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Umanità Nova, numero 37 del 20 novmbre 2005, Anno 85

Torino
La carica di Tatangelo & C.


L'accanimento repressivo nella città della Mole non conosce soste. È di questi giorni la comunicazione del giudice per le indagini preliminari Prunas Tola che l'incidente probatorio richiesto dall'avvocato difensore di Massimiliano e Silvio, due anarchici in attesa di giudizio per "devastazione e saccheggio", è stata respinta. Ricordiamo brevemente i fatti. Il 18 giugno si tenne una manifestazione per denunciare la gravissima aggressione fascista avvenuta la settimana precedente al Barocchio. In quell'occasione una squadraccia penetrata nella notte nella casa occupata da anarchici alla periferia di Torino colpì a coltellate due di loro, Dino e Gallo, ferendo in modo grave quest'ultimo che dovette essere operato d'urgenza per la perforazione dell'intestino. La manifestazione del 18 giugno, dopo aver pacificamente attraversato il quartiere di San Salvario e aver raggiunto via Po, venne caricata per impedire ai manifestanti di attraversare la centralissima piazza Castello. Nella strada si diffuse il panico perché la polizia e i carabinieri spararono ingenti quantità di lacrimogeni. Nei primi minuti della carica vennero fermati quattro manifestanti, due dei quali, Massimiliano e Silvio, si erano attardati per aiutare gli altri due, Agnese e Andrea, che erano caduti a terra. Massimiliano, della FAI torinese, e Silvio trascorreranno due settimane in galera prima di essere liberati il 1 luglio con obbligo di firma. In quel momento le accuse nei loro confronti sono di resistenza e lesioni. Venti giorni dopo la manovra repressiva si estende e il PM dispone l'arresto di altri 10 manifestanti. L'inchiesta, che si allarga a comprendere anche i partecipanti ad un presidio di solidarietà ai migranti in rivolta al CPT-lager di corso Brunelleschi, investe in tutto venti persone di varie aree politiche.

A fine ottobre anche nei confronti di Massimiliano e Silvio vengono formulate le accuse di "devastazione e saccheggio". Un pacco-dono che in termini legali significa da 8 a 15 anni di reclusione.

Pilastro delle accuse nei loro confronti le menzogne di alcuni poliziotti che sostengono che i due li avrebbero aggrediti brandendo un tubo e un giunto. L'incidente probatorio richiesto dall'avvocato difensore consisteva nella ricerca delle impronte digitali dei due anarchici sul tubo e sul giunto. Il giudice, di concerto con il PM Tatangelo, ha giustificato il proprio rifiuto con l'asserzione che le impronte difficilmente sarebbero state reperite perché il tubo e il giunto erano stati toccati dalla polizia. In parole povere: la verifica non serve perché le "prove" sono state cancellate proprio da chi rivolge le accuse nei confronti dei due manifestanti. I due compagni, così come i poliziotti che hanno inventato l'accusa per giustificarne l'arresto, sanno bene che quelle impronte non potevano essere "cancellate" per il semplice motivo che non ci sono mai state, mentre non potevano non esserci quelle degli uomini in divisa che li accusano.

Non è certo il caso di stupirsi dell'ennesima porcheria in una montatura che poliziotti, pubblici ministeri, giornalisti e politici hanno imbastito per tentare di intimidire e tappare la bocca ad ogni voce critica in città. 

Per quel che ci riguarda il nostro impegno nella denuncia delle menzogne delle forze del disordine statale va di pari passo con quello nelle lotte sociali: dalla lotta al Tav a quella contro i CPT-lager; dall'intervento sui luoghi dello sfruttamento a quello per l'apertura di spazi di libertà.

I compagni e le compagne della Federazione Anarchica Torinese - FAI



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