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Umanità Nova, numero 28 dell'11 settembre 2005, Anno 85

Firenze
Arte e libri in riva all'Arno



Lo scorso fine settimana si è tenuto a Firenze un incontro che ha visto la confluenza di "Arte e Anarchia" e della "Vetrina dell'editoria anarchica e libertaria". Vi proponiamo di seguito due scritti, uno della redazione veneziana di ApArte e l'altro di Claudio Venza della redazione di Germinal: l'uno e l'altro forniscono un esauriente spaccato della tre giorni fiorentina.

Si consolida il panorama editoriale anarchico in lingua italiana

Sulla riva sinistra dell'Arno, in una via intitolata a Fabrizio de Andrè (!), si è svolta la 2ª "Vetrina dell'editoria anarchica e libertaria", un appuntamento che conferma la presenza significativa della cultura antiautoritaria e autogestita nella penisola italiana. Oltre a molti artisti animatori della "Biennale Arte e Anarchia", una ventina di case editrici, insieme a varie decine di gruppi più esplicitamente impegnati nella conflittualità sociale e politica, hanno esposto i loro materiali dentro una grande e bella struttura, l'ex Teatro Tenda, che aveva l'unico difetto di essere alquanto decentrata rispetto alla città. 

Nell'apposito incontro fra gruppi e individualità impegnate nel settore sono emerse delle considerazioni positive e altre più problematiche. Ormai il panorama italiano presenta una realtà rafforzata da un'esperienza che spesso supera i due decenni di attività. Questo fatto significa che esiste, malgrado lo strapotere dei media autoritari, una richiesta di analisi critiche impostate nel senso della libertà e dell'eguaglianza, dell'autonomia e della solidarietà. La dislocazione su buona parte del territorio italiano e la capacità di resistenza sul piano economico e di rinnovamento tecnico, per quanto con qualche limite evidente nel campo informatico, permettono di presentare una situazione migliore di altri paesi europei. Un dato positivo è l'apertura di questa "Vetrina" a case editrici in lingua estera (francese, inglese, tedesca e spagnola, oltre che svedese) che hanno dovuto superare difficoltà burocratiche di vario genere. 

Attorno al problema della distribuzione si sono meglio delineate due linee di interpretazione dell'impegno editoriale: una esplicitamente militante e basata su di un volontarismo qualificante e un'altra che prevede un certo compenso per un lavoro inevitabilmente pesante. In questo contesto si è preso atto delle caratteristiche diverse di ogni casa editrice presente: c'è chi offre in prevalenza testi utili per il coinvolgimento degli interlocutori possibili del movimento anarchico nell'attività di propaganda e di intervento nelle lotte sociali (in buona parte Zero in Condotta e La Fiaccola) e chi presenta un catalogo diretto piuttosto ad aumentare la presenza delle idee libertarie in ambiti intellettuali e universitari (ad esempio Eleuthera e BFS).

L'assemblea ha concordato sulla vitalità complessiva della pubblicistica libertaria, sia quella ormai classica che quella di nuove entità vicine e sensibili come le Edizioni Spartaco in Campania o Nonluoghi nel Trentino. Queste due hanno trovato un loro ambito particolare dimostrando originalità e capacità di reinterpretare l'esigenza diffusa di seria documentazione.

Alcuni hanno ancora ricordato la necessità di superare la nicchia (o ghetto che dir si voglia) nella quale i libri prodotti dai libertari sono costretti a restare, tagliati fuori dalle grandi vetrine delle centinaia di librerie aperte nella penisola. 

Questa iniziativa ha quindi fatto conoscere il buon livello medio della editoria libertaria, ma ha anche denunciato esplicitamente la discriminazione ideologica dei vertici del mercato editoriale. La chiusura aprioristica, che ha rare eccezioni, si rivela in effetti un atto di miopia e, in vari casi, di vero autolesionismo che si spiega solo con l'accettazione del conformismo culturale e delle periodiche campagne mediatiche antianarchiche. 

La "Vetrina" fiorentina ha dimostrato che esistono, malgrado tutto, buone e invitanti acque per gli assetati di critica e di libertà.

Claudio Venza

Terza biennale di arte e anarchia

All'interno della vetrina internazionale delle culture anarchiche e libertarie, tenutasi il 2-3-4 settembre 2005 a Firenze, particolare rilevanza ha avuto la Biennale di Arte e Anarchia, ormai giunta alla terza edizione.
Dopo la prima, storica edizione di Bologna nel 2001 e la successiva a Marzaglia, negli spazi di Libera nel 2003, si è deciso per la prima volta di far confluire l'esperienza della Biennale con l'altrettanto fortunata esperienza della Vetrina dell'editoria, giunta alla seconda edizione.

L'esperimento è riuscito: all'interno del Teatro Tenda di via Fabrizio De Andrè, poeta e musicista, (così come riporta con insolito acume il cartello della via), hanno convissuto per tre giorni il meglio della produzione editoriale libertaria e uno spaccato significativo dei percorsi creativi, estetici e politici riconosciuti come propri e irrinunciabili dall'area che in questi anni ha dato vita ad ApARTe: materiali irregolari di cultura libertaria.

Negli spazi particolarmente vasti, accoglienti e attrezzati, hanno trovato posto sia la parte espositiva, che il serrato susseguirsi delle performance teatrali, poetiche e musicali.

La musica popolare è stata egregiamente rappresentata: Beppa Casarin e Sandra Mangini hanno portato in scena l'autentica tradizione veneziana; l'esuberante coro de' Marchi di Bologna ha interpretato una miscellanea di canti sociali, anticlericali e satirici; il momento più emozionante si è vissuto venerdì sera con l'appassionato contributo di Caterina Bueno e del suo gruppo, che, in una sala gremita, hanno restituito geografie di volti e figure di una terra toscana quasi dimenticata. Massimo Liberatori e il suo gruppo hanno proposto un itinerario narrativo e musicale teso alla riappropriazione delle nostre radici; Antonio Mainenti ci ha riportato le suggestioni della Biennale di Arte e Anarchia di Ragusa, svoltasi a maggio, con le sue vissute visioni e squarci di contorta quotidianità. Il coro di minatori di Santa Fiora, monte Amiata, ha presentato il frutto del recupero di una tradizione canora – quella santafiorese – che altrimenti rischiava di smarrirsi. Impossibile non notare, poi, le continue incursioni della scatenata banda musicale dei "Fiati sprecati" di Firenze, la cui dirompente vitalità ha coinvolto tutti i presenti.

Anche la produzione musicale contemporanea ha calato i suoi assi: Isa e Alessio Lega, artisti in rivolta hanno dato libertà alla poesia e alla vita con le loro parole in musica; si sono anche incontrati sperimentalmente con il contrabbasso di Roberto Bartoli. Il suo intervento è stato un primo assaggio del concerto per contrabbasso, carillon, computer e rumori che il musicista di Imola ha offerto il sabato sera, emozionando il folto pubblico presente. Il fiorentino Andrea Ardia ha riproposto una scelta delle più note canzoni d'autore controcorrente (compresa l'immancabile "Locomotiva" di Guccini); hanno chiuso la tre giorni il gruppo ska punk Kindergarten di Firenze con testi politicamente impegnati e la trascinante e onnipresente @Band di Libera: musiche per la gioia e la rivoluzione sociale.

La dimensione poetica e teatrale è stata attraversata da Andrea Trere, di Ravenna, con "Storie e ballate di uomini, animali e bestie", testi di taglio spesso vernacolare, mai frivoli; il gruppo Zero Beat di Mantova ha proposto due performance: una dedicata a Camillo Berneri, e la seconda, tratta dall'Orlando Furioso, con fuochi, cavalieri e marionette in battaglia. Da Firenze, il Teatro dell'Otium con "Irene" (tratto da "Le con d'Iren" di Luis Aragon ) ha rappresentato storie basate sul dominio della sessualità e sul nostro cinismo e ipocrisia. Direttamente dalla ben nota compagnia della Fortezza di Volterra, Alì Mimoun el Baroun, affiancato da Michela Croci, ha messo in scena la sua"Odissea della pace": traendo spunto da brani classici quali le Mille e una notte e la Divina Commedia, ha presentato una serie di riflessioni sulla pace e la tolleranza. Dal macrocosmo al microcosmo: Ivano Pantaleo si è occupato della storia di un paese della bassa modenese e delle sue lotte, dal 1917 in poi.

Nella sala superiore, Maurizio Bignardelli e Marco Terroni si sono occupati di dare corpo ad una programmazione di video indipendenti autoprodotti di svariate provenienze, approfittando degli spazi lasciati liberi dall'altrettanto fitto programma di presentazioni di libri, incontri e dibattiti. Molti i video interessanti: da quelli che toccavano una serie di tematiche scottanti e attualissime, a quelli che documentavano le edizioni di Arte e Anarchia di Ragusa e di Ivrea. Nel corso delle proiezioni è spuntata una chicca: gli ormai introvabili cortometraggi di Jean Vigo "A propos de Nice" e "La natation" (Taris o del nuoto); le emozionanti immagini, di un perfetto bianco e nero, sono state riproposte con un adeguato accompagnamento musicale. Inoltre, domenica, grazie al gruppo Malatesta di Roma, si è potuto assistere alla proiezione di un film rocambolescamente ritrovato: il "Malatesta" di Peter Lilienthal. Il film è stato sottotitolato in italiano a cura di Acrataz.

Come già nelle passate edizioni, anche questa volta non si è potuto evitare che vari eventi si sovrapponessero, data la notevole quantità di adesioni e di materiali pervenuti; ciò ha comportato un continuo distribuirsi dei presenti tra le varie iniziative, che si succedevano a ritmo continuativo. D'altra parte, proprio questa vitalità ci conferma nella funzione di confronto e scambio sui temi dell'estetica, delle produzioni artistiche e della cultura libertaria che la Biennale di Arte e Anarchia ha voluto sollecitare.

ApARTe, Venezia











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