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Umanità Nova, numero 33 del 16 ottobre 2005, Anno 85

Sciopero generale!
Venerdì 21 ottobre



"A prima vista le loro armi potevano sembrare primitive, ma Pyrgus stava imparando in fretta a non sottovalutare quella gente… E anche se una freccia non era l'arma tecnologicamente più avanzata del Regno."
(H. Brennan, La guerra degli Elfi)

Da troppe parti non si perde occasione per insinuare che lo sciopero ormai è uno strumento superato, un'arma spuntata, e che scioperare non serve. L'insistenza con cui però vengono sostenute tali tesi non può non apparire sospetta, tanto più che da decenni i governi, d'intesa con i poteri imprenditoriali, stanno progressivamente criminalizzando e annullando la libertà di sciopero, anche attraverso la cosiddetta autoregolamentazione sindacale.

Lo sciopero invece, aldilà degli obiettivi più o meno massimalisti e di chi lo organizza, conserva tutta la sua importanza in quanto, così come agli albori del movimento operaio, rimane quell'azione che determina la differenza tra lavoratore e schiavo, tra dignità umana e sottomissione.

Certo, le schiavitù moderne nelle società a capitalismo avanzato sono diverse da quelle classiche, eppure milioni di lavoratori dipendenti, sia pubblici che privati, vivono quotidianamente condizioni di precarietà, insicurezza e coercizione, percependo redditi ai limiti della sussistenza e dell'umiliazione, tanto che l'Istat segnala che nel 2004 l'11,7% delle famiglie italiane era sotto la soglia della povertà.

Ogni sciopero quindi, nel suo essere una scelta individuale che entra in rapporto con la dimensione collettiva del conflitto capitale-lavoro, resta la prima concreta prova della consapevolezza dello sfruttamento e dell'ingiustizia sociale, in altre parole il primo indice tangibile della coscienza di classe.

Senza scioperi, senza lotte, c'è quella pace sociale che lascia mano libera ad ogni manovra a spese della classe lavoratrice, come dimostra la storia di questi ultimi anni, in cui il padronato pubblico e privato ha potuto fare il bello e il cattivo tempo, grazie anche all'atteggiamento oltremodo remissivo e attendista dei vertici dei sindacati ufficiali che, anzi, in più occasioni hanno fatto proprie le preoccupazioni confindustriali sul costo del lavoro e le mistificazioni governative sugli aumenti salariali quali causa d'inflazione.

Basta vedere le disperate agitazioni in atto dei lavoratori contro i licenziamenti in innumerevoli piccole e medie aziende per rendersi conto delle responsabilità che gravano sulle burocrazie sindacali, protese soltanto verso un possibile cambio di governo per poter nuovamente svolgere il loro ruolo entro il nefasto quadro della concertazione.

Questi lavoratori e queste lavoratrici, magari iscritti ai sindacati confederali o senza tessera, dimostrano in molti casi di avere invece idee chiare e buona memoria e così stiamo assistendo al ritorno di forme di lotta mandate in soffitta troppo presto: presidi delle fabbriche, assemblee permanenti, picchetti ai cancelli, blocchi della merce, occupazioni.

E, magari, la pirateria di classe, come suggeriscono i marittimi corsi.
Puntualmente, il governo italiano dimostra la sua predisposizione poliziesca, non solo precettando e vietando scioperi ma anche, come è successo più volte in queste settimane, affidando la sua rappresentanza ai manganelli della polizia.

Per questo lo sciopero generale del 21 ottobre, indetto dalla maggioranza - purtroppo solo dalla maggioranza - del sindacalismo di base e dall'anarcosindacalismo (Cub, Sincobas, Sult, Unicobas, Usi-Ait…), ha il merito di riaprire adesso, mentre il governo sta varando l'ennesima Finanziaria sacrificale, delle prospettive di organizzazione, unità e lotta su punti senz'altro chiari quali: denuncia dello scippo legalizzato del TFR, aumenti salariali di 250 euro, reddito sociale contro la precarietà, libertà di organizzazione sindacale, ma anche - grazie all'impegno in tal senso dei compagni dell'Usi - opposizione alla legge Bossi-Fini e solidarietà con i lavoratori migranti.

In un momento in cui l'attuale governo di centrodestra sta mostrando tutte le sue contraddizioni e gli aspiranti governanti di centrosinistra cercano di conquistarsi la benemerenza e l'appoggio dei poteri forti, è urgente che i lavoratori e l'opposizione anticapitalista tornino con forza sulla scena sociale.

KAS
















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