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Umanità Nova, numero 35 del 30 ottobre 2005, Anno 85

Studenti, precari e baroni rossi
Scuole e università in lotta contro la riforma


Il processo di privatizzazione dell'istruzione pubblica non è nato con i governi di centro-destra in quanto, già nelle precedenti legislature, i ministri di "sinistra" avevano aperto le porte di scuole ed università all'aziendalismo alla moda. La lunga e travagliata vicenda dei Decreti Moratti, sul riordino della docenza universitaria, è stato quindi solo uno delle ultime tappe di un percorso che ha come punto di arrivo finale la completa distruzione del precedente sistema pubblico e statale dell'istruzione a favore di una sua completa privatizzazione.

Un obiettivo perseguito a tutti i livelli.

Da anni i lavoratori amministrativi e tecnici dell'Università fanno i conti con processi di esternalizzazione dei servizi, blocco del turn-over, precarizzazione del lavoro e persino con il trasferimento delle attività istituzionali e dei dipendenti degli Atenei a fondazioni di diritto privato, un regalo del "compagno" D'Alema. Un processo che sta trasformando le Università pubbliche in gusci vuoti buoni solo a raccogliere gli ormai pochi fondi che arrivano da Roma.

Oggi tocca anche ai ricercatori subire la medesima sorte con la istituzionalizzazione del precariato e la scomparsa definitiva di una componente, quella più debole, del corpo docente di ruolo a favore dei contratti a termine. Ma anche in questo caso è un processo che va già avanti da diversi anni, i precari sono circa 50 mila, e i Decreti Moratti non fanno altro che regolamentare definitivamente una situazione già esistente.

In queste settimane in numerose Università è montata la protesta dei docenti, ricercatori e precari in testa, contro la Ministra e numerose sono state le iniziative di assemblee, cortei, scioperi dell'attività didattica e via dicendo. In alcuni casi è stata addirittura la potente lobby dei baroni universitari a cavalcare le proteste, come per esempio a Pisa dove il blocco della didattica è stato votato nel senato accademico; mentre in altre situazioni i professori hanno mantenuto un profilo decisamente più basso anche perché, in fin dei conti, ad alcuni di loro la riforma non è che dispiaccia del tutto.

All'interno di questa situazione, non propriamente esaltante, si sono inseriti gli studenti - la terza componente dell'Università - dando inizio ad una agitazione che ha portato, tra le altre cose, all'occupazione di alcune facoltà in vari atenei italiani: Roma, Bologna, Torino...

Anche gli studenti infatti sono una categoria colpita dal processo di "modernizzazione" che ha visto negli ultimi anni la creazione di lauree di serie A e serie B e la proliferazione di corsi di studio sempre meno qualificanti e sempre più diretti a creare quella massa di lavoratori flessibile e precaria tanto caro al mercato del lavoro attuale. Per non parlare poi dei continui aumenti dei costi (tasse e servizi) che nel caso dei fuorisede diventano davvero insostenibili visti i tagli agli stipendi dei genitori.

Infine, gli studenti medi, che da qualche decennio a questa parte hanno eletto l'autunno a stagione delle "autogestioni" (sulle quali andrebbero fatti tanti distinguo) che hanno dato un contributo di "massa" alle manifestazioni di questi ultimi giorni. Ed è proprio su questi ultimi che si è accanita la repressione, come nel caso delle cariche ad un corteo davanti al ministero e con lo sgombero "manu militari" del Liceo romano "Democrito". Una cosa che non si vedeva da anni.

La manifestazione nazionale del 25 ottobre a Roma è il momento di coagulazione per tutte le forze che in questi giorni si sono mobilitate contro la privatizzazione e i Decreti Moratti. Una iniziativa di quelle unitarie, sponsorizzata anche da associazioni studentesche collegate alla sinistra parlamentare che evidentemente hanno dimenticato il ruolo determinante avuto dai governi di centro-sinistra nella distruzione dell'istruzione pubblica, una pesante ipoteca per il futuro di un movimento che è ancora tutto da costruire.

Solo il tempo ci potrà dire se quello che stiamo seguendo in queste settimane è solo un fuoco di paglia o piuttosto l'inizio di un vero incendio.

Pepsy

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