Umanità Nova, numero 38 del 27 novmbre 2005, Anno 85
In questi ultimi anni le lotte per la libertà di circolazione e
contro le leggi razziste dello stato italiano si sono sviluppate e
radicate in tutto il paese ottenendo spesso risultati molto
incoraggianti.
In molte realtà locali si sono affermati percorsi di autorganizzazione delle lotte in cui gli immigrati sono stati protagonisti nonostante la stretta repressiva che è aumentata esponenzialmente insieme alla radicalizzazione dello scontro sociale.
Non bisogna dimenticare che oggi più che mai, gli apparati repressivi dello stato si scagliano contro chiunque provi a mettere in discussione le dinamiche di dominio con cui i potentati politici e le élite economiche vogliono schiacciare gli immigrati e tutti noi.
La criminalizzazione del dissenso passa anche attraverso il terrorismo di Stato che - complici i mezzi di comunicazione di massa - diffonde una percezione di insicurezza collettiva con l'equazione "immigrato = terrorista" che alimenta odio, razzismo e sospetto.
Dal Piemonte alla Sicilia, gli immigrati sono il bersaglio di retate, rastrellamenti, espulsioni di massa e deportazioni.
I Centri di Permanenza Temporanea continuano a perpetuare la loro funzione di internamento ed esclusione sociale attraverso pratiche di annientamento dei diritti umani.
Dopo anni di lotte, denunce, controinformazione e mobilitazione permanente, la questione dei CPT è ormai di pubblico dominio e non sono mancati episodi in cui la lotta ha prodotto veri e propri cortocircuiti tra i poteri dello Stato (processi e condanne a chi i CPT li gestisce e li sorveglia) o in cui si è ostacolata efficacemente la realizzazione di nuovi campi di internamento (come a Gradisca d'Isonzo) smascherando le ambiguità e le complicità bipartisan della classe dirigente.
La stretta connessione tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro è la dimostrazione che la clandestinità è una condizione giuridica sancita dall'ordinamento per garantire il massimo sfruttamento della forza lavoro immigrata da parte dei padroni italiani. La repressione è fatta anche di questo: nessuna tutela e nessun diritto per i nuovi schiavi dell'economia globale.
La repressione istituzionale, lungi dal limitare la sua azione entro
i confini dei singoli stati nazionali, è sempre più una
strategia globale.
Gli stati della Fortezza Europa uccidono alle frontiere migliaia di
persone: da un lato, foraggiando le mafie dei trafficanti di donne e
uomini o delegando il lavoro sporco a paesi compiacenti come la Libia
in cambio di armi e petrolio; dall'altro, attuando la propria azione
repressiva nei lager, con le deportazioni o sparando sulla gente,
così come la Spagna del socialista Zapatero.
Al di là del colore politico dei singoli governi, infatti, tutti gli schieramenti convergono su una linea di intolleranza che si esprime nell'applicazione di leggi razziste: in Italia la Turco-Napolitano è stata varata con i voti del Centrosinistra e sul suo impianto giuridico il Centrodestra ha costruito la Bossi-Fini. Questo accanimento ha prodotto rabbia e disperazione che si è tradotta spesso in rivolta: non si contano più infatti le fughe dai CPT, le insubordinazioni dei migranti, le proteste di piazza generalizzate, i tentativi di penetrazione in massa delle frontiere.
Da questo si comprende che la libertà è un bene prezioso che non può essere né elemosinato né inteso come merce di scambio a uso e consumo del dibattito elettoralista.
In questo senso, le lotte sociali sono un patrimonio dei movimenti sociali da rivendicare politicamente senza mendicare alcun condono-perdono.
La nascita di comitati autorganizzati in cui immigrati e italiani
lottano fianco a fianco per la rivendicazione di diritti che sono di
tutti, dimostra chiaramente che i risultati più significativi
sono il prodotto dell'azione diretta che non delega a nessun
professionista il compito di risolvere le emergenze e i problemi di chi
soffre sulla propria pelle la discriminazione.
È in questo percorso che ci siamo sempre riconosciuti ed
è lì che realizziamo quotidianamente il nostro desiderio
di libertà, uguaglianza e giustizia sociale.
La manifestazione del 3 dicembre a Roma è una scadenza
importante nella quale introdurre i contenuti dell'anarchismo sociale
che vivono da sempre nelle lotte contro ogni razzismo, contro le
frontiere, contro gli stati e il capitalismo, per la libertà di
tutte e di tutti di vivere ovunque e realizzare la propria esistenza.
Facciamo appello a tutti coloro che si riconoscono in questo percorso
per costruire uno spezzone anarchico e libertario che porti in piazza
le ragioni, le proposte, le idee e le esperienze concrete di chi lotta
per una società di liberi/e e uguali in cui solidarietà e
internazionalismo spazzino via la cultura del dominio, dell'oppressione
e dell'esclusione.
- Per la chiusura definitiva dei Centri di Permanenza Temporanea e dei Centri di Identificazione.
- Per l'abolizione della legge Bossi-Fini, della Turco-Napolitano e di ogni normativa razzista.
- Per la libertà di movimento di tutte e tutti, contro ogni
frontiera, contro ogni galera, contro le espulsioni e le deportazioni
individuali e di massa.
- Contro lo sfruttamento dei migranti che trova fondamento
nell'inammissibile legame tra permesso di soggiorno e contratto di
lavoro.
- Contro la precarietà economica ed esistenziale che affligge tutti, stranieri e non.
- Contro tutte le guerre, gli eserciti e il militarismo che spargono nel mondo distruzione, fame e povertà.
- Per il diritto all'asilo politico esteso a tutti e per la costruzione
di reti di solidarietà e accoglienza autogestite.
- Contro la criminalizzazione del dissenso e le provocazioni
poliziesche, per l'autorganizzazione delle lotte sociali e la difesa
del loro valore politico, per l'azione diretta e l'internazionalismo.
- Contro ogni razzismo, contro ogni fascismo, contro la devastazione sociale e ambientale, per l'autogoverno del territorio.
- Per la libertà, l'uguaglianza, la giustizia sociale.
Commissione Antirazzista della Federazione Anarchica Italiana - FAI
fai@antiracism@libero.it
www.federazioneanarchica.org/antirazzista
Per info sullo spezzone anarchico del 03/12 a Roma: tel. 338 4802773