Umanità Nova, numero 27 del 4 settembre 2005, Anno 85
La Spezia: lotta contro le nuove schiavitù
Spezia è da anni territorio di conquista da parte dei padroni.
Vista la crisi che affrontava l'industria e l'economia cittadina, in
seguito all'applicazione del Pacco Treu, si materializzarono numerose
agenzie interinali bisognose di carne fresca e facili guadagni. I
lavoratori contattati da questi caporali moderni e profumati vengono
usati soprattutto nell'industria e nei cantieri navali, andando a
sostituire la figura dell'operaio tradizionale, garantito e
potenzialmente combattivo.
Questa tipologia di lavoratori è utilizzata anche nello scalo
ferroviario della Spezia per svolgere mansioni che richiederebbero
perlomeno un periodo di apprendistato a causa della pericolosità
intrinseca al lavoro svolto e richiesto.
La politica di Trenitalia si basa su una logica di breve periodo che
appartiene a tutte le aziende il cui unico interesse è il
profitto e non la collettività. Lo sfruttamento dei lavoratori
inesperti e precari e il risarcimento del danno e non la sicurezza sono
le parole chiave di questa amministrazione che preferisce fare belle
pubblicità sulle riviste piuttosto che migliorare un servizio
fondamentale che interessa milioni di persone. Mercoledì 7
luglio, la CUB trasporti della Spezia ha indetto uno sciopero bloccando
la stazione per alcune ore.
(…) A Spezia l'apertura del primo call center provinciale, la Call and
Call, suscitò entusiasmo e approvazione da parte
dell'amministrazione di sinistra che poteva finalmente godere dei
frutti della politica progressista e clientelare che da anni sta
portando avanti sul territorio. Le promesse erano sempre le solite:
centinaia di assunzioni a tempo indeterminato. Ma la realtà non
tardò a affiorare: contratti CO.CO.CO, kapò idioti sempre
a sibilare minacce di licenziamento, impossibilità di
organizzarsi fra i pochi (diciamocelo) lavoratori coscienti.
La C&C, amministrata da Costamagna affermato amministratore di call
center in tutta Italia (Milano, Genova, ecc), ha tutte le
caratteristiche delle nuove tipologie di azienda/fabbrica: una grande
famiglia in cui ogni lavoratore viene messo nelle condizione di pensare
che l'interesse del padrone equivalga al suo e che la richiesta di un
lavoro garantito non sia un diritto ormai acquisito ma piuttosto uno
sgarbo fatto al padrone, che già ha tanto da fare...
L'agibilità politica all'interno del Call center già di
per se difficile a causa della ricattabilità dei singoli
lavoratori che non sono accomunati nemmeno dallo stesso contratto
diventa improponibile di fronte a questi giochetti psicologici da
salotto che vanno a colmare il vuoto che può derivare da un
simile lavoro e da una simile aspettativa di vita. Ma questo è
il gioco del capitale: creare il problema e offrire contemporaneamente
una soluzione funzionale alla conservazione dello status quo.
Un esempio per tutti è stato il Gran Ballo del Precario che il
magnate Costamagna ha organizzato venerdì 9 luglio nel
parcheggio antistante della C&C: lui ci ha messo la musica e le
bibite, i lavoratori torte, salatini, acquiescente presenza ed altre
bontà.
La Cub, il coordinamento precari operai studenti, il circolo libertario
P. Binazzi e alcuni membri del centro culturale May Day si presentano
alla festicciola. L'intenzione era quella di fare la festa al padrone.
Vogliamo far capire al padrone che le cose possono cambiare, che le
responsabilità sono precise, che qualcuno vuole presentare il
conto e che nonostante il pompieraggio dei sindacati di Stato e dei
fidi partiti di sinistra, c'è chi lavora per costruire il
conflitto sociale e la solidarietà di classe. Presidiamo
l'ingresso del Call center con lo striscione "assunzione per tutti i
precari". Alcun@ compagn@ volantinano e provano a parlare con i
lavoratori e le lavoratrici per confrontarci su quello che sta
avvenendo sulla loro pelle ma che potrebbe essere anche la nostra. (…)
Liberamente tratto da un testo del Circolo Libertario Pasquale Binazzi
Novara: la protesta dei pendolari
Lunedì 8 agosto, alla stazione di Novara, un'ottantina di
viaggiatori che avevano preso un interregionale, visto che il treno
aveva già mezz'ora di ritardo, sono saliti su di un Eurostar per
arrivare in tempi ragionevoli a Milano.
Una scelta semplice ed elegante, a mio avviso. Trenitalia continua,
nonostante l'imponente mobilitazione di gennaio febbraio 2005, a non
garantire un servizio decente e i pendolari fanno l'unica cosa sensata:
si prendono quanto loro spetta di diritto.
I dirigenti di Trenitalia, dimostrando di avere una capacità di
giudizio politico inferiore, ed è un fatto notevole, alle loro
competenze tecniche decidono di multare gli ottanta reprobi. Un esempio
di senso dell'opportunità che va segnalato.
A questo punto è intervenuta la Regione Piemonte che si schiera
dalla parte dei pendolari, arriva ad ipotizzare un sostegno legale ai
viaggiatori in una possibile causa, denuncia pesantemente
l'incapacità gestionale di Trenitalia.
I dirigenti trenitalioti a questo punto cedono, ritirano le sanzioni e,
almeno per il momento, la vicenda sembra chiusa con una vittoria dei
pendolari e l'impegno di aprire a settembre una contrattazione fra
Regione Piemonte Trenitalia e comitati pendolari sulle condizioni di
viaggio a partire dal diritto per i viaggiatori che si trovano su treni
in ritardo di prendere treni di livello superiore per recuperarlo nella
misura del possibile. Ovviamente questa contrattazione non potrà
fermarsi a quest'aspetto del problema e dovrà toccare i temi
della sicurezza, della puntualità e della qualità del
servizio ma, come si suol dire, il futuro riposa sulle ginocchia degli
dei.
Per certi versi, l'atteggiamento della Regione Piemonte è
interessante. Un osservatore naif potrebbe attribuirlo al recente
cambio di maggioranza e all'arrivo al governo dei buoni. Noi che naif
siamo certamente ma con giudizio, non dimentichiamo che si tratta della
stessa giunta regionale che recentemente ha deliberato di mantenere in
vigore, con qualche correzione di dettaglio, la legge sui buoni scuola
approvata dalla precedente giunta e tutta volta finanziare le scuole
private. Esclusa, di conseguenza, l'ipotesi di una svolta sovversiva
del governo regionale, resta quella di una scelta, nei suoi limiti,
intelligente e basata sulla valutazione che i pendolari sono una forza
sociale rilevante con i quali si devono fare i conti mentre Trenitalia,
proprio nella dimensione privatistica assunta dai trasporti, in fondo
non è che un fornitore, potente quanto si vuole ma, per molti
versi, scomodo.
È, però, centrale la considerazione che la svolta della
giunta non si comprenderebbe se non vi fosse stata la mobilitazione di
massa all'inizio dell'anno, mobilitazione la cui lunga durata è
confermata dai fatti dell'8 ottobre.
Un altro aspetto di questa vicenda è il rapporto fra viaggiatori
e lavoratori delle ferrovie. Il taglio degli organici e il degrado del
servizio sono, è evidente, al di là del tollerabile.
D'altro canto, il taglio degli organici sarebbe stato gravemente
ostacolato da una capacità del movimento dei laboratori delle
ferrovie di opporsi all'uso massiccio degli straordinari,
capacità che, con ogni evidenza, non vi è stata. Su
questo anello della catena va appuntata l'iniziativa denunciando la
politica di Trenitalia, la complicità dei sindacati
istituzionali e, inutile fare demagogia, la corruzione di settori di
lavoratori.
Solo il sindacalismo di base ha tentato, con coraggio ma affrontando
mille difficoltà, di porre al centro al questione della
sicurezza, questo sforzo va, con ogni evidenza, sostenuto.
Dobbiamo, insomma, lanciare a breve una campagna su sicurezza,
qualità, adeguatezza alle esigenze sociali del trasporto
pubblico legandola alla ripresa dell'iniziativa per la difesa
dell'organico e delle condizioni di lavoro dei dipendenti delle
ferrovie.
Cosimo Scarinzi
Carrara: bruciata la bandiera del Circolo "G. Fiaschi"
Nella notte fra il 30 ed il 31 luglio è stata incendiata e
divelta la bandiera all'esterno del Circolo Culturale anarchico
"Gogliardo Fiaschi" di Carrara.
Il fatto in sé potrebbe essere considerato un volgare atto di
teppismo, se non corrispondesse ad atti analoghi o molto più
gravi, quali l'aggressione a persone, gli accoltellamenti, gli incendi
di sedi e luoghi occupati, che avvengono su tutto il territorio
italiano come in Francia, Germania, Russia e Gran Bretagna: in pratica
in tutti i paesi europei.
Non casualmente, da noi la ripresa della violenza fascista, in borghese
o in divisa, coincide con il ritorno al potere delle destre.
Le recenti leggi sulla "difesa personale" e sul "pericolo terrorista"
indicano un imbarbarimento dei rapporti fra cittadini, e fra questi e
le istituzioni: chiaro segnale di un ordinamento sociale agonizzante,
che non vuole lasciare il posto ad una società più
libertaria ed egualitaria.
Da un comunicato del Circolo Culturale Anarchico Gogliardo Fiaschi
Trieste: perquisizione e sequestro allo "sportello degli Invisibili"*
La mattina del 20 agosto una pattuglia di Carabinieri in borghese, su
mandato del pm triestino Frezza, ha perquisito la "Casa delle Culture",
sede dei disobbedienti locali. Sono stati sequestrati 10 personal
computer e diverso materiale che serviva a portare avanti
l'attività dello "sportello degli Invisibili", ente sindacale
autogestito, diretto soprattutto verso gli immigrati, federato a
livello nazionale con la CUB/RdB.
Tra il materiale sequestrato c'erano anche molte schede personali degli
utenti dello sportello, nonché videocassette, cd-rom e
fotografie.
L'obiettivo del pm Frezza è quello di mettere in relazione lo
sportello degli Invisibili con le recenti occupazioni di alloggi ATER
(azienda per l'edilizia residenziale - ex ente per l'edilizia
popolare).
Le accuse degli inquirenti vanno dall'associazione a delinquere,
all'occupazione e al danneggiamento di edifici pubblici, con varie
aggravanti tra cui il concorso e la continuazione. Il sequestro
servirebbe a individuare i responsabili dello sportello, dal momento
che l'indagine per ora è rivolta contro ignoti, e a stabilire
che essi avrebbero orchestrato le occupazioni.
Da segnalare il comportamento mistificatorio della stampa locale (Il
Piccolo) che ha riportato le veline della questura e ha asserito che i
computer fossero stati restituiti dopo qualche giorno, mentre in
realtà sono state restituite solamente alcune schede e materiale
da cancelleria.
Raffaele Viezzi
Verona: l'antifascismo non va in vacanza
Nelle prime ore di domenica 17 luglio, nel pieno centro di Verona, una
ventina di neonazi (armati di bastoni, catene, cinghie e coltelli) che
stavano aggredendo tre persone colpendole con calci e pugni, bloccano e
assaltano un'auto di passaggio riconoscendo all'interno di essa cinque
compagni e compagne del centro sociale La Chimica che stavano
rientrando da una festa.
Due compagni in particolare subiscono gravissime lesioni: uno riporta
ferite da arma da taglio tali da richiedere circa 150 punti di sutura,
l'altro gravi traumi alla testa e nel resto del corpo.
Gli autori del duplice tentato omicidio risultano essere ultras di
estrema destra partecipanti ad un raduno dell'Hellas Verona, alcuni di
questi vengono arrestati ed altri identificati.
Forza Nuova non perde tempo per solidarizzare con gli squadristi denunciati.
Sabato 23 luglio, nonostante il clima vacanziero, si è quindi
tenuto un determinato e partecipato corteo attraverso le vie di Verona
per denunciare questa ennesima aggressione fascista. Alla
manifestazione, alquanto tesa e problematica, hanno partecipato alcune
migliaia di antifascisti e antirazzisti di ogni appartenenza, dai
partiti di sinistra (DS esclusi) sino all'area antagonista e anarchica,
ma anche realtà quali il circolo Pink, gli immigrati, le Donne
in nero, la Cub, i centri sociali.
Una parte dei manifestanti voleva infatti riappropriarsi fisicamente
delle piazze cittadine e cercare di comunicare a viso aperto con una
cittadinanza certo non favorevole alle vittime dell'aggressione nazi, a
causa anche del ruolo infame svolto della stampa locale; mentre alcuni
settori del corteo erano intenzionati a dare comunque delle risposte di
tipo militante, anche per non subire passivamente i due contemporanei
concentramenti fascisti autorizzati e protetti dalle forze dell'ordine.
Entrambi i due propositi sono stati parzialmente raggiunti, e non senza
polemiche; comunque una risposta collettiva è stata data ed
anche sufficientemente chiara rispetto alle manovre politiche che,
dietro alle lame e alle svastiche, vedono il consolidato quanto
pericoloso connubio tra le varie destre cittadine e il loro gioco delle
parti (AN e Lega Nord, Forza Nuova e Fiamma Tricolore, ultras e
integralisti cattolici).
La ritorsione non si è fatta attendere: all'alba di domenica
arriva l'attentato incendiario contro il centro sociale La Chimica; un
attentato premeditato e ben preparato che ha coinvolto più
persone fornite di tutto il necessario per distruggere lo spazio. I
danni fortunatamente sono stati lievi e non hanno intaccato la
struttura e la sua agibilità, anche grazie al tempestivo
intervento dei vigili del fuoco avvisati da un passante; ma è
l'ennesimo segnale d'allarme in una città in cui ormai si
rischia la vita solo per il fatto di non essere omologati.
Qualcuno che c'era
Alessandria: solidarietà agli antifascisti arrestati
Ad Alessandria nel pomeriggio del 26 luglio una trentina di compagni
(Perlanera, FAI, USI, C.S. Lacandona, C.S. Crocevia, Coll. Zion,
Comunità S. Benedetto al Porto) ha dato vita ad un'inziativa di
controinformazione sui compagni torinesi arrestati e inquisiti il 20
luglio. Si è svolto un sit-in di fronte alla sede locale del
quotidiano "La Stampa", responsabile (con "Repubblica") di una campagna
giornalistica di criminalizzazione del compagni torinesi. Sui due
quotidiani sono comparsi articoli (con varie foto) piegati servilmente
al teorema accusatorio dei giudici, che accusano i compagni di
saccheggio, devastazione, resistenza aggravata e lesioni, per essersi
difesi dalla carica della polizia avvenuta durante la manifestazione
antifascista del 18 giugno a Torino.
Durante il sit-in sono stati distribuiti volantini dal titolo "A quando
i campi di concentramento?" in cui, oltre a spiegare i fatti di Torino
(dall'accoltellamento di due compagni del Barocchio agli arresti del 20
luglio), si evidenziava il clima repressivo nei confronti delle lotte
sociali. Si metteva inoltre in evidenza il procedere di pari passo
della criminalizzazione statale con le violente incursioni fasciste
contro gli spazi e le case occupate, le sedi e i singoli militanti
dell'area antagonista, antifascista e di alcuni partiti di sinistra. Un
clima che ricorda da vicino gli anni venti, al sorgere del fascismo.
Nel volantino c'era l'invito a partecipare alla manifestazione del
successivo 28 luglio a Torino. Dopo circa un'ora i compagni hanno
portato copia del volantino alla redazione de "La Stampa" e poi
l'iniziativa si è spostata nella centralissima piazzetta "della
Lega", dove tra i numerosi passanti proseguivano il volantinaggio e gli
interventi al megafono. La mobilitazione alessandrina (svoltasi in
contemporanea a quella torinese sotto il carcere delle Vallette)
è stata accolta favorevolmente dalla popolazione. La
controinformazione di piazza da sempre buoni risultati.
Un compagno che c'era