testata di Umanità Nova

Umanità Nova, numero 33 del 16 ottobre 2005, Anno 85

Torino: affari, cantieri, degrado, precarietà e repressione
Passaggio a nord-ovest



Torino e la sua provincia stanno vivendo un momento di passaggio i cui esiti non sono scontati.

Un primo elemento da prendere in considerazione è la crisi che ha colpito il Gruppo Fiat ed in particolare Fiat Auto con epicentro la città di Torino ed i comuni della cintura, nonché la dissoluzione del polo dell'informatica e dell'elettronica che gravitava su Ivrea ed il Canavese (Olivetti e Bull, poi Compuprint ed ora Finmek). Il territorio ha subito e sta subendo una vera e propria deindustrializzazione, che va letta sotto una doppia luce: da un lato, si riducono fortemente attività manifatturiere tradizionali legate al settore metalmeccanico (auto ed indotto) e praticamente sparisce un tipo di produzione pulita e proiettata verso la ricerca come quella informatica ed elettronica: non vi è quindi un travaso da un settore produttivo ad un altro; da un altro lato, è stata allontanata dall'attività produttiva (attraverso la chiusura di stabilimenti o reparti, lunghi periodi di cassa integrazione, mobilità verso la pensione) una fetta consistente di lavoratori con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato e con forte anzianità, cioè lavoratori garantiti e con retribuzioni medie, se non alte: al loro posto, nei casi in cui le aziende non hanno proprio chiuso, vediamo l'utilizzo massiccio di contratti atipici e precari nonché di soci lavoratori di cooperative; il grosso delle nuove assunzioni, in tutti i settori è sulla base di contratti precari; alcuni settori, come l'edilizia e attività ad esse connesse hanno visto un boom di impiego di lavoratori extracomunitari (Est Europa e Magreb, soprattutto). In generale, possiamo dire che negli ultimi anni si sia ridotta l'attività d'impresa e che la composizione della forza lavoro si sia modificata dal punto di vista anagrafico, giuridico (contratti di lavoro precari), economico (generale abbassamento delle retribuzioni), nazionale (immigrati). Se in generale la crisi economica è diffusa in tutta Italia, teniamo presenti che Fiat ed Olivetti erano due aziende di rilievo internazionale, non solo nazionale, e che la seconda è sparita, mentre la prima è in forti difficoltà.

La trasformazione urbanistica: la città cambia volto

Il secondo elemento da considerare è la trasformazione urbanistica e del territorio legata allo svolgimento dei prossimi giochi olimpici invernali e alla contrazione dell'attività produttiva sopra vista, con liberazione di grandi aree industriali convertite all'edilizia abitativa. I cantieri olimpici ridisegnano la città creando spazi architettonici che passati i giochi dovranno essere riempiti di altre attività pena il degrado e portano sul territorio ed in città cemento e denaro in quantità massiccia. In occasione delle olimpiadi vengono realizzate opere che non hanno a che vedere direttamente con i giochi, ma che incidono profondamente sul futuro della città: si pensi alla metropolitana, all'interramento completo della stazione ferroviaria di Porta Susa e del passante ferroviario, al raddoppio del Politecnico, alle aree già industriali, utilizzate temporaneamente nei giorni dei giochi e destinate poi a campus universitario. Nel ridisegno della città c'è quindi spazio nuovo per alcuni e ridimensionamento se non espulsione per altri, così come avvenne nel momento della forte immigrazione interna ed inurbazione dalle campagne negli anni '50 e '60 per sopperire al bisogno di manodopera di Fiat e indotto. Oggi si chiude quel ciclo.

Le grandi opere

Nell'ambito di più ampi progetti, è in corso di realizzazione nella tratta Torino-Milano ed è in progetto nella tratta Torino-Lione la ferrovia per il Treno ad Alta Velocità. Il TAV dovrebbe attraversare la Valle di Susa, dove la montagna è già fortemente antropizzata. Il progetto trova la ferma e vasta opposizione di un movimento popolare che fino ad oggi è riuscito ad impedire l'inizio delle opere, movimento che deve fare i conti però con le ambiguità della politica e i feroci interessi economici che hanno investito sulla realizzazione del TAV.

Terzo elemento da considerare è la presenza di immigrati extracomunitari molto forte in alcuni quartieri di Torino, così come nella maggior parte delle città italiane, ma che ha visto nel corso di questo anno il verificarsi di ben quattro morti durante perquisizioni e retate di clandestini: un accidentale colpo di arma da fuoco, due precipitati e un affogato tentando di evitare di essere presi. Ricordiamo anche che pochissimi anni fa la prima manifestazione pubblica di immigrati con bambini e passeggini fu caricata e dispersa dalle cosiddette forze dell'ordine nel centro città. Al tempo stesso, il Consiglio Comunale di Torino ha approvato una norma per far votare gli extracomunitari alle elezioni delle circoscrizioni cittadine. Un riconoscimento formale che stride con la concreta difficoltà a tirare avanti che hanno tanti immigrati, impossibilitati ad esercitare minimi diritti come quello al lavoro, alla casa, alla salute.

Senza disturbare il manovratore

La città e la provincia di Torino sono da molti lustri governate dalle forze politiche del centrosinistra, che oggi hanno anche riconquistato il governo regionale; nel periodo del governo della destra, comunque le varie amministrazioni non sono mai state in conflitto e gli ultimi anni, legati alla preparazione delle olimpiadi sono stati gestiti in modo bipartisan. La circostanza che Ulivo/Unione governino da così tanti anni la città di Torino e la sua provincia aiuta anche a spiegare il fatto che l'imponente deindustrializzazione di cui parlavamo prima sia stata gestita senza vero conflitto sociale. I quadri sindacali e di partito sono gli stessi e passano normalmente da incarichi di partito a incarichi sindacali e viceversa, pratica diffusa in Margherita, DS, Rifondazione e in CGIL-CISL-UIL. La classe dirigente cittadina e provinciale di sinistra gestisce quindi sia la vicenda delle olimpiadi e dei lavori ad essa connessi, sia il progetto TAV, mentre ha assistito senza colpo ferire alla dissoluzione dell'Olivetti e al ridisegno del Gruppo Fiat, sempre senza disturbare il manovratore, anzi magari sostenendolo pure economicamente: pensiamo all'acquisto da parte della provincia di Torino (guidata allora dall'attuale presidente della regione) di un grande immobile di proprietà Telecom per trasferirvi i propri uffici o l'acquisto da parte di comune provincia e regione di una parte dello stabilimento Fiat di Mirafiori per insediarvi nuove attività produttive.
Dicevamo all'inizio che gli esisti della trasformazione sociale ed urbanistica che Torino e la sua provincia stanno subendo non sono scontati. Le contraddizioni che si vogliono occultare o, peggio, reprimere sono lì a dimostrare quanto sia problematico oggi per l'attuale classe dirigente mantenere il controllo della situazione. Proprio perché non ha voluto mettere mano alle contraddizioni create dalla crisi industriale della città e del territorio, proprio perché non ha voluto difendere il territorio dall'assalto dei cementificatori olimpici e del TAV, chi governa oggi Torino e dintorni si trova nella situazione di dovere, da un lato, negare l'evidenza e di auspicare, dall'altro, che si tappi la bocca a tutti coloro che dicono che il re è nudo.

Simone Bisacca
















una storiasommarioarchiviocontatticomunicaticollegamenti