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Umanità Nova, numero 30 del 25 settembre 2005, Anno 85

Intossicazione mediatica
Anarchici, bombe e carabinieri


La notizia della morte di un carabiniere avvenuta la scorsa settimana è già praticamente scomparsa dalle prime pagine ma è ancora abbastanza recente e nota, almeno nelle sue linee generali: uno scoppio all'interno della caserma dei carabinieri di Latina ha provocato la morte di un milite dell'arma ed il ferimento di un suo collega.

Immediatamente dopo l'esplosione sono state fatte le solite, scontate, ipotesi sulle cause dell'accaduto: un attentato terroristico, una intimidazione delinquenziale, un tragico incidente. Ma, ancora prima che venisse trovata una qualsiasi prova concreta a sostegno di una di queste ipotesi, alcuni mass-media hanno sciolto le briglie alla fantasia.
Il primo posto lo ha conquistato sicuramente l'intervista al tristemente noto dott. Antonio Marini che ha dichiarato: "Se sono loro, gli anarchici insurrezionalisti, significa che si è avverata la mia previsione: che un giorno o l'altro avrebbero alzato il tiro." ("Il messaggero", 15/09/05). Una dichiarazione del tutto inutile e gratuita che, parte in forma ipotetica, ma che poi nel seguito del discorso si sviluppa come se l'ipotesi sia invece una realtà inoppugnabile, fino ad arrivare alla preoccupante conclusione: "C'è questo rischio. Che la bomba di ieri inneschi un meccanismo di emulazione tra cellule anarchiche".

A nemmeno 24 ore dalla pubblicazione dell'intervista la Procura Generale della Repubblica diffonde un comunicato nel quale si legge: "Con riferimento all'articolo intitolato 'Gli anarchici hanno alzato il tiro', concernente una intervista al Sostituto Procuratore Generale dr. Antonio Marini resa al quotidiano 'Il Messaggero', in data odierna (...) si informa che le 'previsioni' sulla provenienza anarchica dell'evento relativo alla morte dell'Appuntato dei carabinieri Alberto Andreoli, rappresentano opinioni personali dell'intervistato e non hanno attinenza con i fatti fino ad ora accertati" (Ansa 15/09/2005 17,06).

Come era facile prevedere, mentre l'intervista, ha avuto un discreto spazio, il comunicato che prende le distanze dalle fantasiose supposizioni che vi sono espresse, è malamente annegato all'interno di qualche altro articolo o è completamente sparita.

Tramontata (al 99%, sic!) la comoda ipotesi bombarola i mass-media sono rimasti spiazzati e si sono convertiti tutti, lentamente, verso quella che - con molta probabilità - sarà la versione definitiva della storia: un tragico incidente. Una conclusione che servirà da una parte a tamponare l'allarme sociale che un episodio del genere inevitabilmente comporta: se i carabinieri giocano con le bombe a mano in caserma c'è da preoccuparsi. E dall'altro lato a chiudere rapidamente ed in modo indolore il caso senza porsi troppe domande sulla dinamica che ha causato il "tragico incidente".

Aver coinvolto a tutti i costi gli anarchici in questo avvenimento non è un isolato caso di cattivo giornalismo, ma il risultato dei sistemi maggiormente adoperati dai mezzi di comunicazione di massa per manipolare l'informazione attraverso la disinformazione e l'uso del falso.

Proprio negli ultimi tempi la campagna anti-anarchica è venuta fuori in diverse occasioni: dalla ricomparsa della leggenda metropolitana di "acquabomber" al rapporto di polizia sugli ultras: "Stando al dossier della polizia, nelle curve del Cagliari e della Viterbese sono presenti anche elementi anarco-insurrezionalisti che stanno tentando di introdurre negli stadi specifiche tematiche d’area della repressione e del carcerario." ("il resto del Carlino", 16/09/05).

Per non parlare poi del continuo accostamento del terrorismo islamico all'anarchismo, soprattutto quello "storico", come ha fatto recentemente "il Diario" che già in passato (si veda "L'uomo che fece saltare Wall street", "il Diario", 12/10/01) aveva spacciato articoli simili.

Storie nemmeno originali ma che ripropongono all'infinito lo stesso genere di disinformazione, si veda anche l'articolo comparso in agosto su "The Economist" che paragona gli attentati dei kamikaze odierni alle bombe anarchiche di fine '800 (si può leggere qui http://www.economist.com/displaystory.cfm?story_id=4292760) e, tra i meno recenti, quello pubblicato su "Le Monde Diplomatique" e del quale già si è occupato "Umanità Nova" (n.29 del 26/09/04).

Conosciamo fin troppo bene questo modo di fare "informazione", chi lo alimenta ed a cosa serve, sono gli epigoni di coloro che, immediatamente dopo la bomba di Piazza Fontana, additarono gli anarchici come colpevoli, diventando di fatto complici dello stragismo statale.

Pepsy













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