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Umanità Nova, numero 33 del 16 ottobre 2005, Anno 85

Lampedusa: la vergognosa ipocrisia della sinistra
Senza frontiere, niente galere



Non che ci fosse bisogno della sensazionale inchiesta de L'Espresso per conoscere la brutalità dei Centri di Permanenza Temporanea e le vessazioni dal sapore nazista praticate quotidianamente da polizia, carabinieri ed enti gestori di queste strutture. 

Ma nella società dell'informazione, i mezzi di comunicazione di massa esercitano un potere e un'influenza tali che la coraggiosa iniziativa della redazione di un settimanale a tiratura nazionale come L'Espresso arriva là dove non riesce ad arrivare la quotidiana controinformazione portata avanti da migliaia di anonimi militanti e attivisti antirazzisti che da anni denunciano questi crimini. Dopo i dossier della Rete Antirazzista Siciliana, un agghiacciante reportage da Lampedusa a firma di Fabrizio Gatti (che si è finto immigrato, si è fatto pescare in mare e ha trascorso otto giorni d'inferno al CPT) ha provocato un piccolo terremoto politico.

C'è stata una immediata levata di scudi da parte di buona parte del Centrosinistra: in una nota congiunta, i senatori dell'Unione tra cui Gianfranco Pagliarulo (Pdci), Tana De Zulueta (Verdi), Francesco Martone (Prc) e Antonio Iovene (Ds) hanno chiesto la chiusura del CPT di Lampedusa (definito senza mezzi termini un lager) e le immediate dimissioni del prefetto di Agrigento e del ministro dell'interno Pisanu, reo di aver più volte mentito al parlamento sulle condizioni dei migranti trattenuti sull'isola siciliana. L'opposizione chiede l'apertura di un'inchiesta penale e la liberalizzazione dell'accesso a tutti i CPT senza preavvisi e a chiunque voglia farvi ingresso.

Addirittura, gli europarlamentari Claudio Fava (Ds) e Giusto Catania (Prc) hanno espresso tutta la loro indignazione per quella che loro definiscono una "farsa" relativa alla loro visita guidata al CPT lampedusano il 15 settembre scorso: in quell'occasione, i due brillanti parlamentari di Strasburgo furono accompagnati in un'ispezione al CPT di Lampedusa tirato a lucido per l'occasione e al cui interno erano carinamente trattenuti poco più di una decina di immigrati a fronte delle centinaia di disperati che solitamente vengono ammassati tra i liquami.

Dopo le roboanti e indecentemente tardive dichiarazioni di guerra dell'opposizione, Pisanu ha disposto che il prefetto Pansa, direttore centrale per l'immigrazione, si recasse immediatamente sul posto per un accurato sopralluogo al CPT, ma - al momento in cui scriviamo (sabato 10 ottobre) - Pansa ha fatto sapere che il suo unico referente è il prefetto agrigentino e che non si recherà a Lampedusa. Nel frattempo, la procura di Agrigento ha effettivamente aperto un'inchiesta, ma il ministro di grazia e giustizia Castelli ha chiaramente detto che quelle de L'Espresso sono solo menzogne.

Le nostre considerazioni sulla potenza dei mezzi di comunicazione restano immutate, ma vanno opportunamente integrate da una consapevole constatazione: la cagnara politica che si è scatenata a seguito di questo scoop non sposta di un millimetro le reali intenzioni della classe dirigente italiana nei confronti del fenomeno migratorio. Democratici di Sinistra, Verdi, PRC, PdCI e quant'altri, ringhiano il loro sdegno ben sapendo di non avere alcuna volontà di modificare l'orrore legislativo che essi stessi hanno concepito e che è all'origine dei lager e delle deportazioni. In un documento contenente una serie di ipotesi di modifica della Bossi-Fini quale tracciato di intervento normativo in materia di immigrazione di un eventuale futuro governo di centrosinistra, l'ex ministra Livia Turco (responsabile Welfare per i Ds) e Giannicola Sinisi (responsabile immigrazione per la Margherita) hanno chiaramente scritto che non si può neanche immaginare di fare a meno dei CPT.

La Turco e Sinisi ritengono infatti che l'intervento sui Cpt debba muoversi in direzione della loro "democratizzazione" perché "...non possiamo... consentire che i diritti delle persone trattenute nei CPT siano affidati a regolamenti, circolari, disposizioni personali, invece che alla legge e prima ancora alla Costituzione". La signora Turco e il signor Sinisi dovrebbero a questo punto spiegare il fondamento giuridico ed etico che sta alla base dell'internamento per un illecito amministrativo, cioè la reclusione in un CPT.

Se dunque la cagnara politica sfrutta il dramma di Lampedusa a fini puramente elettoralisti, è sufficiente andare un po' più a fondo per rendersi conto della realtà delle cose.

Al di là delle nostre coste, lo Stretto di Gibilterra si bagna del sangue degli immigrati schiacciati dalla violenza poliziesca delle guardie ispano-marocchine al confine di Ceuta e Melilla.

Sono sempre più numerosi i tentativi di penetrazione della frontiera da parte di migliaia di immigrati provenienti dall'Africa subsahariana. La risposta di Spagna e Marocco è efferata: si spara sulle persone indifese, alcuni muoiono, molti riescono a passare, ma chi viene preso viene deportato. Le autorità marocchine hanno intensificato le deportazioni di massa tanto che nella notte del 5 ottobre ben 1.000 immigrati sono stati abbandonati nel deserto del Sahara. Niente cibo, niente acqua, nessun centro abitato. Trentasei sono i morti che fonti di informazione indipendente sono riuscite a contare, ma il bilancio non può che essere provvisorio se si contano anche i dispersi.

La Spagna del progressista Zapatero è perfettamente in linea con le direttive della Fortezza Europa: così come nei CPT di casa nostra polizia e carabinieri si divertono a picchiare, torturare e umiliare gli immigrati, anche gli agenti spagnoli della Guardia Civil usano le maniere forti contro i disperati. Da Madrid, Zapatero ha fatto sapere che il muro che annienta le persone verrà alzato ulteriormente.

Questa è guerra all'umanità, al buon senso, a ogni ragionevolezza.

Ci fa piacere che molti lettori, molti cittadini, possano venire a conoscenza delle vergogne di Lampedusa attraverso le pagine de L'Espresso.

Questo non ci scoraggia dal continuare con più convinzione la nostra attività di controinformazione e denuncia nell'ambito della militanza antirazzista. 

L'obiettivo è quello di diffondere il più possibile la sensibilità antirazzista per ribadire che gli attacchi rivolti dagli Stati agli immigrati sono solo le prove generali per un attacco contro ciascuno di noi: un attacco che in realtà sta già avvenendo.

Noi non ci rivolgiamo ai deputati e ai senatori, perché la libertà degli immigrati e di tutti noi non è una cosa che può essere oggetto di contrattazione con i governatori delle regioni o con altri esponenti della fallimentare socialdemocrazia italiana o europea.

La libertà è quella che si prendono gli immigrati da soli quando lottano per sfondare recinti, per respirare vita, per organizzare solidarietà. La libertà è la nostra lotta contro ogni fascismo, contro ogni discriminazione, contro lo sfruttamento che ci opprime.

Il diritto a vivere ce lo prendiamo da soli.

TAZ laboratorio di comunicazione libertaria
















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