Umanità Nova, numero 36 del 13 novmbre 2005, Anno 85
I responsabili lavoro di Margherita (Tiziano Treu) e DS (Cesare
Damiano) hanno già detto la loro: la legge 30, la legge c.d.
Biagi, che ha totalmente precarizzato il rapporto di lavoro, non
verrà abrogata dal futuro governo di centrosinistra, ma
modificata per renderla più efficiente, distinguendo tra
flessibilità cattiva, che non serve a aziende e lavoratori, e
flessibilità buona che fa marciare l'economia e soddisfa tutti.
In particolare, secondo Treu, bisogna rendere la flessibilità
"veramente europea e non disperata" (sic). Treu ha rilasciato le sue
dichiarazioni ad un'agenzia di informazioni in rete; Damiano ha parlato
in margine allo sciopero dei lavoratori delle telecomunicazioni del 4
novembre. Per entrambi è necessario andare ad una revisione
delle tante forme di contratto offerte dalla legge 30, eliminando
quelle di sapore più brutalmente americano (non solo per il
nome), tipo job on call o staff leasing, e smussare alcuni eccessi di
altre tipologie, tipo il lavoro a progetto (il vecchio co.co.co.);
unificare tutti i contratti formativi in un'unica forma di
apprendistato; confermare i contratti a termine e il lavoro interinale,
che ha dato ottima prova di se.
Queste dichiarazioni non sorprendono. Non vale la pena dilungarsi sulla necessità di questi partiti moderati di accreditarsi presso gli imprenditori ecc., rassicurando, tranquillizzando ecc. In realtà, come abbiamo più volte ribadito, il governo di centrodestra ha raccolto quel che i precedenti governi dell'Ulivo avevano seminato in materia di precarizzazione del rapporto di lavoro. La vera rottura con il mercato del lavoro basato sul rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato è arrivata con l'introduzione nel nostro ordinamento del lavoro interinale contenuto nel pacchetto Treu, la legge 196/97, e la sua scissione tra titolare del rapporto di lavoro (agenzia interinale) e utilizzatore della forza lavoro (l'impresa presso cui si svolge l'attività); nel pacchetto Treu si legittimavano anche le famose collaborazioni coordinate e continuative (co.co.co.). Passato questo concetto, la pletora di contratti precari contenuti nella legge 30/03 ha costituito un'offerta di modalità di esecuzione della prestazione lavorativa che andavano testate alla prova del mercato del lavoro: questa sorta di sperimentalità era dichiarata a chiare lettere dai fautori della legge 30. E così è stato: ci sono contrati di lavoro che hanno trovato il favore degli imprenditori e altri no, magari perché troppo macchinosi o semplicemente inutili, perché mera scopiazzatura di istituti giuridici stranieri, come detto in particolare americani.
Dopo qualche anno di sperimentazione, il governo di centrosinistra che verrà potrà mettere a punto la macchina della precarietà dopo i test fatti dal governo Berlusconi. L'Ulivo ha introdotto la precarietà, la destra ne ha sperimentato gli eccessi, toccherebbe ora di nuovo alla sinistra razionalizzare la precarietà selvaggia con una patina di politically correctness in salsa europea.
Ma precarietà e stabilità del posto di lavoro sono solo modalità del rapporto capitale/lavoro e dicono solo del maggiore o minore sfruttamento del lavoro da parte del capitale. Al di là delle favole sulla fine del lavoro e della libertà dal lavoro che il mondo globalizzato porterebbe con sé, che starebbero nel cuore della nostra contemporaneità, favole che per tutti gli anni '80 son state raccontate, il cuore del problema è sempre nel conflitto capitale/lavoro e nel prevalere dell'uno sull'altro. Ai mistificatori che blaterano di flessibilità per dire maggior sfruttamento, va risposto solo con il conflitto che riporti al centro dell'agire e del discorso proprio l'incompatibilità tra interessi del lavoro e interessi del capitale. Come sempre, il tuo padrone è il tuo nemico.
Simone Bisacca