Umanità Nova, numero 34 del 23 ottobre 2005, Anno 85
Carmagnola: i pendolari occupano i binari
Nel pomeriggio del 13 ottobre, attorno alle 18, alcuni pendolari della
linea Torino-Bra, esasperati dai ritardi che da mesi si stavano
verificando sulla linea, hanno occupato per mezz'ora i binari della
stazione di Carmagnola.
I pendolari, scesi a Carmagnola per prendere il treno per Bra, non
avevano trovato la coincidenza, che era già partita senza
aspettare il treno in ritardo proveniente da Torino. Poiché
questo fatto si ripeteva quotidianamente da settimane alcuni passeggeri
hanno deciso il blocco delle linee.
Il maresciallo dei Carabinieri di Carmagnola è subito
intervenuto supportato da 3 colleghi, minacciando l'uso della forza. La
situazione era tranquilla, ma il maresciallo minacciava denunce e
prometteva soggiorni nel carcere di Alba.
Verso le 18,30, all'arrivo di un treno per Bra, la situazione tornava alla normalità e il blocco veniva rimosso.
Nel frattempo però i carabinieri avevano preso i nominativi di
7-8 persone (i pendolari braidesi scesi sui binari e altri "semplici"
pendolari solidali). Agli schedati veniva rinnovata la minaccia di
denunce per "interruzione di pubblico servizio".
Liberamente tratto dalla mail di un "pendolare carmagnolese schedato" e da http://italy.indymedia.org/news/2005/10/893784.php
Gragnana: nei luoghi della canzone
Gragnana è un piccolo paese a due passi da Carrara, la cui
cultura è legata a doppio filo sia all'anarchismo che al canto
sociale, questo perché appunto l'economia paesana si basa sia
sul comprensorio del marmo che sulla pastorizia, è forse questa
caratteristica che ha fatto sì che tradizionalmente il canto sia
stato e sia usato come mezzo di comunicazione privilegiato.
Non è un caso quindi che molti dei canti della zona provengano
proprio da questo paesino, e neanche che nonostante ormai siano passati
svariati decenni, se non quasi un secolo, dalla loro composizione,
questa parte di storia sia ancora viva e limpida nella memoria
collettiva paesana.
Forse non è neanche un caso che il più antico circolo
anarchico del mondo sia proprio a Gragnana, se ne trovano tracce in
documenti datati 1878, e quindi forse era doveroso che il libro "il
canto anarchico in Italia" edito dalle edizioni Zero in Condotta,
venisse prima o poi presentato proprio all'interno di questo circolo.
Così è stato sabato 8 ottobre, quando grazie
all'intervento degli autori, Santo Catanuto e Franco Schirone, che
hanno cercato di ripercorrere puntualmente le varie tappe fondamentali
dell'azione anarchica legandola appunto al canto, ma anche grazie ai
numerosi interventi canori dei compagni locali, si è ritrovata
un'interessantissima unione tra la parola scritta e la tradizione orale.
La giornata iniziata verso le sei del pomeriggio e protrattasi fino ha
tarda notte è stata organizzata dai compagni del Gruppo
Malatesta di Gragnana in collaborazione con i compagni della
Federazione Anarchica Reggiana e si è svolta in un clima molto
conviviale, grazie anche al compagno Giuliano Barbieri che ha donato
una capra per la cena che, cucinata magistralmente dalla sua compagna
Rosa, ha non poco contribuito a scaldare gli animi e a spingere i
convenuti ad alzare un minimo il gomito, quel tanto che basta
ovviamente per non andare giù di voce.
Il ricavato della cena è andato interamente a sostegno del giornale.
l'incaricato
Firenze: corteo dopo lo sgombero del MAF
Il MAF, la sede e i compagni che in un quarto di secolo di volta in
volta l'hanno animata, è sempre stato qualche cosa di non
omologabile, del resto è un fatto genetico, i due righi del suo
unico statuto, stilato il giorno dopo l'occupazione dello stabile il 1
maggio '79, nega ogni possibilità per qualsiasi tendenza del
nostro variegato mondo di anarchici di farne cosa propria, e
così spesso gli stessi compagni di fuori (figuriamoci le varie
autorità), sono rimasti quasi allibiti della confusione di idee
e di cose tra quei quattro muri nel pieno centro di Firenze. Quattro
muri poi per modo di dire: una sala per le riunioni, una biblioteca,
una vineria che ha fatto spesso alzare un po' il gomito ma che anche ha
letteralmente sfamato non pochi compagni e tanti altri ancora
più sfortunati. Una confusione più apparente che reale
tanto che le cose sono sempre andate avanti. Centinaia di iniziative,
dai convegni antimilitaristi a quelli femministi, dalle proiezioni di
film, alle mostre su Malatesta, dai concerti punk in piazza per il
1° maggio alle presentazione dei libri. Una tesi di sociologia lo
ha definito in una sua fase come "protocentrosociale" e anche tale
è stato, come è stato laboratorio più o meno
cosciente di quanto andava nascendo nella sinistra, fiorentina e oltre,
non omologabile. Una continuità e, pur con alti bassi, una
efficienza resa possibile anche da una sintonia con una cultura
cittadina intrisa di autoironia, di disincanto e allo stesso tempo
sicura di se. Una cultura che negli ultimissimi anni è stata
letteralmente interrata con le deportazione di massa degli abitanti del
centro, con la svendita alle multinazionali di ogni locale o stabile e
con i relativi nuovi affitti che hanno ucciso qualsiasi attività
artigiana e la vita dei quartieri. Il non omologabile MAF è
stata ovvia vittima (anzi c'è veramente da essere stupiti e
orgogliosi della sua longevità) della svendita dei suoi locali
da parte del Comune ma anche della distruzione della "cultura" in cui
era nato e da cui, per molti anni, ha assorbito energia vitale e
sostegno politico. Si tratta oggi di lavorare perché quel
tessuto ormai sfilacciato si possa rinsaldare in una tela di rapporti,
relazioni e azione politica e sociale che consentano di ridar fiato e
spazio alle esigenze di autogestione e libertà che sono state,
nel corso di questi trent'anni, il filo rosso e nero da cui si sono
dipanate, pur nella diversità dei percorsi e delle generazioni,
tante iniziative.
Intanto le risposte contro l'azione delle forze del disordine si moltiplicano.
Sabato 15 si è svolta a Firenze una prima manifestazione, dopo i
piccoli presidi volanti organizzati a caldo a poche ore dallo sgombero
del MAF l'11 mattina. Il concentramento si è tenuto a partire
dalle 15 in piazza della Repubblica, a ridosso di vicolo del Panico. Il
non piccolo corteo, composto soprattutto da giovani punk ma non solo,
si è diretto verso la sede fortemente presidiata dalle forze del
disordine, ha quindi attraversato le vie cittadine fino a Piazza San
Marco dove ha stazionato fino alle 18. Questa è solo l'inizio di
una serie di iniziative che vengono discusse in queste ore dai compagni
del MAF, al momento ospitati dal CPA.
Gigi Di Lembo che abbraccia fraternamente i compagni del MAF e di Firenze
Torino: no alla concertazione!
In via Po, nel centro di Torino, sabato 15 ottobre la FAI torinese ha
tenuto un presidio in sostegno allo sciopero generale di venerdì
21 ottobre, proclamato da un ampio cartello del sindacalismo di base
per salario, pensioni, contro lo scippo del TFR, contro la
concertazione, contro la precarietà fatta legge, contro la
guerra, contro le leggi razziste, contro la scuola-azienda.
In precedenza era stato fatto un volantinaggio in un paio di mercati cittadini.
In serata uno striscione con la scritta "NO alla concertazione - 21
ottobre sciopero generale" è stato appeso davanti all'ingresso
della sede della CGIL in via Pedrotti.
Nel comunicato diffuso successivamente si sosteneva la necessità
di "costruire un fronte sociale e politico ampio, un fronte che sappia
opporsi con decisione alle politiche di sfruttamento selvaggio e
repressione del governo, lottando senza mediazioni per la propria vita
e per la propria libertà.
Riprendere l'iniziativa tra i lavoratori significa opporsi con durezza
a quelle politiche di concertazione con le quali il sindacalismo di
stato (cgil, cisl e uil) ha spianato la strada a vent'anni di
distruzione di garanzie, di servizi, di libertà.
Per questo lo sciopero generale del 21 ottobre rappresenta una tappa importante.
Un ampio cartello del sindacalismo di base ha proclamato sciopero,
ponendo sul terreno questioni di grande rilievo, sulle quali non
c'è spazio di concertazione, non c'è possibilità
di mediazione.
Siamo in guerra. Una guerra che fa vittime ogni giorno ai quattro
angoli del pianeta, una guerra dove truppe tricolori ammazzano,
reprimono, devastano anche in nostro nome. Ma la guerra non è
solo "altrove" la guerra è anche qui: ogni giorno lungo le coste
del nostro paese muoiono migranti vittime delle leggi razziste, ogni
giorno uno sfruttato muore lavorando, ogni giorno un pezzo della nostra
vita viene sacrificato sull'altare del profitto per i soliti pochi.
A questa guerra, la guerra sociale, non possiamo sottrarci,
perché ne va della nostra vita, della nostra dignità,
della nostra libertà."
Euf.
Mel: bentornato Sbardellotto
Alla fine l'abbiamo spuntata; a riprova che quando c'è
volontà si può anche intervenire sulla storia, tanto che
persino il sindaco di Mel ha dovuto riconoscere l'impegno tenace degli
anarchici nel rivendicare e riabilitare la memoria di Angelo
Sbardellotto, l'anarchico, minatore in Belgio, che nel '32 venne
fucilato per aver avuto e ammesso l'intenzione di uccidere il duce del
fascismo.
Domenica 16 ottobre, proprio a Mel (BL), paese originario di
Sbardellotto, è stata collocata una stele in suo ricordo, presso
il Parco della Giazzera.
L'opera, in pietra arenaria locale, è stata creata da Cristiano
Olivotto e molto semplicemente reca la seguente iscrizione: "Per essere
liberi… Angelo Sbardellotto Mel 1907 - Roma 1932 Fucilato dal regime
fascista. Gli Anarchici".
La sua realizzazione è stata possibile grazie ad una
sottoscrizione di autofinanziamento a cui hanno partecipato anarchici e
antifascisti, e qui cogliamo l'occasione per ringraziare sentitamente
il Circolo "Berneri" di Bologna per la solidarietà che ci ha
dimostrato, ed anche per ricordare il compagno Alfonso Nicolazzi che
aveva condiviso il nostro progetto.
Quel "Per essere liberi" è l'inizio di una frase assai
significativa, scritta dallo stesso Sbardellotto poco mesi prima del
suo assassinio, che in questi mesi è stata usata su volantini,
manifesti, articoli e comunicati: "Per essere liberi bisogna abbattere
la tirannia. Per costruire domani un nuovo ordine in cui tutti possano
godere i frutti del loro lavoro e liberamente esprimere il proprio
pensiero, bisogna distruggere oggi tutte le ingiustizie che lo rendono
impossibile".
La stele, nella sua essenzialità, ricorda molto una delle tante
lapidi dedicate ai caduti partigiani disseminate anche in queste zone
conosciute come "sinistra Piave".
E infatti, nell'intervento introduttivo è stata ricordata questa non casuale analogia.
La giornata, riscaldata da un bel sole autunnale, è iniziata col
ritrovo nell'affollata piazza centrale di Mel presso il banchetto
rossonero per la diffusione della pubblicistica libertaria e quindi da
qui, con le bandiere anarchiche in testa, è partito un corteo di
un centinaio di persone che ha raggiunto il luogo dove è stata
collocata, in mezzo al verde, la stele.
Nell'intervento di presentazione del compagno del Circolo "A.
Sbardellotto" di Belluno, promotore dell'iniziativa, è stato
sottolineato come, nonostante la discutibile pressoché totale
assenza dei familiari di Sbardellotto, era comunque presente l'altra
sua "famiglia", quella anarchica, che pur senza avere legami di sangue
non ha mai smesso di difenderne la memoria e l'identità. Quindi,
dopo un breve saluto del sindaco, lo storico ed editore militante
Giuseppe Galzerano, autore della più importante biografia di
Sbardellotto, ha evidenziato l'importanza politica, umana e culturale
della manifestazione, non soltanto per l'anarchismo, ma per la
comunità di Mel che per troppo tempo ha vissuto un'ingiusta
dissociazione nei confronti della memoria di uno suo figlio e
cittadino, a cui il regime fascista negò contro ogni senso di
umanità persino una tomba.
L'inaugurazione del monumento si è conclusa con un'emozionante
canzone dedicata proprio a Sbardellotto, scritta da Gianantonio Gallina
e interpretata dai "Fiori del popolo".
Molto buono anche il riscontro sulla stampa locale e nazionale.
Così, dopo l'intitolazione a Sbardellotto di una piazza a
Belluno, su iniziativa di Rifondazione Comunista, e la stele degli
anarchici a Mel, è giusto a questo punto esigere che
l'amministrazione di Mel dedichi anch'essa una via o una piazza al suo
concittadino morto da partigiano.
Emmerre
Parma: in piazza contro gli sgomberi
Si è tenuta sabato 15 ottobre la manifestazione indetta dal
Centro Sociale Mario Lupo contro lo sgombero avvento venerdì 7
ottobre.
Più di un migliaio di compagni (dei quali alcuni giunti da fuori
Parma) hanno sfilato per le vie della città militarizzata in un
corteo comunque comunicativo e sereno, nonché determinato. Il
Sindaco Ubaldi è la sua giunta, con le loro scelte finalizzate a
creare quella "Parma-vetrina" sempre più preda di costruttori e
speculatori e sempre meno vivibile per le fasce popolari, sono stati
primi bersagli della protesta.
Da notare l'atteggiamento ipocrita di alcuni esponenti DS, in prima
fila durante le trattative al momento dello sgombero (perché,
poi?), ma che poi hanno rilasciato le solite dichiarazioni "a difesa
della legalità" (la loro, ovvio).
Presenti nel corteo anche una cinquantina di compagni anarchici, alcuni
dei quali provenienti da fuori Parma, i quali hanno contribuito a
formare un dignitoso spezzone libertario, che ha distribuito, oltre ad
Umanità Nova (esaurita!!!), anche un apposito volantino sulla
questione-Lupo.
In serata un centinaio di militanti del Lupo hanno effettuato
un'occupazione simbolica in zona, all'Ex Eridania, che è durata
solo poche ore, anche considerando l'ingente numero di poliziotti
ancora presenti in città.
Gruppo Anarchico Cieri-FAI
Antifascismo a Vicenza
Sabato 15 ottobre si è tenuta a Vicenza una manifestazione
antifascista contro l'apertura della sede di Forza Nuova - Azione
Sociale.
La sera precedente, alcuni organizzatori della manifestazione riunitisi
nei locali della Cub, dopo aver staccato alcuni manifesti affissi poco
prima dai fascisti nelle immediate vicinanze, sono stati costretti a
rifugiarsi all'interno della sede in seguito all'arrivo di alcuni
fascisti armati di bastoni che si sono accaniti contro la porta della
sede stessa.
Il corteo di sabato, partito da P.zza Matteotti verso le 17,30 e, dopo
un breve percorso, fermatosi in P.zza dei Signori, era composto in
buona parte da disobbedienti, alcuni militanti del PMLI e della
federazione giovanile del PdCI, da sindacalisti e da un gruppo di
anarchici di Vicenza e non - presenti anche alcuni esponenti di partiti
del "centro-sinistra". Si contavano complessivamente circa 200 persone.
Da P.zza dei Signori la maggior parte dei manifestanti si è
concentrata poi nella adiacente piazzetta Palladio, di fronte a
contrà Muschieria blindata dalla polizia. Sul lato opposto di
contrà Muschieria, ad una cinquantina di metri, in P.zza delle
Poste, alcune decine di fascisti con un gazebo e materiale di
propaganda. La guerra di slogan e canti da un estremo all'altro della
strada è proseguita fino alle 19,15 circa, quando i fascisti
hanno abbandonato P.zza delle Poste, dove si è infine concluso
il corteo di protesta. All'apertura della sede di Forza Nuova - Azione
Sociale in contrà della Fascina 4/b erano presenti alcuni leader
locali di Forza Nuova, oltre al coordinatore nazionale Paolo
Caratossidis e al segretario nazionale Roberto Fiore; per Azione
Sociale c'era il responsabile provinciale Alex Cioni, mentre non
sarebbe stata presente l'"attesa" Alessandra Mussolini. Tuttavia,
all'inaugurazione della sede fascista non è mancato il sindaco
vicentino Enrico Hüllweck di Forza Italia.
Un compagno del Coordinamento Anarchico Veneto