testata di Umanità Nova

Umanità Nova, numero 28 dell'11 settembre 2005, Anno 85

Tra canne e carabinieri
Un'estate di straordinario proibizionismo



I sostenitori della Guerra alla Droga sono ad ogni latitudine devoti praticanti di quel sacro principio della propaganda di regime che si riassume nell'assioma di Goebbels per cui una bugia ripetuta all'infinito finisce col diventare una verità. Una delle bugie che si sono sentite ripetere più spesso ultimamente soprattutto dagli esponenti della Destra al governo, è che le leggi attuali contro le droghe in Italia sono troppo permissive. In effetti, invece, le leggi italiane sono ora già tra le più severe d'Europa, in particolare per la cannabis e i suoi derivati. Secondo la legislazione ultraproibizionista in vigore, anche un semplice atto di cortesia può diventare un reato penale. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione che ha confermato la condannata ad otto mesi ad un giovane napoletano che ha incautamente chiesto ad un carabiniere in borghese "Vuoi fumare?" Questa semplice domanda, infatti, può comportare il reato di spaccio se chi la pronuncia ha uno spinello in mano, per di più in un luogo in cui la polizia trova, a pochi metri, ben nascosto altro fumo. Non è sufficiente giustificarsi adducendo che l'offerta così formulata non era altro che l'invito a condividere una sigaretta. Insomma, la legge è talmente permissiva che si può andare in galera anche per una gentilezza?

USA: dalle dichiarazioni di Stone alla festa della canapa di Seattle

Negli Stati Uniti, invece, quest'estate la cannabis è tornata al centro del dibattito dopo le dichiarazioni del regista Oliver Stone che, nel corso di una premiazione in Messico al Festival Internacional Expresion en Corto, ha racconta la sua esperienza in Vietnam e ha detto che "la marijuana mi ha aiutato a restare umano durante una guerra molto difficile ed è per questo che non mi sono trasformato in un soldato più duro. C'erano infatti anche altri elementi nel plotone che odiavano le droghe e bevevano alcol, ascoltavano musica country, ma uccidevano molti civili". Ad una giornalista che gli ha chiesto se sia peggio l'alcol o la marijuana, ha poi dichiarato "Non è paragonabile. L'alcol uccide molte persone ogni anno, anche innocenti investiti da guidatori ubriachi; della marijuana non è dimostrata la pericolosità, al contrario credo sia utile per la società". Le dichiarazioni di Stone sono state prese di mira da diversi esponenti della destra americana. In particolare, secondo il neocon Newt Grinwich, "le parole di Stone non fanno che confermare quanto la marijuana culture ha indebolito lo spirito americano dagli anni '60 ad ora". La sortita di Stone ha comunque dato fiato anche alle ragioni degli antiproibizionisti americani che hanno vissuto un'estate di gloria conclusasi alla grande il 20 agosto con l'enorme successo della Hempfest di Seattle, la Festa della Canapa, giunta alla sua 14/a edizione annuale, che ha visto la presenza record di 75mila consumatori di marijuana che si sono riuniti per fumare in pubblico e per chiedere la legalizzazione dell'erba più amata.

La polizia non è intervenuta contro i fumatori, nonostante il consumo di marijuana e dei derivati della canapa indiana sia ufficialmente proibito.

Italia: tra street parade e repressione

In Italia, la stagione dell'antiproibizionismo militante era iniziata con le ormai tradizionali feste della semina a inizio primavera, per continuare al caldo ritmo delle street parade che, a partire dalla 5 Millions Marijuana March di inizio maggio per finire con le oltre 100mila presenze della Street Rave Parade di Bologna (nonostante l'aperto boicottaggio dello stalinista Kofferati), passando naturalmente per molti altri appuntamenti locali (Canapisa, Reggio Emilia etc), hanno mostrato quanto è diffusa sulla penisola la voglia di non farsi dire dallo Stato cosa fare del proprio corpo e della propria vita, proprio mentre in Parlamento si discuteva della fascistissima Legge Fini. Proprio il successo di queste manifestazioni (puntualmente disertate, peraltro, dagli antiproibizionisti istituzionali dei Verdi e del Partito Radicale…) è stato forse uno dei fattori che hanno spinto il governo di centrodestra a far impantanare nelle acque fangose delle Commissioni Parlamentari il proprio criminogeno disegno di legge sulle droghe. La fregatura, comunque, potrebbe essere dietro l'angolo... Ormai la legislatura è agli sgoccioli e sembrerebbe più difficile che l'ultraproibizionista legge Fini sulle droghe possa essere approvata dal Parlamento. Tuttavia, l'astuto alto gerarca Giovanardi, presentando alla stampa la Relazione annuale sullo stato delle tossicodipendenze in Italia, ha detto infatti che potrebbe essere approvata una minilegge incentrata su due punti del liberticida progetto Fini : equiparare pubblico e privato, regolando l'accesso alle strutture riabilitative private anche su iniziativa di queste ultime e non solo dei Sert (e a questo proposito sarebbero già stati stanziati 10 milioni di euro da destinare alle strutture carcerarie e "riabilitative" e sarebbe stato già dato il via alla costruzione di un secondo carcere speciale, sul tipo del famigerato lager antidroga di Castelfranco Emilia, da realizzare a Giarre) e "stabilire univocamente e definitivamente i criteri per distinguere la detenzione di sostanze stupefacenti a fini di consumo o di spaccio" (in pratica, stabilire per decreto legge qualcosa di simile alla famigerata dose media giornaliera abrogata dal referendum nel 1993). A questo proposito infatti, ha dichiarato il ministro, ''la legislazione è piuttosto aleatoria''. In effetti, è talmente "piuttosto aleatoria" che si può essere condannati per detenzione e spaccio di stupefacenti anche per quantità molto basse, tipo 0,5 grammi di fumo del valore di 2,5 euro.

Alla fine di luglio, la Corte di Cassazione ha confermato la condanna inflitta dalla corte d'Appello di Milano nel giugno 2004 a un minorenne, F. B. negandogli inoltre le attenuanti generiche per la minore età e la lieve entità del fatto. Il ragazzo era stato accusato sulla base delle dichiarazioni di due persone sorprese dalla polizia a fumare uno spinello (uno).

Anche quest'estate la guerra alla marijuana sembra essere uno degli obiettivi principali delle forze dell'ordine. Mentre i cieli sono solcati dagli elicotteri neri dei carabinieri alla ricerca delle coltivazioni proibite, sulle spiagge le feste più alternative e meno modaiole finiscono sempre più spesso con i dj che avvertono "occhio, ragazzi!... arrivano gli sbirri coi cani!". Un vero e proprio salto di qualità nel campo della repressione, è stata invece l'operazione con cui la Polizia Postale ha posto sotto sequestro il 21 luglio i siti internet semini.it e mariuana.it, due siti web dedicati alla cannabis come se ne contano a centinaia in tutta Europa e a migliaia nel mondo. L'operazione è stata presentata come il risultato di dieci mesi di indagini - dal settembre 2004 al giugno 2005 - durante le quali agenti sotto copertura si sono "infiltrati come coltivatori di piante di cannabis nelle chat-line e nei forum di discussione dei due siti internet" (non si capisce bene perché abbiano avuto bisogno di infiltrarsi, visto che i siti sequestrati erano pubblici e visibili, quindi non occultati in alcun modo). Nel periodo in questione, le indagini in corso hanno portato all'identificazione di 53 coltivatori. M. F., proprietario dei siti in questione, è stato arrestato perché ritenuto a capo di un'organizzazione criminosa nazionale dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti. Secondo gli sbirri questa organizzazione sarebbe stata formata dagli utenti dei forum di discussione dei due siti, cioè da persone che probabilmente nemmeno si conoscevano tra loro, che se è vero che coltivavano cannabis lo facevano esclusivamente ad uso personale, che si scambiavano semplici informazioni e nozioni botaniche e che sicuramente non formavano un'organizzazione criminosa.

L'accusa si è così trasformata rapidamente in quella di "incitamento alla coltivazione e allo spaccio di sostanze stupefacenti", in base a cui il GIP ha convalidato l'arresto di M. F. (che dopo alcuni giorni di carcere, è ancora agli arresti domiciliari), per l'unica colpa di aver dato spazio alle opinioni degli appassionati di una pianta proibita dalla legge. È la prima volta che questo succede ad un sito internet, ma è da tempo che dalla destra si muove la richiesta di censurare più severamente "la propaganda alla droga", dove naturalmente per "propaganda alla droga" si intende qualunque voce critica rispetto alla linea dura e pura dell'Infinita War On Drugs che con l'obiettivo Astinenza Per Tutti ha riempito le prigioni e ingrassato le narcomafie di tutto il mondo. Si prospettano tempi duri per chi non si vuole arrendere alla cultura proibizionista di regime.

robertino











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