Umanità Nova, numero 38 del 27 novmbre 2005, Anno 85
Se qualcuno avesse ancora dei dubbi sul tipo di manovra finanziaria
fatta da Tremonti, grazie agli ultimi aggiustamenti se li può
togliere tranquillamente: è una finanziaria fatta per
sopravvivere fino alle elezioni di aprile 2006.
Tremonti ha cominciato con una finanziaria da 20 miliardi in cui l'unica cosa che lasciava della finanziaria del suo predecessore Siniscalco erano gli 11,5 miliardi stanziati per ridurre il deficit rispettando gli impegni presi in sede europea ed ottenuti con tagli al pubblico impiego, alla sanità e agli enti locali.
Poi l'Unione Europea si è accorta di alcune delle fregnacce che le erano state propinate sul deficit 2005 (che avrebbe dovuto essere del 3%, ma che, avevano promesso, sarebbe stato poco superiore al 4% e che invece era arrivato al 4,5%) ed ha imposto una manovra correttiva sul 2005.
Tremonti allora si è inventato la manovra bis di 1,9 miliardi di Euro fatta di robetta, rinvio delle spese dello stato al 2006 (tanto si tratta di aspettare 2 mesi), anticipo al 2005 dei pagamenti di imposte che gli enti elettrici avrebbero dovuto fare nel 2006 e vendite di immobili pubblici. Insomma ha spostato al 2006 il buco che avevano scoperto nel 2005 ed ha evitato le rampogne dell'Unione Europea.
I buchi di bilancio però sono come le ciliegie, una tira l'altra. Così, coperto un buco se ne apre subito un altro. Si scopre, infatti, che vendere casa è difficile e comprarla lo è ancora di più. Invece dei sei miliardi che dovevano entrare dalle vendite degli immobili pubblici, sono entrati la miseria di 600 milioni. Sempre con la logica del "tiramo a campà" viene approntata in quattro e quattro sedici (quando i conti li fa Tremonti non si può mai sapere) una nuova manovra finanziaria per 6 miliardi, 2 nel 2005 e 4 nel 2006. I 2 miliardi del 2005 sono il solito spostamento al 2006 di 1 miliardo di spesa e la constatazione che 600 milioni di immobili li hanno già venduti e che almeno 400 li venderanno prima della fine dell'anno (e se non succede, pazienza, nel 2006 si vedrà). I 4 miliardi del 2006 sono fatti da riduzioni di spesa per 1,5 miliardi (tagli a ANAS e Ferrovie) e da "modifiche della base imponibile" per 2,5 miliardi.
Le "modifiche della base imponibile" vuol dire che qualcuno pagherà più tasse, anche se messo così non dice quasi nulla, visto che non si sa né chi ne pagherà di più né come verranno presi i soldi. Ma le tasse si pagano a giugno, dopo le elezioni, e fino ad allora non si saprà di certo.
Quanto ai tagli della spesa delle amministrazioni pubbliche sarà facilissimo verificarne l'incongruità: se fossero veri tutti quelli varati da Tremonti con queste finanziarie, nel 2006 vedremo i dipendenti pubblici entrare al lavoro portandosi le sedie degli uffici da casa!
Poi c'è stata la gestione della "sagra dello stanziamento" nel dibattito parlamentare. Ogni deputato e senatore presenta qualche proposta sulla destinazione dei fondi. In un anno elettorale questo è una necessità per tutti. La lettura delle migliaia di emendamenti presentati può risultare, a tratti, abbastanza divertente e dà un'idea dei gruppi di pressione, microlobby, interessi particolarissimi, che ci sono in Italia.
Si va dalla proposta di dare un distintivo a quelli di Gladio alla sovranità alimentare per le province autonome di Trento e Bolzano. La proposta di diminuzione di imposte o di finanziamenti agevolati o di stanziamenti per l'editoria locale e nazionale, per le emittenti radiotelevisive locali per i giornali locali, sono la norma, visto che dovranno sostenere gli onorevoli nella loro campagna elettorale.
In genere questi emendamenti sono tutti respinti. Alcuni però passano. È il caso di citare quelli percepiti da quella idrovora senza fondo di soldi pubblici che è la chiesa cattolica. Come era facile prevedere la regalia di 300 milioni di Euro, derivante dall'esenzione ICI per le attività commerciali di proprietà della chiesa, è stata inserita in finanziaria. Oltre a questo sono passati stanziamenti per le singole diocesi, convegni organizzati dalle parrocchie, restauri "architettonici" di conventi e monasteri e così via. Non è ancora chiaro come verranno coperte queste spese, ma, anche in questo caso, se ne può parlare dopo le elezioni.
Tanto per parlare di buchi, se ne è anche aperto un altro. Per far digerire la devolution ai parlamentari siciliani, il governo ha stanziato subito 953 milioni di Euro per l'isola ed ha stabilito che, dall'anno prossimo, almeno 500 milioni di imposte vadano direttamente alla Sicilia. Anche qui c'è il mistero su dove verranno presi i fondi.
Un'altra cosa che si sono dovuti inventare è dove trovare i soldi per pagare gli arretrati previsti nei quattro contratti del pubblico impiego già firmati ma non ancora applicati. Questi contratti comportano una spesa di 1,5 miliardi che si erano ben guardati dall'accantonare nel bilancio 2005. Sono allora ricorsi ad un escamotage tecnico: il tesoro ha un conto presso la banca d'Italia che usa per incassi e pagamenti. Questo conto, per ragioni prudenziali, non può andare sotto una certa cifra. Questa cifra minima era 15 miliardi: è stata ridotta a 10 ed ecco trovati i miliardi necessari per onorare i contratti del pubblico impiego (poi, nel 2006, si vedrà come rimpinguare il conto di tesoreria).
Le strategie di centro destra e centro sinistra appaiono così in tutta evidenza.
Viene data per certa la sconfitta di Berlusconi alle elezioni, l'unica cosa incerta è l'entità della vittoria del centrosinistra.
Se Berlusconi dovesse prenderle alla grande, la sinistra denuncerebbe il "gravissimo buco nei conti pubblici" per far digerire le politiche antisociali che si appresta a fare (riforma delle pensioni in primis) dandone la colpa a Berlusconi, il quale tuonerebbe, dalle sue televisioni contro la sinistra che aumenta le tasse (al contrario di lui che le diminuiva) e si preparerebbe a fare l'opposizione in attesa delle elezioni anticipate entro un paio d'anni.
Se non ci fosse troppo distacco tra i due schieramenti si lancerebbe "l'allarme Europa", si proporrebbe la politica dei sacrifici e si creerebbe una grosse koalition alla tedesca con la maggior parte dei partiti dentro.
Come al solito, chiunque vinca le elezioni, il conto pagheremo noi.
Fricche