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Umanità Nova, numero 32 del 9 ottobre 2005, Anno 85

Sardegna: contro le basi militari
Luci e ombre di una lotta



Pare che stavolta ci siano riusciti. Il presidente della Regione, Soru ed il sottosegretario alla difesa Cicu sarebbero finalmente arrivati a firmare il protocollo di intesa sugli indennizzi ai pescatori del basso Sulcis; per quanto attiene alla parte del protocollo inerente le bonifiche ed il graduale disimpegno delle servitù militari sarde invece non se ne sa niente.
Anzi, si parla di nuovo del "vecchio" progetto di consolidamento (leggi ampliamento) delle strutture militari americane nell'isola di Santo Stefano.
Le servitù militari della Sardegna sono ultimamente diventate i terreno attorno al quale si muovono attori ed interessi diversi: i pescatori, il Governo, la Regione, i militari italiani, americani e Nato, i pacifisti, gli indipendentisti, gli ambientalisti, il movimento contro la guerra, ecc. ecc. . La matassa da dipanare è diventata veramente complicata, e vediamo un po' di fare il punto.

La questione degli indennizzi

Le marinerie di Teulada e Santa Anna Arresi hanno cominciato la lotta per gli indennizzi circa tre anni fa, dapprima attraverso vie tradizionali (sindacato, proteste sotto la regione, ecc.) poi in modo sempre più clamoroso, fino al blocco delle esercitazioni navali organizzate dalla NATO nello specchio di mare antistante Teulada, esercitazioni che coinvolgevano navi di 20 paesi. Da questa protesta è nato anche un film, "Piccola Pesca", vagamente mistificatorio ed agiografico (finanziato dalla campagna elettorale dei DS del Sulcis), ma tuttavia apprezzabile da chi ne fa un primo approccio alla vicenda.

Fino al marzo 2005 il movimento sardo contro la guerra si era coalizzato attorno alla battaglia contro le basi militari, riuscendo così a trovare il denominatore comune che poteva mettere assieme antimilitaristi e non-violenti, indipendentisti e ambientalisti, anarchici, gruppi extraparlamentari di tutte le famiglie della sinistra e democratici. In questo contesto la lotta dei pescatori aveva assunto un ruolo centrale; sebbene i pescatori non avessero mai voluto sbilanciarsi assumendo una posizione contraria alla presenza militare, in più sedi ufficiose avevano fatto intendere la loro vicinanza alle posizioni del movimento.

Che le cose non fossero esattamente in questi termini lo si cominciò a capire in occasione dell'anniversario dell'invasione dell'Iraq il marzo scorso. A Cagliari fu organizzata una grossa manifestazione contro la guerra e contro le servitù militari, che doveva essere aperta proprio dagli esponenti delle marinerie in lotta. Invece non solo non vennero, ma tre giorni prima mandarono una smentita a mezzo fax agli organizzatori della manifestazione, ai giornali, al sottosegretario Cicu ed alla Digos. Notare che questo fax fu letteralmente un fulmine a ciel sereno: i contatti erano più che quotidiani e niente aveva fatto trapelare l'intenzione di tirarsi indietro. Più presa di distanze di così.

La situazione degli indennizzi ai pescatori sembrava bloccata: la Regione si era avvocata il ruolo di reale controparte verso il Governo, cercando di delegittimare una trattativa diretta tra Cicu ed i pescatori, e cercando di porre come oggetto della trattativa un protocollo che comprendesse una visione più complessiva del problema delle servitù militari, non limitata alla sola situazione del Sulcis. I pescatori affermarono di essere stati strumentalizzati dalla Giunta Regionale e cominciarono una protesta fissa sotto gli uffici della Regione. Di fronte a questa mossa il movimento rimase interdetto: le parti più prossime alle forze istituzionali di sinistra (al governo della Regione) presero le distanze dai pescatori, qualcun altro invece cercò di ricucire un rapporto, altri assunsero posizioni di equidistanza dal vago sapore Doroteo. A giugno 2005 ci furono le elezioni amministrative e si scoprì che il presidente della Marineria di Teulada, e portavoce della protesta, si era candidato al Comune di Teulada sotto le liste di Forza Italia. Nel frattempo il movimento si era completamente disciolto nell'impossibilità di ricomporre le diverse posizioni.

Il presidente Soru

Era rimasta però aperta la questione degli indennizzi, promessi da Cicu in cambio della possibilità di usare i pescatori contro la Regione. Mentre il movimento contro la guerra e le servitù militari si ritrovava di nuovo chiuso in se stesso, il presidente della Regione, Soru, continuava a portare avanti in tutte le sedi, dall'ambasciata americana al ministero, il problema della riduzione, se non della dismissione, dell'impegno militare in Sardegna. Il motivo per cui Soru abbia preso tanto a cuore la faccenda sfugge ai suoi stessi alleati. Il problema della presenza delle servitù militari è che, in effetti, non lede nessuno degli interessi dei maggiorenti sardi, e per questo motivo è un problema che è sempre rimasto sullo sfondo del dibattito politico. Le emergenze sono di volta in volta la siccità, la disoccupazione, l'emigrazione, la chiusura delle miniere, la crisi della chimica., il prezzo del latte, la deforestazione, ecc. ecc.; si può dire che nessun politico della classe dirigente sarda aveva mai capito cosa poteva venirgliene di buono a parlare di servitù militari (oltre ai problemi con il ministero della difesa).

Soru però è un "homo novus" che ha bisogno di costruirsi una immagine accattivante. Cosi ha costruito per se l'immagine efficientista di tecnocrate della macchina amministrativa, ma anche di moderno-colto-sensibile alle tematiche identitarie. Un po' dappertutto nell'occidente globalizzato le tematiche identitarie sono all'ordine del giorno, ed in Sardegna, dove vi è una tradizione autonomista radicata, la riscoperta-reinvenzione dell'identità è diventata immancabile ingrediente della proposta politica di qualsiasi forza politica. Evidentemente la tematica paga. In questo Soru è stato davvero lungimirante, ed ha individuato nelle servitù militari uno di quei terreni dove avrebbe trovato facile consenso, dato che certamente non pestava i piedi di nessuno dei potentati locali. Sfiga ha voluto che il pluripremiato campione sardo di voti Cicu sia stato spedito proprio alla Difesa. Potevano spedirlo alla Sanità, ai Trasporti, all'Istruzione, ai Lavori Pubblici!

Alla fine si sono messi d'accordo, perlomeno per la parte riguardante i pescatori, e così almeno questa farsa si è conclusa. È appena il caso di notare che Teulada è storicamente un borgo agricolo, dedito all'allevamento bovino. Non vi è mai stata una marineria così numerosa come da quando ci sono ci indennizzi.

La lotta non si ferma, ma non per merito nostro!

Ripetutamente si è verificato che la questione delle Servitù Militari sia tornata alla ribalta in presenza di problemi in seno alla giunta Regionale e di gravi dissidi tra gli alleati in merito alla spartizione e gestione del potere. Anche quando non vi fossero reali novità rispetto a progetti noti da tempo, se non che sono in preoccupante stato di avanzamento nonostante le sbandierate posizioni della Regione, arrivano scoop su giornali amici ed interrogazioni di parlamentari amici.

Il protagonismo di Soru ha comunque permesso di aprire tante porte che finora non si erano mai aperte. Ogni tanto si parla finalmente in modo esplicito (fuori dai canali del movimento) del progetto di un aeroporto militare da costruirsi presso il poligono di Quirra/Perdasdefogu, oppure del piano di sostituzione delle strutture "temporanee" che la marina americana ha montato all'isola di Santo Stefano con delle costruzioni "più dignitose" che hanno però il difetto di essere in cemento armato, e di occupare 48.000 metri cubi più delle strutture esistenti. È notizia di questi giorni che gli americani siano tornati alla carica e che la Regione abbia subito sollevato la questione.
Non è merito di Soru, ma sicuramente si può ascrivere al clima creatosi attraverso la sua politica, il fatto che il Prefetto di Cagliari sia stato pubblicamente sbeffeggiato per aver spergiurato di non essere a conoscenza di un piano di emergenza in caso di incidente nel porto nucleare, piano che è stato poi rivelato dai vertici della Marina Militare.

In questa situazione oggettivamente favorevole è sconcertante l'incapacità del movimento di esprimersi in un modo radicale ed unitario; l'ingenuità pagata nei confronti della vicenda dei pescatori, l'essersi fatti praticamente strumentalizzare da questi, non è stata l'unica causa dell'incagliarsi della protesta. La manifestazione del marzo scorso si concluse con una affollata assemblea nella quale presero la parola rappresentanti di un po' tutte le componenti presenti. Non emerse però né un dibattito né una piattaforma condivisa. praticamente è stato come se ognuno si presentasse agli altri (che peraltro già lo conoscevano) per ribadire la necessità e l'ineluttabilità delle proprie posizioni. Un'occasione per fare veramente qualcosa assieme si risolse in una occasione per farsi belli e fare un po' di proselitismo, e questo la dice lunga sulla maturità delle lotte e delle organizzazioni in esse coinvolte. L'unico aspetto positivo della stagione passata è stato l'emergere di tante persone, distribuite in tutta l'isola, disposte a muoversi su queste tematiche, ma purtroppo questo potenziale rimane inattivo e succube delle iniziative dell'esecutivo Regionale.

Guido Coraddu















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