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Umanità Nova, numero 29 del 18 settembre 2005, Anno 85

Espulsioni preventive
Leggi speciali per cacciare gli "indesiderabili"



La normativa voluta dal ministro dell'interno Pisanu per meglio combattere il terrorismo islamico dopo gli attentati di Londra ha iniziato ad essere applicata nei primi giorni di settembre. Le norme sono rivolte a perseguire, da un lato, tutte le forme di sostegno, economico e non, alle attività terroristiche di marca islamista; dall'altro, a consentire l'espulsione di soggetti ritenuti pericolosi per la sicurezza dello stato in quanto apologeti del terrorismo islamista stesso: diciamo, cattivi maestri.

Uno di questi provvedimenti di espulsione ha colpito Bourichi Bouchta, cittadino marocchino da molti anni a Torino, titolare di floride attività economiche (macellerie), iman (guida nella preghiera) di una delle piccole moschee (semplici stanze dove si prega) nel centro della città, balzato agli onori delle cronache per le sue dichiarazioni di simpatia nei confronti di Bin Laden (vere o distorte dai media) nonché per le posizioni tradizionaliste. Bouchta è stato sfiorato da molte inchieste, ma non essendo mai stata trovata alcuna prova di un qualche suo effettivo coinvolgimento in attività di appoggio al terrorismo, non era mai stato arrestato né formalmente oggetto di indagini. Sulla base della nuova normativa, è stato prelevato qualche notte fa da casa sua, davanti a moglie e figli piccoli e trasferito all'aeroporto della Malpensa dove è stato imbarcato su di un aereo di linea diretto in Marocco.

Diciamo subito che il ministro di polizia e tutto l'apparto del ministero vedono di giorno in giorno dilatarsi i loro poteri svincolati da controlli giurisdizionali che possono avvenire adesso solo dopo l'esecuzione dei provvedimenti amministrativi di espulsione e senza che la proposizione tempestiva di un ricorso possa sospendere l'esecuzione stessa del provvedimento. Non c'è purtroppo da stupirsi. Gli ordinamenti giuridici occidentali dopo l'11 settembre 2001 sono stati più e più volte vulnerati nei loro basilari principi di tutela dei diritti individuali nei confronti dell'apparato poliziesco nonché nei diritti di difesa e di integrità della libertà e della propria persona. Il fenomeno si sta evolvendo secondo il tipico effetto palla di neve che si ingrossa nello scendere a valle e man mano che passa il tempo. Il baricentro repressivo è ormai spostato sul lato delle misure di polizia, basate su veline dell'apparato poliziesco stesso, prive di qualsiasi riscontro probatorio verificabile, immediatamente efficaci, non controllabili nella loro legittimità se non dopo che sono state eseguite: la categoria centrale è ormai quella del sospetto, mentre la prova batte in ritirata, considerata inutile se non pericoloso orpello che favorirebbe i colpevoli, già individuati grazie appunto al sospetto di cui sono stati oggetto; non più la responsabilità di condotte penalmente rilevanti provate, ma il sospetto legato a discorsi, atteggiamenti, prese di posizione, frequentazioni, ecc.

Il modello repressivo che si va affermando nei confronti del fenomeno dell'immigrazione dai paesi extracomunitari, fenomeno ridotto in gran parte a pura ed indiscriminata negazione dei più elementari diritti umani (CPT, espulsioni-deportazioni di massa, ecc.), nonché nei confronti del fenomeno del terrorismo islamista, è chiaramente indirizzato verso uno stato di polizia. Bisogna altresì accennare (ma il discorso merita un più articolato approfondimento) alla serie di misure di repressione della cosiddetta violenza da stadio, vero laboratorio di tecniche repressive di fenomeni ritenuti di devianza sociale, come l'utilizzo indiscriminato e di massa delle telecamere o la dilatazione del concetto di flagranza.

Accanto a queste riflessioni bisogna però anche dire che un uomo come Bouchta, ad esempio, non era affatto simpatico nella vasta comunità musulmana di Torino, per tutta una serie di motivi. In primo luogo le sue posizioni tradizionaliste, ad esempio a favore del velo per le donne musulmane anche sulla carta di identità, avevano suscitato la viva reazione proprio di un nutrito gruppo di donne residenti a Torino e provenienti dal Nord Africa. Il nostro si era poi distinto nella condanna inappellabile di tutti i fenomeni di microcriminalità commessi dai suoi correligionari nonché di appoggio alle retate e sgomberi di polizia e vigili urbani di stabili occupati da nordafricani: in un'occasione, per sfuggire alla polizia, un magrebino era saltato da un balcone ed era rimasto sospeso nel vuoto infilzato alle sbarre sporgenti ed appuntite di una ringhiera finché non era stato soccorso e recuperato; alle parole di condanna di Bouchta era seguita una manifestazione spontanea di magrebini in cui si erano sprecati gli slogan contro l'iman oggi espulso. Tanto è vero che le reazioni a detta espulsione sono state in generale tra i musulmani di Torino e nella comunità magrebina assolutamente tiepide.

Diciamo che Bouchta era un personaggio buono per Porta a porta, insieme ad un altro paio di esponenti musulmani residenti in Italia,: in televisione facevano la parte del musulmano fondamentalista, quale effettivamente sono, ma venivano presi per i rappresentanti dell'insieme degli immigrati di religione musulmana, con una evidente semplificazione buona per leghisti, fondamentalisti teocon, clerico-fascisti al governo in Italia e compagnia di giro.

La vicenda qui analizzata va letta assieme ad altre due notizie: la chiusura per presunta inagibilità di una scuola di Milano dove era in corso l'esperimento di una scuola parificata islamica: diverse centinaia di bambini iscritti, non era una madrasa (scuola coranica), ma un vero istituto parificato, come centinaia di istituti cattolici nel nostro paese; il varo, sul modello inglese, di una Consulta per l'Islam italiano ad opera dello stesso ministro dell'interno Pisanu. 

La Moratti che si fa ora paladina della scuola pubblica e laica (?!…) o l'istituzione per decreto ministeriale di una Consulta aggettivata come islamica sono la spia della cattiva coscienza e dell'ipocrisia dei nostri politici. In realtà, un certo modello di società fortemente tradizionalista di cui buona parte dei musulmani sono portatori, non dispiace ai nostri teocon. Al tempo stesso, stenta una risposta alla presenza di vaste comunità musulmane nel nostro paese radicalmente laica e basata sui diritti in primo luogo sociali.

Se la società musulmana è tradizionalista, i fondamentalisti sono una minoranza politica che sta conducendo in tutto il mondo musulmano una strenua lotta per il potere. Ma i forti legami famigliari che uniscono tra di loro gli immigrati dal magreb, il ruolo della donna nella famiglia e nella società, tutto da scrivere ed affermare, le abitudini alimentari e l'osservanza di alcune pratiche religiose durante l'anno, sono il bagaglio di tutte le comunità migranti da situazioni di povertà a situazioni di maggior benessere: è banale invitare a rivolgere lo sguardo sulle comunità di emigrati del nostro paese o a guardare alla società italiana degli anni '50, fortemente contadina e tradizionalista. Altro è il progetto politico dei fondamentalisti islamici, altro è il progetto del fondamentalismo teocon germogliato negli ultimi anni in occidente con sorprendente specularità.

La risposta che va data ai liberticidi di ogni religione governo e paese è una sola: la lotta senza quartiere per l'affermazione di una società di liberi ed uguali, senza preti iman o padroni a disporre delle vite altrui, a dettare norme, a imporre credi, a piegare corpi e coscienze all'interesse proprio o di un dio fatto a propria immagine e somiglianza.

Simone Bisacca












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