuni degli antifascisti e degli antirazzisti che negli ultimi mesi avevano preso parte alle lotte contro il CPT e contro le violenze fasciste. Sette tra anarchici e comunisti vengono rinchiusi nel carcere delle Vallette, mentre il Fenix, osservatorio astronomico contro la repressione, viene posto sotto sequestro.
Vale la pena di ripercorrere le tappe di un itinerario repressivo in cui governo locale, stampa, fascisti, polizia e giudici hanno giocato la loro parte in mirabile sintonia.
L'estate si è aperta con le lotte dei valsusini contro il TAV, il cui culmine è stata la grande marcia popolare da Susa a Venaus ed è ha aperto la strada ai blocchi dei cantieri a Venaus, Borgone e durati tutta l'estate. Nemmeno una settimana dalla manifestazione in Valle due occupanti del Barocchio vengono colpiti a coltellate da una squadraccia fascista nella notte tra l'11 e il 12 giugno. La settimana successiva un corteo antifascista, convocato per denunciare un fatto grave sottaciuto dalla stampa ed ignorato dai politici, è oggetto di violente cariche della polizia che ha manganellato, gasato i manifestanti per impedire loro di raggiungere la centralissima piazza Castello. La giornata del 18 giugno si concluse con l'arresto di due anarchici. I compagni verranno liberati il giorno prima di un corteo indetto dalla FAI di Torino per chiedere la loro liberazione ed affermare la libertà di manifestare nonostante il clima di criminalizzazione dell'intera opposizione sociale. La partita non era tuttavia chiusa. Il sindaco Chiamparino e la sua giunta che già avevano fatto a gara con il (post) fascista Ghiglia per tenere in mano il testimone nella staffetta della repressione in città. Sin dal 19 giugno il sindaco aveva condannato gli antifascisti che il giorno prima avevano subito cariche, botte ed arresti per aver preteso di manifestare nel centro di Torino. Neanche una parola in una città che ad ogni angolo di strada ha la lapide di un partigiano "morto per la libertà" per i due anarchici accoltellati da una squadraccia fascista. Molte troppe parole invece contro i centri sociali e le case occupate, posti come il Fenix dove per uno striscione che ricordava che "lo stato uccide" il sindaco invoca lo sgombero. Le invettive di Chiamparino sono indirizzate contro i valsusini che vogliono ostacolare il progresso e sono "populisti e conservatori", contro gli operai Fiat che fischiano le Olimpiadi, contro tutti coloro che lottano perché questo mondo di galere, ingiustizie, oppressione e sfruttamento ceda il posto ad una società libera e solidale.
Puntuale all'appello del potere politico si è presentata la magistratura, il ben noto Tatangelo che già si era accanito contro i due anarchici arrestati il 18 giugno, prepara il suo teorema. L'operazione scatta il 20 luglio, 4 anni esatti dall'assassinio di Carlo Giuliani, una data scolpita nella memoria e nel sangue di chi ha imparato in un solo meriggio d'estate che "lo stato uccide" e "non ci sono poteri buoni".
17 inquisiti, sette arresti e lo sgombero del Fenix. Le accuse sono da brivido: devastazione e saccheggio come per i responsabili del disastro del Vajont, che ha seppellito 3.500 persone e tre paesi. Gli antifascisti, equiparati ad un esercito di lanzichenecchi calati in città per distruggere e saccheggiare, rischiano per questa sola imputazione da 7 a 15 anni di carcere. Si sfiorerebbe il ridicolo se con questa farsa non fossero state chiuse in galera 7 persone, colpevoli di aver manifestato contro il fascismo ed il razzismo di stato. Tatangelo collega le lotte contro i CPT con quelle antifasciste, criminalizzando chi vi ha preso parte: nel suo teorema esiste un filo rosso che unisce chi in maggio ha manifestato in solidarietà con la rivolta dei reclusi del CPT-lager di corso Brunelleschi e chi è sceso in piazza contro le aggressioni fasciste. Dulcis in fundo i pacchi bomba ai vigili urbani di S. Salvario che, sebbene "non si possano attribuire alle persone arrestate" tuttavia sono il segno del clima che si respira in città!
La pace olimpica è iniziata.
La "pace" olimpica che vuole il sindaco, che vogliono tutti i poteri forti in città, consiste nel tappare la bocca a tutti coloro che denunciano gli sprechi del baraccone olimpico, a chi si è schierato apertamente a fianco del valsusini in lotta contro la TAV, a chi si oppone ai CPT, le prigioni amministrative per migranti.
Ma c'è un'altra Torino.
È la Torino che non ci sta e dopo il corteo indetto dalla FAI il 2 luglio per la liberazione dei due anarchici arrestati il 18 giugno, è tornata ancora in piazza per dire ai torinesi spaventati dalle balle dei politici e dei giornali che la pace del sindaco ha il volto della guerra, della guerra sociale. Una guerra in cui i fascisti colpiscono, la polizia reprime, la magistratura incarcera, il potere politico ed economico incassa. Per dire che gli squadristi scorazzano per la città, che la libertà di manifestare è impedita, che l'antifascismo non si arresta.
Una prima risposta è un presidio davanti al carcere delle Vallette, sotto al quale si radunano un paio di centinaia di persone.
In pieno luglio, sotto la pressione dell'afa e delle ferie di classe, mentre gli stabilimenti svuotati dalla crisi si preparano ad spedire al mare gli operai, giovedì 28 luglio, 32 gradi alle 11 di sera, sudore che incolla gli abiti alla pelle, oltre un migliaio di manifestanti sfila per la città. La tensione si taglia col coltello, la polizia in assetto antisommossa preme, ma i bar restano aperti, nei dehor del centro la gente osserva il corteo che passa con i camerieri in tenuta da pinguino in prima fila. Il clima di guerra non ha spaventato i torinesi: l'appello lanciato prima del corteo a non lasciarsi intimorire dalla propaganda ha funzionato.
La pace olimpica non piace a tutti.
Dopo due settimane di galera, il tribunale del riesame, incalzato dalla requisitoria di un magistrato sin troppo noto alle cronache torinesi, Maurizio Laudi, vecchio compagno di merende di Tatangelo, emette un giudizio pilatesco e spedisce agli arresti domiciliari i 7 arrestati il 20 luglio.
Agosto inghiotte la città nel tempo sospeso delle ferie.
Ma a settembre è alle porte. È tempo di smettere il catenaccio: quest'estate ci ha dimostrato che se si osa uscire dall'area di rigore è possibile riportare la palla al centro. La priorità oggi è la tessitura di un'alleanza sociale ampia capace di rimettere in gioco il conflitto sui temi della casa, delle libertà, degli spazi, dell'ambiente, della lotta al precariato ed allo sfruttamento.
Eufelia