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Umanità Nova, numero 36 del 13 novmbre 2005, Anno 85

Le fiaccole di Ferrara e i buoni affari tra Tehran e Roma
Una scintilla che fa comodo a Washington


La fiaccolata di Roma, promossa dal quotidiano interventista "Il Foglio", che il 3 novembre ha portato alcune migliaia di persone in piazza a protestare, sotto le bandiere sioniste dello stato d'Israele, contro le bellicose dichiarazioni del presidente iraniano Ahmadinejab, si presta a varie interpretazioni. Di certo, comunque, non può essere ritenuta una sincera manifestazione contro l'antisemitismo, dato che in prima fila vi erano personaggi della Lega Nord, come Calderoli, ossia del partito parlamentare con le più forti connotazioni antiebraiche. Un partito che osteggia esplicitamente i complotti della "massoneria ebraica" e che, ai propri raduni, mette in vendita testi antisemiti tristemente noti come "I protocolli dei savi anziani di Sion" o "I segreti della dottrina rabbinica".

Una manifestazione, quindi, alquanto sospetta; tanto più che, se non è certo una novità l'ostilità dello stato iraniano nei confronti di quello israeliano, l'esistenza di quest'ultimo non è riconosciuta dalla quasi totalità dei governi dell'area, con le uniche eccezioni dell'Egitto, della Giordania e della Mauritania.

Si possono quindi tentare due chiavi di lettura, una di carattere economico e l'altra di tipo politico, per tentare di svelarne i reali moventi.

La storia dei rapporti economici Italia-Iran è sempre stata prodiga di buoni affari, indipendentemente dal tipo di regime esistente a Tehran.
Nel 1999 venne istituita a Roma la Camera di Commercio Italo-Iraniana, con l'attivazione di ulteriori strumenti di sostegno alle esportazioni italiane in Iran e la creazione di una nuova linea di credito. In seguito, nel 2001, per il finanziamento delle importazioni iraniane dall'Italia venne raggiunto un accordo tra la Banca iraniana Bank Markazi e l'UBAE Arab Italian Bank, joint-venture arabo-italiana. Nello stesso anno l'Italia era stato il principale partner europeo dell'Iran, con un volume complessivo dell'interscambio pari a 3,5 miliardi di Euro.

L'interscambio tra Iran ed Italia è progressivamente aumentato dal 2001 al 2003 con un incremento del 9% nell'intero triennio; grazie soprattutto all'incremento delle esportazioni italiane verso l'Iran.

Nel 2003, l'interscambio Italia-Iran segnalava esportazioni per 1.952 milioni di Euro ed un volume di importazioni per 1.897 milioni di Euro. La prima voce dell'import italiano dall'Iran continuava ad essere il petrolio greggio e il gas naturale (1,71 miliardi di euro), che - dopo la flessione del 2002 - riprendeva a salire (+2,44%).

La composizione dell'export nazionale verso l'Iran, sempre nel 2003, era invece costituita in gran parte da prodotti dell'industria meccanica, in particolare macchine per impieghi speciali (636,1 milioni di euro), in costante aumento dal 2001, e macchinari per l'impiego e produzione di energia meccanica, esclusi motori (302,7 milioni di euro), seguiti da altre macchine di impiego generale (186 milioni di euro). 

I dati parziali aggiornati al primo trimestre 2005, confrontati con lo stesso periodo del 2004, confermano il trend crescente del commercio tra Roma e Tehran, che registra un aumento del 21,58%.

Una mole quindi di interessi economici oltremodo sostanziosa (si vedano a riguardo le preoccupazioni confindustriali su "Il Sole-24 ore" del 3 e 4 novembre), una cui rottura farebbe la gioia di molti, a partire dagli Stati Uniti che ben volentieri piazzerebbero in particolare il proprio petrolio (e quello estorto all'Iraq) per far fronte al fabbisogno italiano; anche perché non è affatto scontato che l'ENI avrà in futuro la possibilità di sfruttare i giacimenti di Nassyriya e di commercializzare il petrolio estratto con pagamenti in euro.

Detto questo, da parte italiana, ben si capisce la contrarietà del ministro della Difesa Martino verso l'ipotesi di embargo all'Iran: "Non si può restare del tutto inerti, ma non credo che l'embargo nei confronti dell'Iran sia la soluzione giusta" (3 novembre).

Altrettanto bene, da parte iraniana, si comprende il carattere simbolico della protesta di appena duecento manifestanti sotto l'ambasciata italiana a Tehran.

Così come ben si spiega l'assenza diplomatica di Berlusconi, del ministro degli Esteri Fini e dello stesso Martino, alla fiaccolata di Roma; tanto che si può affermare che, se l'intento di Giuliano Ferrara (ex-Pci, ex.Psi, ex-agente della CIA ed ora direttore de "Il Foglio") era quello politico di mettere in difficoltà il centro-sinistra, l'iniziativa si è rivelata controproducente; ma forse il noto provocatore è ancora a mezzo servizio.

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