testata di Umanità Nova

Umanità Nova, numero 31 del 2 ottobre 2005, Anno 85

Il gerarca e la pillola
Contro la libertà delle donne



La storia è sempre la stessa, i metodi niente affatto nuovi.

Storace, ministro della Sanità, dopo aver affossato i consultori del Lazio ed aver tentato la schedatura delle donne che richiedono di abortire, ha interrotto la sperimentazione della pillola abortiva RU486 all'ospedale Sant'Anna, iniziata solo il 1 settembre, dopo anni di richieste.

Del resto da un po' la chiesa insiste sulla necessità di rivedere l'aborto: non era possibile che il ministro non si adeguasse a questo pensiero. Inchinarsi alla volontà vaticana non richiede alcuna fatica. Tanto in un futuro governo di sinistra non lo vorranno di certo, meglio consolidare le poche alleanze che ancora ci sono.

Informarsi ed informare, conoscere, studiare, sperimentare nuove possibilità per evitare il ricorso all'aborto e, se proprio necessario, renderlo meno traumatico possibile è chiedere troppo.

Meglio vietare e basta. 

Non mi è possibile entrare nel merito "medico" dell'uso della ru486. Di essa si è detto molto ma, come sempre accade, non riusciamo ad avere dati sufficienti per un giudizio sicuro. Molte donne hanno parlato di essa come l'ennesima sperimentazione sul corpo delle donne, altre ne difendono la minore invasività. Anche trent'anni fa, quando con l'istituzione dei consultori l'uso della pillola antifecondativa ebbe una prima diffusione di massa si ebbe un dibattito feroce tra donne che ne sostenevano l'efficacia e chi invece la osteggiava. Emancipava o sottometteva al potere medico? Era un'arma di controllo del corpo, ma chi ne aveva in mano il manico: le donne o il potere?

E dopo 30 anni credo ancora se ne parli…

Certo se dopo 30 anni di pillola antifecondativa, e dopo 25 dall'approvazione della legge 194 il mondo va male, difficile attribuire ciò alla contraccezione o all'aborto. Del resto ogni giorno centinaia di persone muoiono in guerra e senza neppure l'aiuto di nessuna pillola.

La ru486 permette di abortire senza ricorrere ad interventi chirurgici. Viene somministrata  in ospedale una prima pillola (mifepristone). La donna trascorre due giorni a casa e poi torna in ospedale per un secondo farmaco (misoprostol) e rimane sotto controllo per alcune ore. Ritorna poi per una visita di controllo. In genere l'espulsione del feto avviene nel periodo passato in ospedale. Siccome però la legge 194 sull'interruzione di gravidanza sostiene che debba esserci continuo controllo medico, Storace si appella al fatto che a queste donne non sono garantiti gli stessi diritti delle altre perché l'espulsione potrebbe avvenire in casa e non in ospedale.

La preoccupazione del ministro è sacrosanta: bravo ministro!

Peccato che diventi invece ridicola se si pensa a quanto poco sia garantita la salute fisica e psichica di chi è costretta a sottoporsi all'aborto: colloqui inquisitori, attese tanto lunghe da costringere ad abortire a gravidanza avanzata, situazioni paradossali negli ospedali dove i medici obiettori costringono donne a lunghi viaggi, non certo di piacere, per trovare la struttura adatta. 

E ancora più ridicola diventa se si pensa alla considerazione che in generale ha la salute: una merce che puoi acquistare solo a caro prezzo. Del resto già ora chi può si fa prescrivere la ru 486 in Francia o in Svizzera.

Se la salute della donna o l'aborto fossero i problemi da affrontare realmente si indagherebbero le cause che portano le donne ad abortire, in genere sociali ed economiche, e si cercherebbe di risolverle; si informerebbe sulle tecniche di contraccezione; si potenzierebbero i consultori e l'accesso agli stessi dovrebbe tornare ad essere gratuito; si abbasserebbe il prezzo degli anticoncezionali; si indagherebbe il motivo per cui gli aborti spontanei in Italia negli ultimi anni sono aumentati e si cercherebbe di migliorare le condizioni lavorative e di vita delle donne: ma forse le donne sono così perverse da riuscire anche ad abortire solo con la forza del pensiero ed anche questa volta è solo colpa loro….

Risulta estremamente chiaro che questo farmaco viene osteggiato solo perché "rende più facile il ricorso all'aborto".

Insomma se proprio aborto ci deve essere che esso sia difficile, doloroso, persecutorio e criminalizzato.

Molto lontano tutto ciò da ciò che vogliamo: una maternità responsabile, scelta, voluta, accettata.

Una salute ricercata con conoscenza dei mezzi che sono a disposizione e degli effetti che questi hanno sul nostro corpo. Una scelta operata con l'aiuto di altre donne che hanno attraversato la stessa esperienza e sanno aiutare senza condannare.

La ru 486 è il male minore… E chi lo sa? Ma, per favore lasciateci scegliere, possibilmente informate.

R. P.

P.S. Al momento di andare in stampa apprendiamo che probabilmente la sperimentazione al Sant'Anna riprenderà ma, per obbedire al ministro, le donne dovranno rimanere in ospedale fin dall'assunzione della prima pillola: cioè tre e più giorni. Un bel risultato di certo, se la speranza era quella di una medicalizzazione inferiore…














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