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Umanità Nova, numero 35 del 30 ottobre 2005, Anno 85

Un portale per la delazione
Padova: chi sono i veri social disorder


I cittadini padovani hanno avuto un "dono" prenatalizio da Alleanza Nazionale: un portale telematico per la sicurezza, con tanto di operatore a disposizione dei possibili volenterosi utenti, al quale trasmettere informazioni e fotografie, scattate sia con normali fotocamere che con i videotelefonini, utili per documentare episodi criminosi, vandalismi e situazioni di degrado (Il Gazzettino, 14.10.05). Secondo i promotori - tra i quali in prima fila i soliti Gabriele Zanon e Filippo Ascierto - tale strumento dovrebbe servire a intensificare l'intervento repressivo delle forze dell'ordine e per monitorare la città al fine di disegnare una mappa dei "siti sensibili".

In altre parole un mezzo - peraltro in evidente contrasto con le normative sulla privacy - per agevolare la delazione collettiva, trasformando ogni cittadino in un potenziale spione, felice di denunciare il ragazzino che scrive su un muro.

Se, da un lato, appare evidente la discutibile efficacia di tale trovata, è senz'altro innegabile la sua sintonia con un clima elettorale in cui il cosiddetto "allarme sicurezza" appare uno dei temi dominanti.

Un "allarme" che non vede al centro delle diffuse preoccupazioni della "gente" l'operato del grande capitale illegale con le sue connessioni politiche e finanziarie, o le varie narcomafie ed ecomafie transnazionali, oppure la sistematica violazione in Italia da parte degli imprenditori di ogni tutela dei lavoratori che ogni giorno devono contare quattro morti sul lavoro; l'orizzonte della "sicurezza urbana" riguarda la microcriminalità, la devianza, l'emarginazione, ossia i frutti sociali di un mondo con sempre maggiori ineguaglianze, povertà e discriminazioni.

Da tempo, infatti, nella sociologia sicuritaria è stato introdotto il termine "Social disorders" per indicare quelle categorie di "persone poco raccomandabili" quali immigrati, tossicodipendenti, nomadi, emarginati e persino giovani, ritenuti potenziali fattori di disagio e criminalità a prescindere dal loro effettivo comportamento individuale e fuori da ogni sensata contestualizzazione sociale. Una logica che ricorda molto da vicino la definizione di "asociali" introdotta dal regime nazista, che inaugurò i primi lager proprio internando questi soggetti "improduttivi" e "degenerati".

In tutte le epoche l'essere umano si è sentito vulnerabile, ma tale sentimento di "insicurezza" si è andato accrescendo negli ultimi decenni proprio in quelle aree del mondo, e proprio in quelle fasce sociali, le cui condizioni di vita non sono certo le più incerte e difficili, mentre il "nemico" va assumendo sempre più la fisionomia del miserabile, nel senso ovviamente di chi vive in condizioni di miseria.

Appare quindi evidente che c'è un investimento sulla paura, tanto che questa oggi rappresenta il terzo fatturato mondiale, dopo le armi e il narcotraffico, dando impulso all'offerta di sistemi di sicurezza di ogni genere, dalla videosorveglianza alle guardie private, dalle porte blindate agli antifurto satellitari.

Ma all'interno di queste dinamiche di mercato, s'inserisce pesantemente il fattore ideologico della costruzione del "nemico".

Da sempre l'esistenza vera o presunta di "nemico" è servita a spaventare e ad integrare la comunità, soffocandone le opinioni non conformi. Nella vita tribale i nemici erano mostri e spiriti, o nemici esterni definiti dalla tradizione come oltremodo pericolosi per il singolo e per la tribù. Fin dall'infanzia i membri della tribù venivano educati ad accettare questi nemici come eterni e immutabili: nessuno ne poteva mettere in dubbio l'esistenza, né che questi "fantasmi" potessero essere amici, né che la loro amicizia poteva venir conquistata. La minaccia del nemico reprimeva la capacità di pensare creando vincoli e identità comunitarie.

Nel mondo contemporaneo, a differenza di quello tribale, il nemico ha perso l'attributo "tradizionale" e i gruppi di potere si riservano il diritto e la discrezionalità di stabilire chi debba essere il nemico. La definizione del nemico diventa allora parte del sistema sociale, da un punto di vista sia culturale che giuridico, ma soprattutto diviene inesorabile luogo comune, non molto diverso da un'allucinazione primitiva, e il dubitarne comporta le medesime conseguenze punitive.

Per questo ci piace immaginare che qualcuno, voglioso di collaborare, possa inviare al portale di AN le foto dei suoi brillanti ideatori, segnalandoli come i veri imprenditori politici dell'insicurezza.

KAS

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