Umanità Nova, numero 31 del 2 ottobre 2005, Anno 85
Stato di allarme in Usa, in Gran Bretagna, in Italia… ormai la vita di
milioni di persone è scandita da continui allarmi per possibili
attentati terroristici, ovviamente e indistintamente attribuiti agli
islamici ancor prima che avvengano.
I cosiddetti apparati di sicurezza non devono neppure fare la fatica di diffondere i loro appelli, dato che i media provvedono con entusiasmo a propagare e amplificare apprensione, ansia, paura.
E odio verso i "barbari" che vogliono minare e sconvolgere la nostra civiltà; un odio che giustifica sia scelte di guerra che l'estendersi del controllo e della militarizzazione ad ogni spazio e momento della vita civile.
Ma poiché c'è sempre il rischio dell'assuefazione al terrore, allora vengono organizzate spettacolari esercitazioni per coinvolgere direttamente milioni di persone al fine di farle sentire davvero dei potenziali obiettivi.
Esercitazioni pressoché inutili da un punto di vista pratico, ma messinscene del tutto funzionali alla strategia della tensione ormai applicata a livello globale, ma anche utili per mimetizzare manovre segrete e operazioni inconfessabili; basti l'esempio della "strana" esercitazione antiterrorismo che un'agenzia di consulenza con contatti con il governo e la polizia stava effettuando proprio la mattina del 7 luglio a Londra, simulando un attentato nella metropolitana, esattamente nello stesso tempo e negli stessi luoghi in cui si sono davvero verificate le esplosioni.
A metà agosto, negli Stati Uniti, nella zona di Charleston, era programmata un'esercitazione in grande stile che doveva simulare uno scenario post-attacco nucleare; non conosciamo gli esiti di tale mobilitazione ma sappiamo come, poche settimane dopo, l'apparato statale Usa non è stato in grado di far fronte alle tragiche conseguenze di un uragano, peraltro atteso, a New Orleans.
Non appaiono certo diverse le motivazioni dell'esercitazione preventiva svoltasi a Milano il 23 settembre, prima di una serie che dovrebbe interessare anche altre grandi città, come ordinato dal ministero dell'Interno.
A Venezia, invece, ormai da anni militari e mezzi delle forze speciali lagunari presidiano il Petrolchimico e l'aeroporto di Tessera; la loro efficacia appare assolutamente risibile, ma rispondono all'esigenza di produrre paranoia, accreditando gli scenari più apocalittici. Intanto gli stessi militari sono alloggiati a spese del contribuente nell'elegante Hotel Ramada, quattro stelle, dove hanno riservato un intero piano, compreso un locale ad uso armeria e un'area di parcheggio: il tutto in mezzo a turisti e ospiti di passaggio.
Per le vacanze all'estero, d'altra parte, per i turisti italiani si predispongono e si consigliano soggiorni in villaggi turistici sempre più blindati e separati dalle comunità locali; mentre la "sicurezza" entra a far parte delle offerte dei pacchetti vacanze, assieme all'animazione e al mare azzurro.
L'attesa di qualcosa di terribile, indefinito ed ineluttabile sembra ormai pervadere ogni onesto cittadino, accrescendo in lui la sensazione d'essere indifeso e quindi il bisogno di essere protetto, dallo Stato.
Meccanismo apparentemente perfetto: offrire sicurezza non per rassicurare, ma per dimostrare che si è realmente in pericolo, moltiplicando quindi l'insicurezza e un'ulteriore domanda di tutela allo stesso potere che ne cura copione e regia: "Non sappiamo quando né dove, ma sappiamo che colpiranno".
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