Umanità Nova, numero 31 del 2 ottobre 2005, Anno 85
Sul numero 28 di UN pubblicammo un lungo articolo di Cosimo
Scarinzi sulla vertenza Alitalia e, in particolare, sul ruolo del Sult.
L'articolo in questione, "Il volo di Icaro", ha suscitato vivaci
reazioni all'interno del Sult stesso al punto di indurre un suo
esponente a chiederci spazio per una replica.
Siamo lieti di farlo, poiché riteniamo che vadano valorizzate
tutte le esperienze di autorganizzazione dei lavoratori e che il
dibattito, anche serrato, sia stimolo per la riflessione sulle lotte in
corso.
Di seguito, nello stile del "botta e risposta", pubblichiamo una breve replica di Cosimo Scarinzi.
Botta…
Cari compagni, vi invio questa lettera/articolo, con preghiera di
pubblicarlo in risposta all'articolo di Cosimo Scarinzi e soprattutto
per chiarire una serie di elementi in esso contenuti.
Fabrizio Tomaselli della Segreteria Nazionale SULT e assistente di volo Alitalia
Mi riferisco all'articolo "Il volo di Icaro" pubblicato l'11 settembre
sul numero 28 di questo giornale e ripreso in molte altre sedi del
sindacalismo di base. Conoscendo l'autore, Cosimo Scarinzi della Cub
Scuola, come persona assolutamente non avvezza al luogo comune e sempre
orientata ad un approccio analitico ai problemi, sono rimasto stupito
dell'approssimazione e della superficialità insita nell'articolo
riguardante l'attuale vertenza tra Sult e Alitalia.
È quindi per questo motivo che vorrei fare alcune precisazioni in modo schematico e spero, esauriente.
1) Il Sult non è il sindacato del trasporto aereo, né tanto meno quello degli assistenti di volo dell'Alitalia. Il Sult è un sindacato unitario dei trasporti che conta circa 10.000 iscritti e nel quale sono organizzati lavoratori delle ferrovie, del trasporto locale, di quello aereo e di settori dell'indotto. Il Sult è il sindacato che, insieme a SinCobas e CNL, sta portando avanti un processo di unificazione in un Sindacato unitario intercategoriale che intende lavorare per l'unità di tutto il sindacalismo di base insieme a tutte le altre realtà esistenti.
2) Nell'articolo menzionato si fa un uso strumentale e distorto di articoli di giornali e di dichiarazioni, spesso estrapolando frasi o parti di esse allo scopo di far risultare tesi del tutto diverse dalla realtà. È evidente che questo metodo non è assolutamente obiettivo e ricalca una logica di strumentalità e di parzialità che poco si accompagna alla necessità di un'analisi approfondita di una fase così delicata ed importante del sindacalismo di base.
3) Si fa riferimento a dichiarazioni secondo le quali il Sult avrebbe firmato contratti di sacrifici per i lavoratori. È scontato che se si intende dimostrare all'opinione pubblica (non certo favorevolmente predisposta rispetto agli scioperi) che in una situazione di crisi "i lavoratori hanno fatto la loro parte… e quindi non vogliono più finanziare le disfunzioni create da altri", si devono necessariamente fornire argomentazioni di un certo tipo, magari accentuandone il peso. Un operatore sindacale non può non valutare una cosa del genere e non può utilizzare strumentalmente tali affermazioni riportate sulla stampa.
4) Se poi da quelle dichiarazioni si vuole invece generalizzare il
concetto che i contratti o sono più che positivi per i
lavoratori o non si firmano mai, si entrerebbe in una vecchia polemica
che attraversa da anni il sindacalismo di base, compresa la Cub che in
molti casi, soprattutto nel pubblico impiego, ha firmato contratti non
certo positivi. D'altra parte attuali dirigenti della Cub Trasporti nel
settore aereo, pochissimo tempo fa e prima di uscire dal SULTA (oggi
SULT) hanno firmato materialmente contratti ed accordi, pur non
essendo, come tutta l'organizzazione, convinti della loro completa
positività.
La mia opinione personale è che, chi fa sindacato sa bene che
spesso ci si trova di fronte a scelte che non sempre sono riconducibili
a giudizi netti su questo argomento.
5) Una cosa è certa, in quei casi in cui si ritiene che un accordo o un contratto possa essere sottoscritto, l'Organizzazione ha il dovere di consultare, nella forma più estesa possibile, i lavoratori interessati. Questo è quello che ha sempre fatto il Sult nei suoi tre anni di vita e il vecchio Sulta da quasi venti anni.
6) Nell'articolo, Scarinzi esprime anche un giudizio sul
perché, nonostante fosse chiaro il fatto di avere contro il
Governo, la Commissione di Garanzia e la precettazione, il Sult ha
deciso comunque di andare avanti. La risposta non mi sembra chiara e si
concretizza in una teorizzazione parziale ed inesatta, cioè la
ricerca di un "accreditamento" nei confronti dell'Unione e di alcune
forze della sinistra, Rifondazione in testa.
A questo punto è bene chiarirsi su che cosa vuol dire porre con
forza determinati problemi, non soltanto in termini di analisi o di
teorica prassi sindacale e politica.
Da una situazione di estrema gravità come quella determinata dal
disconoscimento del Sult da parte di Alitalia, abbiamo "semplicemente"
deciso che quella battaglia non avrebbe potuto essere finalizzata
soltanto alla riacquisizione dei diritti sindacali per quella
realtà lavorativa, ma potesse essere invece un'occasione per
ribaltare la logica di intervento.
Generalizzare il problema in termini politici, di schieramenti
trasversali all'interno delle forze politiche di maggioranza e di
opposizione, far emergere posizioni in modo chiaro, stanare chi invece
ritiene di dover tacere per continuare a dare copertura al sindacalismo
concertativo, far scoppiare contraddizioni anche all'interno della Cgil.
Quindi, se interesse di alcune forze politiche c'è stato, questo
non era e non è l'obiettivo della battaglia del Sult, ma
è uno dei risultati di esso. È altresì uno degli
strumenti attraverso i quali far emergere i problemi e cercare di
acquisire una visibilità delle lotte a livello nazionale.
Ebbene, nel nostro piccolo, stiamo tentando questa carta sia
perché ci rendiamo conto che il problema sindacale specifico
è diventato politico e come tale deve essere affrontato per
trovare una soluzione accettabile, sia perché ci sembra che
questa iniziativa abbia fatto parlare della necessità di una
legge sulla rappresentanza sindacale sui posti di lavoro, molto
più di tante raccolte di firme, di tanti dibattiti, di
conferenze e dotti articoli dell'esperto di turno.
7) Ma la frase più infelice di Scarinzi è quella
secondo la quale: "Un'ipotesi, che si è verificata infondata
è quella che il SULT sia un sindacato disposto alla scontro
frontale.".
Ora, premesso che lo scontro frontale non è un gioco e la
predisposizione a praticarlo non si può neanche richiedere come
carta di identità di un sindacato, ci sembra molto offensivo e
singolare che si dica che l'unico sindacato di base che, direttamente e
senza nascondersi dietro ad altre fantasiose sigle nate magari
appositamente o più semplicemente dietro "all'iniziativa
spontanea dei lavoratori", il 6 e 7 settembre abbia scioperato per 48
ore nonostante l'Ordinanza Ministeriale (la cosiddetta "precettazione")
e le delibere negative della Commissione di Garanzia, sia un sindacato
che fa tattica.
A questo punto credo che si debba far pace con il cervello prima che con la penna.
Quando mai un sindacato di base è giunto a questo livello di scontro.
Quando mai il conflitto è arrivato al punto del non rispetto
delle "intimidazioni" che abbiamo subito da istituzioni, mondo politico
e stampa?
Siamo andati avanti, ad uno scontro frontale senza precedenti che non
si è certo concluso, consci delle conseguenze, sicuri della
giustezza delle nostre posizioni, sconcertati, è bene
sottolinearlo, molto più dall'indifferenza e dai distinguo di
alcuni sindacati di base (primo fra tutti la Cub), che non dall'aperta
contrapposizione di Cgil, Cisl e Uil che davamo per scontata.
Noi il sindacato cerchiamo di praticarlo, tutti i giorni, con tutti i
limiti che abbiamo e che conosciamo, sbagliando, cadendo e rialzandoci
sempre.
Questo per noi vuol dire fare sindacato e non rinchiudersi nelle proprie stanze e sedi sindacali, magari tinte di rosso, ma i cui muri sono troppo spesso pregni di inutili discussioni, palestre di dialettica al punto da non poterne più di teorizzare e di non fare nulla per paura di sbagliare o di non essere "in linea" con dogmi che da tempo abbiamo lasciato ad altri, o ad altri momenti.
Fabrizio Tomaselli
… e risposta
Ringrazio naturalmente Fabrizio Tomaselli per i cortesi
apprezzamenti che mi rivolge per quanto riguarda la mia attitudine
generale anche se ritengo di essere stato meno approssimativo e
superficiale di quanto pensa in occasione dell'articolo che ha
determinato la sua risposta.
Entro subito in medias res e mi sforzo di sgomberare il campo da alcuni possibile equivoci.
In primo luogo, sono, come tutti i compagni impegnati in campo
sindacale, informato del percorso federativo che coinvolge SULT, Sin
Cobas e CNL. Dirò anche che vedo con favore questo come ogni
altro processo di unificazione del sindacalismo alternativo. Non ne
avevo parlato per una ragione banale, Umanità Nova non è
una rivista ma un giornale e il mio non era un saggio ma un articolo.
Di conseguenza, avevo tralasciato la questione.
In secondo luogo, nel mio giudizio generale sulla firma di contratti
che comportano peggioramenti retributivi, normativi, occupazionali non
ha alcun rilievo il soggetto sindacale che fa questa scelta. Per dirla
con maggiore chiarezza, ho dissentito, pubblicamente e nelle sedi
istituzionali del sindacato nel quale milito, dalla scelta di firmare
contratti inadeguati alle esigenze dei lavoratori al fine di mantenere
i diritti sindacali da parte di organizzazioni di categoria del mio
stesso sindacato. Mi rendo conto che la mia militanza sindacale
può aver dato adito al sospetto che io attaccassi in qualche
maniera un sindacato concorrente. Vi può essere stata, a questo
proposito, una certa ingenuità da parte mia ma più che
garantire che non intendevo suscitare una polemica fra sindacati e che
mi interessava il merito delle questioni delle quali ragionavo non
posso fare.
Vengo ora alle questioni, a mio avviso, più rilevanti e
rispetto alle quali vi sono, sempre a mio avviso, reali divergenze.
È antica consuetudine, nel movimento dei lavoratori, l'opporre i
"pratici", coloro che svolgono il duro, oscuro e faticoso lavoro di
organizzazione, ai "dogmatici" che, mi si consenta il tagliare corto,
parlano sovente per dare aria ai denti.
Nel confronto con Fabrizio egli sarebbe il pratico che si misura con il
quotidiano lavoro sindacale ed io il dogmatico che da lezioni di
sindacalismo agli altri. Il paradosso sta nel fatto che anch'io sono un
pratico, magari un pratico di modeste capacità ma certo non mi
sono specializzato nel fare filosofia del sindacalismo.
Che l'intervista a Marras da me citata avesse un fine strumentale e
difensivo era chiarissimo persino ad un baggiano quale posso essere ma
non è questo il punto o, almeno, non è questo il punto
che ritengo rilevante. Anche i sindacati concertativi, infatti, non
sono nati tali, anch'essi fanno molte cose per realismo, anch'essi, o
almeno i settori radicali che ne coprono la sinistra, pensano di
fregare i padroni ed il governo con argute mosse tattiche. E, di
passaggio tattico in passaggio tattico, di astuzia in astuzia, sono
diventati quello che sono.
Se noi non stiamo nella sinistra CGIL, ad esempio, i cui esponenti non
sono certo tutti dei venduti un motivo ci sarà e credo che il
primo motivo è la critica chiara, radicale, senza
ambiguità del corporativismo democratico, della collusione fra
sindacati, aziende, governo.
Se questa opera dura e difficile ma necessaria di autoeducazione e
di educazione dei lavoratori viene abbandonata in nome della tattica
non si comprende, lo dico con chiarezza, perché facciamo
sindacato. Che sovente si sia in contraddizione è evidente, ma
preoccupa vedere la rimozione di questa contraddizioni in dichiarazioni
pubbliche di un dirigente del SULT e solo questo volevo segnalare.
Sullo sciopero, tutto l'articolo era volto, mi pare evidente, a
sostenerlo. Fabrizio, però, non spiega lo spostamento dello
sciopero stesso che, lo ripeto rischiando nuove rampogne, si potrebbe
spiegare bene con il citato documento del PdCI, PRC, Verdi ed Italia
dei Valori. Ancora una volta, vi erano altre ragioni e sbaglio? Nel
caso sarebbe interessante sapere quali.
Sulle questioni sollevare da Fabrizio vi sarà, ovviamente, modo e tempo di tornare in maniera più distesa. Per parte mia, ritengo che più la discussione fra le compagne ed i compagni è aperta, approfondita e, magari aspra, più sarà possibile operare allo sviluppo di un movimento indipendente dei lavoratori.
Cosimo Scarinzi