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Umanità Nova, numero 30 del 25 settembre 2005, Anno 85

Venezia affonda nell'intolleranza



La giunta comunale del "filosofo" Cacciari sta indubbiamente pagando la contropartita al centro-destra per il determinante apporto ricevuto in termini di voti alle ultime elezioni amministrative; un prezzo che, nonostante i tanti reali problemi sociali (a partire da quello abitativo e dall'emergenza sfratti, per non parlare degli incidenti che continuano a ripetersi al Petrolchimico di Marghera) esistenti sia nel capoluogo lagunare che in terraferma, assume i caratteri di una delirante politica all'insegna della tolleranza zero.

Innumerevoli ormai le misure in questi ultimi mesi per il rispetto della "legalità" e del "decoro": le multe di 50 euro ai malcapitati che, in piena afa estiva, si aggiravano senza maglietta (con tanto di foto delatorie pubblicate sul Il Gazzettino), la campagna contro le scritte murali e i writers minacciati persino di arresto (con annessa martellante istigazione repressiva del solito quotidiano), l'installazione di telecamere per la videosorveglianza, le zone off limits per il turismo povero in piazza S. Marco, la militarizzazione di campo S. Margherita, tradizionale luogo di incontro, socialità e anche attivismo.
Ma l'ambito in cui più si sono più distinti per accanimento il vicesindaco Vianello e gli instancabili assessori Salvadori e Bortolussi è quello contro i venditori immigrati, anche se regolari e muniti di licenza, peraltro in perfetta sintonia con i provvedimenti legislativi razzisti della Regione Veneto, già promotrice di una legge che vieta la vendita itinerante ed ora contraria all'assistenza sanitaria agli immigrati irregolari.

Da maggio se ne sono viste di tutti i colori: vigili urbani sottratti ad altre mansioni per dare la caccia all'immigrato, denunce, sequestri, maniere forti ai limiti dello squadrismo, sperpero di fondi pubblici nella campagna "bad bag" a tutela delle griffe, multe milionarie a ignari turisti che acquistavano da venditori immigrati, roghi spettacolari di borse sequestrate, la farsa rappresentata dai cosiddetti "mercatini etnici" (luoghi nascosti dove gli immigrati dovrebbero vendere per sole tre ore al giorno in cambio della perdita della licenza di ambulante e quindi della possibilità di lavorare altre ore in altre città, nonché col divieto di esercitare qualsiasi altro tipo di professione, anche lavoro dipendente); per giungere all'ultima trovata di bloccare gli immigrati alle porte della città, istituendo dei "check point" razziali a piazzale Roma, denunciata pubblicamente in piazza dalla Rete Antirazzista con una bella manifestazione sabato 17 settembre.

Di fronte ad una così desolante serie di misure liberticide che offendono la stessa storia di Venezia, crocevia di genti e di culture, persino ogni progressista dovrebbe prendere le distanze da una giunta simile; ma incapaci di stare lontani dal potere, invece i partiti di sinistra e centro-sinistra che avevano sostenuto la candidatura a sindaco di Casson (prima i Ds, poi i Verdi) stanno rientrando, alla faccia della dignità (propria) e dei diritti (altrui), nella giunta cacciariana.

Una compagna antirazzista













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