Umanità Nova, numero 31 del 2 ottobre 2005, Anno 85
Trapani: le mani sulla città
Tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre avranno luogo nello
specchio di mare antistante la città di Trapani le regate della
Louis Vuitton Cup, un antipasto della più famosa Coppa America.
L'ubriacatura collettiva e il circo mediatico nel quale tutta la
cittadinanza è stata irregimentata ha raggiunto un livello
considerevole tanto più che il martellamento pubblicitario
sull'opinione pubblica dura da circa sei mesi durante i quali si
è cercato di presentare le regate come un'occasione di riscatto
sociale ed economico per tutti.
Come in tutte le città in cui si svolgono grandi manifestazioni
sportive, anche Trapani si è trasformata in un cantiere a cielo
aperto che ha cambiato il volto del porto e del centro storico
cittadino. In particolare, si sono accentuate le manovre messe in atto
già da qualche anno dai potentati politici ed economici per
accaparrarsi il patrimonio edilizio della città di Trapani e del
suo centro storico.
Una strategia finalizzata a ridefinire il senso della città, per
fare di essa un salottino buono a uso e consumo delle élite:
svendita di immobili per pochi spiccioli con conseguente allontanamento
dei vecchi abitanti dal centro storico e progressiva borghesizzazione
della parte antica della città. Là dove un tempo c'era il
popolo sorgono oggi alberghi di lusso, locali alla moda e tutti i
non-luoghi dell'aggregazione per benestanti. Una Trapani artificiale a
misura di turista: questo è il progetto che i padroni della
città hanno in mente e stanno già attuando.
Le regate di vela rappresentano uno schiaffo alla miseria difficile da
digerire, soprattutto se si pensa che il campo di regata è
quello stesso mare che è ormai un cimitero di acqua solcato un
giorno sì e l'altro pure da un'umanità disperata fatta di
immigrati che cercano nel nostro paese un futuro migliore e ai quali lo
Stato sbatte vergognosamente la porta in faccia.
A Trapani molti politicanti hanno addirittura cominciato a straparlare
di città cosmopolita, di testa di ponte fra Europa e Nord Africa
occultando volutamente il fatto che in questa città ci sono ben
due campi di internamento per immigrati: il CPT "Vulpitta" e il Centro
di identificazione di Salinagrande.
Le regate verranno addirittura inaugurate con una grande abbuffata nel
centro storico riservata esclusivamente a pochi selezionatissimi
invitati che – con il centro super-blindato – banchetteranno in due
importanti arterie della città vecchia. In poche parole, lo
spazio pubblico ridotto grottescamente a luogo privato.
Negli ultimi mesi è stato piuttosto aspro lo scontro fra
associazioni ambientaliste e istituzioni per quanto riguarda i lavori
di ammodernamento del porto: la riserva delle saline - che si trova
proprio vicino al porto - è stata più volte minacciata
dalle ruspe e dalla cementificazione selvaggia seguendo il solito
copione secondo cui niente e nessuno può e deve fermare
l'economia della città. Tutti quelli che a buon diritto hanno
posto questioni di forma e di merito sulla gestione dei cantieri del
porto sono stati trattati con un autoritarismo e una criminalizzazione
sconcertanti. Per fortuna il tentativo di riempire di fanghi tossici e
cemento le saline di Trapani è stato sventato, almeno per il
momento.
Domenica 25 settembre si è tenuto in piazza Vittorio Veneto un
presidio di controinformazione nell'ambito della due giorni di
iniziative dedicate alla figura di Mauro Rostagno, giornalista
assassinato a Trapani diciassette anni fa, promosse dal Coordinamento
per la Pace di Trapani, l'Arci, l'Arciragazzi e la Comunità
Saman.
Durante la mattinata, gli attivisti hanno effettuato un massiccio
volantinaggio e hanno allestito una mostra fotografica dal
significativo titolo de "...e io pago!" che ha per tema il degrado
della Trapani che non gode dei riflettori delle regate ma che si trova
a vivere quotidianamente il disagio sociale: i crolli nel centro
storico, le opere incompiute (come la piscina comunale, vera e propria
cattedrale nel deserto), i quartieri periferici abbandonati a loro
stessi, la perenne emergenza idrica, la repressione sugli immigrati, la
generale mancanza di pluralismo nell'informazione locale.
Il riscontro da parte della cittadinanza è stato
inaspettatamente molto positivo perché in tanti hanno avuto modo
di confrontarsi con un punto di vista autonomo e alternativo teso a
stimolare il dibattito e la partecipazione democratica in città.
Scoglio del Malconsiglio
Torino: anarchici rompono la tregua olimpica
L'ultima serata della tre giorni "Young Words" organizzata dal comune
di Torino all'insegna dello spirito New Global per siglare l'inizio
della "tregua" olimpica in vista dei giochi invernali del febbraio 2006
ha visto l'arrivo di un folto gruppo di guastafeste.
Sabato 24 settembre una cinquantina di anarchici delle Case occupate e
della FAI torinese sono intervenuti alla serata che vedeva tra i
mattatori alcuni dei guru intellettuali più noti nella sinistra
arcobalenista, cooperante ed alternativa. Mentre in una sala gremita ma
non troppo si esibiva Jeremy Rifkin, annunciati dal suono di alcune
trombe da stadio gli anarchici hanno aperto due striscioni.
In uno, siglato dalla FAI torinese, campeggiava la scritta "Nessuna
tregua con chi sfrutta e opprime", quello aperto dagli anarchici delle
Case Occupate metteva un epitaffio sull'operazione cosmetica tentata
dal comune dichiarando che "la tregua olimpica è una farsa".
Che si trattasse di una farsa mal congegnata lo dimostrava l'ampio
spiegamento di Digos, agenti in tenuta antisommossa, esponenti della
security alla creatina e, ducis in fundo, anglosassoni in blu con
pistola bene in vista sotto la giacca che volteggiavano tra gli stand
della manifestazione. Fuori dal tendone dei dibattiti montato in
piazzetta Reale, nella contigua piazza Castello, in un unico calderone
stavano Medici senza frontiere e frotte di suore, artigianato
terzomondialista assortito e Boy scout, danze brasileire e donne in
nero, il tutto condito da qualche centinaio di ragazzi radunati a
Torino per celebrare lo spirito olimpico.
Nel pomeriggio la "tregua" era stata sottoscritta al teatro regio da
associazioni varie e dai sindaci di varie città del mondo alla
presenza delle autorità cittadine.
Un lago di melassa nel quale l'amministrazione comunale pretende di
annegare la politiche all'insegna della repressione messe in atto negli
ultimi mesi contro chiunque si opponesse al razzismo, al fascismo, alla
devastazione ambientale. Sono stati mesi segnati dalla
criminalizzazione mediatica degli anarchici, dalle cariche e dagli
arresti del 18 giugno contro gli antifascisti, dagli arresti del 20
luglio, dagli sgomberi di posti occupati, dalla morte non accidentale
di quattro migranti, dalla rivolta sedata a botte e deportazioni nel
CPT, dalle lotte dei valsusini contro il TAV, dalla protesta degli
operai Fiat contro i padroni della città.
A rifare il trucco a Torino non bastano un po' di lustrini e una
manifestazione dal sapore mellifluamente internazionalista. Tra gli
sponsor olimpici, autentici campioni della difesa dei diritti umani
quali i trafficanti d'armi della banca S. Paolo, i campioni della
difesa ambientale e nella tutela dei lavoratori quali Mac Donald e Coca
Cola. L'irruzione degli anarchici nel salotto buono dei sinistri
amministratori della città è servita a gettare un fascio
di luce sull'ipocrita operazione mimetica con la quale si vogliono
mascherare i loschi affari dei soliti pochi in città.
Nonostante le pressioni della polizia l'arrivo degli anarchici ha
catalizzato l'attenzione dei presenti al punto che per circa mezz'ora
il dibattito è stato interrotto, mentre in sala venivano
distribuiti volantini e in numerosi capannelli venivano evidenziate le
ragioni della protesta. Un esponente dell'Asilo occupato è
riuscito a fare un breve intervento dal palco nel quale ha denunciato
il lifting con il quale la giunta comunale tenta di coprire una
realtà fatta di oppressione e repressione.
La loro pace ha il volto della guerra: Non è il caso di
stupirsi. Chi fa parte di un partito, i DS, che è pacifista solo
con le guerre proclamate dagli altri (vedi "missione" in Iraq) e
neppure tutte (vedi Afganistan), e che chiama le guerre che scatena
"operazioni umanitarie" c'è da aspettarsi di tutto. I morti
sotto i bombardamenti in Serbia e Kossovo tanto non vanno mica a
votare. I torinesi, sia pure sempre meno, a votare ci vanno e ci
andranno anche tra qualche mese. E allora? A Roma una volta si diceva
"pane e circo". Di pane sotto la Mole a dire la verità non
è che ce ne sia molto e allora vai con il circo! I giochi
olimpici del 2006, un baraccone miliardario dove una montagna di soldi
pubblici sono spesi per gli interessi dei soliti pochi, una vetrina
promozionale per dare lustro ad una città che affonda peggio di
New Orleans nella melma del dopo Fiat. I padroncini nuovi si sono
esibiti nella penosa kermesse della "grande" Punto, mentre nessuno
ignora che è solo questione di prolungare l'agonia succhiando il
più possibile da una città che di sudore e sangue
sull'altare del profitto ne ha versato sin troppo.
La tregua olimpica, la farsa di Chiamparino & C., foss'anche per una sera, è stata rotta.
Foto a quest'indirizzo:
http://italy.indymedia.org/news/2005/09/882183.php
Eufelia
Torino: ancora sgomberi
Le grandi pulizie olimpiche vanno avanti. In luglio il quotidiano la
"Repubblica", all'indomani degli arresti di sette antifascisti torinesi
accusati di devastazione e saccheggio e dello sgombero e sequestro del
Fenix, osservatorio astronomico contro la repressione, con disinvolta
sincerità scrisse che "non si poteva tollerare un posto occupato
a poche centinaia di metri dalla piazza dove erano previste le
premiazioni dei vincitori delle gare olimpiche".
Era chiaro che anche il destino degli altri due posti occupati lungo il
viale dei giardini Reali era ormai segnato. Nella prima mattina del 26
settembre la polizia ha bloccato l'intero isolato ed ha fatto irruzione
contemporaneamente alla Rrosalia e all'Alcova, due case occupate da
ormai otto anni.
Il solito corollario di denunce per occupazione e furto di energia
elettrica ha accompagnato l'operazione delle forze del disordine
statale.
Eufelia
Torino: avvisi di garanzia a mezzo stampa
Di questi tempi il personale deve difettare al Ministero della
"Giustizia". O, almeno, così pare lecito supporre visto che
l'incarico di comunicare gli avvisi di garanzia è stato da
qualche tempo assunto dal quotidiano la Repubblica. Martedì 27
settembre alcuni anarchici che avevano preso parte all'iniziativa di
contestazione al PM Laudi del 5 settembre (cfr. UN 28, pag. 5 in
Inform@zione) hanno appreso dalle pagine di "Repubblica" di essere
inquisiti dalla procura di Milano per il reato di minacce. Il
quotidiano, organo della giunta comunale e portavoce della questura,
non ha esitato a pubblicare nomi e cognomi degli inquisiti.
Nel clima teso che si respira in città da qualche tempo qualche
solerte funzionario di polizia ha deciso di spedire a mezzo stampa un
avvertimento ad alcuni di coloro che si stanno impegnando nella
campagna di informazione e lotta contro le manovre repressive, il TAV e
le Olimpiadi.
Tra gli inquisiti anche due redattori di questo giornale, che tengono a
far sapere che questa notizia non fa che rendere più saldo il
loro impegno contro i poteri forti che stanno cercando di
"normalizzare" la città a colpi di arresti e sgomberi.
Maria e Emilio