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Umanità Nova, numero 37 del 20 novmbre 2005, Anno 85

Per la libertà e l'eguaglianza
XXV congresso della FAI - mozioni


Quelle che vi proponiamo di seguito sono alcune mozioni su argomenti vari (solidarietà allo Scalo Migranti di Bologna e all'obiettore totale Mehmet Tarhan, contro la "Campagna sulla legalità" dello sceriffo Cofferati, in sostegno alle lotte della Val Susa e a quelle studentesche, sulle attività dei gruppi FAI), approvate durante il congresso della FAI di svoltosi dal 29 ottobre al 1 novembre a Carrara. La scorsa settimana abbiamo pubblicato la mozione finale dell'assemblea congressuale.


Solidarietà allo Scalo Migranti
Il XXV Congresso della FAI, aggiornato dai propri compagni attivi nello Scalo Internazionale dei Migranti e nel Coordinamento Migranti di Bologna e provincia, esprime la massima solidarietà e sostegno militante ai percorsi di lotta autogestita contro la Bossi-Fini e Turco-Napolitano, contro i CPT, contro il caporalato ed il lavoro nero, per la libera circolazione, il diritto alla casa ed ai servizi sociali.
Ritiene inoltre positivo ed indispensabile che questi percorsi di lotta crescano e si sviluppino orizzontalmente e dalla base, in piena autonomia da interferenze partitiche e gestionarie esterne ad esse e ne continuerà a sostenere la crescita dall'interno contribuendo a che l'azione di questi lavoratori non diventi corredo sociale di organizzazioni politiche che fanno della conquista e della gestione del potere il loro vero e primo scopo.
Per l'internazionalismo, la libertà e la giustizia sociale.


Il XXV Congresso della FAI, riunito a Carrara dal 29/10 all'1/11/2005, esprime solidarietà alla gente della Val Susa in lotta per la propria vita e per la propria valle e si impegna a rendere sempre più forte e incisiva la propria presenza attiva contro la devastazione del TAV.


Bologna: contro la "Campagna sulla Legalità"
La libertà e la giustizia sociale sono illegali

Il Congresso della FAI riunito a Carrara dal 29/10 all'1/11/2005, ribadisce l'avversione degli anarchici verso ogni forma di istituzione. Di fronte alla campagna poliziesca, politica e ideologica che il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, sta conducendo la nostra posizione è netta: Cofferati onora la sua carica di servitore dello stato negando ogni, seppur blanda, istanza di autonomia locale.
Il sostegno politico a Cofferati viene dalle forze politiche e sociali che costituiscono il blocco reazionario mentre contro Cofferati si stanno battendo tutte le realtà sociali di base.
Alle cronache nazionali sono arrivate solo le brutali operazioni contro gli accampamenti dei migranti ma la politica della giunta è contro la questione sociale a 360 gradi: la casa, il caro affitti, il lavoro nero, la vivibilità, i servizi sociali, i trasporti pubblici, gli asili, le scuole. Su ogni tema la politica della giunta ha sostenuto le leggi vigenti (comprese le famigerate leggi berlusconiane) e negato i bisogni sociali arrivando agli sgomberi (case occupate, scalo internazionale dei migranti, aree nomadi, baracche sia a Villa Spada che lungo il Reno), ordinando la repressione, l'intervento di polizia e carabinieri, emanando ordinanze "anti bivacco" che negano la libertà di vita notturna e di aggregazione giovanile.
Non passa settimana che non si manifesti l'insorgenza sociale attraverso sit-in di fronte alla sede municipale, blocchi del consiglio comunale, manifestazioni di piazza. La giunta municipale bolognese invoca ordine ed avalla le azioni repressive della magistratura bolognese che sta emanando centinaia di incriminazioni per atti di sovversione sociale.
Alle forze politiche che vorrebbero tenere un piede in due staffe, criticando la politica della giunta ma continuando a farne da stampella diciamo: scegliete e sciogliete le vostre ambiguità, noi lo abbiamo già fatto e in tempi non sospetti. Gli anarchici, infatti, attivi nelle lotte, al fianco degli sfruttati e degli oppressi, per la libertà e la giustizia sociale, non votano, rifiutano la partecipazione al sostegno delle istituzioni dello stato a qualsiasi livello.
A queste forze politiche ribadiamo: il vostro atteggiamento non fa altro che continuare a portare confusione fra i lavoratori, alimentando la pratica elettoralista e l'abitudine alla delega.
Se un mondo nuovo vedrà la luce potrà farlo solo attraverso la partecipazione, diretta e cosciente, di tutte e di tutti alla lotta sociale autoorganizzata ed autogestita.
Non vogliam servi, non vogliam padroni. L'uguaglianza sociale vogliamo.


Movimento contro la Moratti
Un movimento ha riempito le piazze, ha occupato scuole e università, contro la riforma Moratti. Riforma che, nel sistema dell'istruzione pubblica e dell'università, vuole affermare un modello di selezione sociale basato sulla frammentazione del sapere, sulla gerarchizzazione delle culture, sull'aziendalizzazione dei processi di apprendimento. Un modello che, se passasse porterebbe sia ad un'ulteriore accelerazione dei meccanismi di precarizzazione del lavoro, sia un rafforzamento delle divisioni di classe.
Il finanziamento reiterato alle scuole private, l'assunzione in ruolo di 12000 insegnanti di religione cattolica (imposti dalle diocesi), la liquidazione di fatto della figura dei ricercatori universitari con il conseguente dirottamento delle risorse economiche ai centri di ricerca delle facoltà private legati agli interessi dei potentati economici, la regionalizzazione dell'istruzione professionale e dei programmi di studi, evidenziano un progetto di sostanziale emarginazione della scuola pubblica, considerata non produttiva o destinata al più a contenitore di controllo e di alfabetizzazione di base.
Più che di riforma in realtà bisogna parlare di restaurazione.
Le mobilitazioni in atto in questi giorni hanno il merito di evidenziare gli effetti nefasti di questa restaurazione con l'adozione di metodi più idonei (occupazioni, autogestioni e manifestazioni), ma non riusciranno a raggiungere il loro obiettivo se non sapranno collegare il rifiuto della "Moratti" con i tentativi di riforma operati da Berlinguer, se non sapranno vedere in sostanza, le loro affinità evidenti, tese a subordinare il sistema "istruzione" alle esigenze del capitalismo.
Il XXV Congresso della FAI, che con i suoi aderenti partecipa alle mobilitazioni in atto, nel sostenere e solidarizzare con le lotte degli studenti, dei lavoratori della scuola, dell'università e dei sindacati di base indica nel superamento della scuola asservita al capitalismo, un passo fondamentale sulla via di una riformulazione del sistema di trasmissione dei saperi che abbia al suo centro la pratica della libertà e del rifiuto delle gerarchie: una scuola sociale per tutti autogestita da tutte le sue componenti.


Sulle relazioni dei gruppi e individualità FAI
Dalle relazioni presentate, in parte scritte, in parte orali emerge una attività della Federazione Anarchica radicata sul territorio e variegata. In tutta la penisola l'azione dei compagni e delle compagne della FAI si incentra attorno a più assi di lavoro:
1) La propaganda dell'anarchismo sia in termini teorici che storici e culturali.
2) La partecipazione, la promozione ed il sostegno ai movimenti popolari di lotta contro il padronato ed il governo, le loro politiche, i loro imperi.
3) La lotta contro la guerra permanente che sempre di più coinvolge e opprime le popolazioni del pianeta e contro la guerra interna che criminalizza qualsiasi opposizione sociale.
4) Il contrasto delle azioni politiche che vengono condotte da forze che vogliono raccordare e rendere compatibili le lotte sociali e le politiche di governo (sia della maggioranza che dell'opposizione) sviluppando e sostenendo forme di autogestione territoriale.
In particolare le politiche di governo vedono parimenti responsabili sia esponenti di destra (al governo nazionale ed i alcune regioni) che di sinistra (nella maggior parte delle amministrazioni).
Dalle relazioni svolte emerge l'anarchismo sociale della FAI che vede centinaia di militanti pienamente inseriti nel movimento dei lavoratori (in particolare nelle sue formazioni indipendenti dal quadro politico) in tutte le sue rappresentazioni materiali: dai movimenti sindacali di base; dai coordinamenti dei lavoratori migranti, in nero, precari; ai movimenti popolari che lottano contro il degrado ambientale, degrado accentuato dalle "grandi opere"; ai movimenti studenteschi.
Dalle relazioni svolte emerge con chiarezza come la campagna anti anarchica sia tesa a mettere a tacere una importante forza di contestazione dell'ordine costituito. Centinaia di denunce, incriminazioni e arresti, vogliono colpire i reati sociali: dalla propaganda alla controinformazione (attacchinaggio, manifesti, siti-web), dai picchetti per scioperi e occupazioni, alle manifestazioni di strada.

Solidarietà a Mehmet Tarhan
Il XXV congresso della FAI esprime la massima solidarietà al compagno turco Mehmet Tarhan che dall'8 aprile scorso è vittima delle persecuzioni da parte del suo paese in quanto obiettore totale. Arruolato a forza, è stato ripetutamente incarcerato per la scelta di non obbedire agli ordini che gli vengono impartiti.
Ad agosto è stato condannato a 4 anni di carcere con l'accusa di insubordinazione.
Dal 30 settembre porta avanti uno sciopero della fame di protesta contro i pestaggi e gli abusi che continua a subire.
Si invitano tutti i compagni e le compagne a fare iniziative di solidarietà con Mehmet, soprattutto nei luoghi ove siano presenti consolati turchi.



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