testata di Umanità Nova

Umanità Nova, numero 38 del 27 novmbre 2005, Anno 85

Livorno, Milano, L'Aquila, Trieste: studenti in lotta
Scuole e università tra occupazioni e cortei



Livorno. Contro la riforma, la finanziaria, la repressione, il militarismo, la devastazione in Val Susa
Lo scorso anno scolastico a Livorno la protesta studentesca è stata Caratterizzata da disorganizzazione, mancanza di capacità di coordinarsi realmente tra studenti delle varie scuole e da un'apatia generale causata anche dalla rassegnazione che regnava all'interno del Coordinamento dei Collettivi Studenteschi Livornesi. Nonostante durante l'anno precedente si fossero dissolti in ogni istituto i collettivi studenteschi che formavano il Coordinamento, quest'anno, già dalla fine di settembre gli studenti medi hanno cominciato a riorganizzarsi nel Coordinamento Studentesco Livornese. Il Coordinamento è riuscito fin da subito a organizzare efficacemente in ogni istituto la protesta studentesca contro la riforma Moratti e la legge finanziaria. Il 17 di ottobre tutte le scuole superiori della città sono entrate in autogestione per una settimana, organizzando anche dibattiti su questioni locali, come sul problema degli spazi sociali con la partecipazione del CSA Godzilla. Il 21 ottobre una delegazione del Coordinamento ha partecipato a Roma prima al corteo dei sindacati di base e poi alla manifestazione studentesca sotto il MIUR che è stata caricata brutalmente per un lancio di uova. Il 26 ottobre a Livorno un corteo al quale hanno partecipato anche alcuni universitari di Pisa ha sfilato per le strade della città per sensibilizzare la popolazione contro la riforma Moratti, la finanziaria e la repressione che, dalla protesta studentesca alla Val di Susa, passando per piazza Maggiore, cerca di spezzare la contestazione con la violenza. Un altro corteo studentesco il 10 novembre si è mosso per le strade del centro non solo contro la riforma, la finanziaria e la repressione ma anche per esprimere una protesta antimilitarista in opposizione alle commemorazioni che si sono svolte in città per il 4 novembre e per l'anniversario di El-Alamein. Quest'ultimo corteo ha visto un forte calo numerico rispetto al precedente nonostante abbia avuto successo sul piano della visibilità. L'iniziativa ha visto la partecipazione della Sinistra Giovanile e dei Giovani Comunisti i quali temevano probabilmente che una simile protesta potesse rimanere a lungo fuori dalla portata della lunga mano dei partiti. Probabilmente questo calo numerico non è soltanto dovuto alla pressione di insegnanti e genitori, ma anche al fatto che entrambe le manifestazioni sono state organizzate all'interno del Coordinamento e quindi proposte come dall'alto a degli studenti che si sentivano solo passivi spettatori. Le tendenze anarchiche e libertarie all'interno del Coordinamento Studentesco Livornese hanno portato da alcuni giorni alla nascita del Collettivo Anarchico Libertario Giovanile che cercherà soprattutto di riunire e dare visibilità alla componente anarchica della protesta studentesca. Obbiettivo attuale del Coordinamento Studentesco Livornese è quello di mantenere la propria autonomia, e quello di ricostituire i collettivi studenteschi nelle scuole in modo da creare un Coordinamento che non cali dall'alto le iniziative politiche ma che sia veramente espressione degli studenti che vogliono mobilitarsi.
Dario Antonelli

Milano: dalla statale dis-occupata
Dopo 15 anni dall'ultima occupazione e dopo lunghi anni di nulla politico in ambito universitario - basti pensare che tranne un tentativo di mobilitazione contro la guerra non si ricordano collettivi con una partecipazione superiore alla decina - il pomeriggio del 28 ottobre l'Università Statale di Milano viene occupata da molte centinaia di studenti provenienti da un presidio indetto contro la preannunciata, ma poi non realizzata, visita del Ministro della D-Istruzione Moratti ad un altro ateneo milanese. Un'occupazione in qualche modo spontanea che vede totalmente rilegati ai margini i vari collettivi universitari preesistenti, ma che nasce in un'assemblea e che per tutta la sua durata viene gestita dalla collettività degli occupanti riuniti in due assemblee giornaliere, con partecipazione ampia e molto variegata, in cui tutti i gruppi di lavoro costituitisi sono chiamati a relazionare e in cui vengono discussi tutti i vari problemi, sia pratici che teorici. Vari in questi giorni sono stati i tentativi da parte di alcuni personaggi di mettere un cappello alla lotta, tentativi però arginati dal momento assembleare anche se con alcune difficoltà.
L'occupazione ha luogo nella sede di via Festa del Perdono, dove sono situati i corsi di laurea di storia, lettere, filosofia, geografia e legge, ma vede la partecipazione di studenti provenienti da tutti gli Atenei milanesi, dove grazie alle mobilitazioni in corso sono nati in questi giorni molti collettivi di facoltà.
L'assemblea degli occupanti ha da subito rivendicato i percorsi e le battaglie che già da tempo le facoltà occupate e ribelli di tutta Italia stanno portando avanti, riconoscendo un passaggio fondamentale della lotta nella manifestazione del 25 ottobre a Roma che ha visto la partecipazione di 150.000 tra studenti medi e universitari, ricercatori e docenti uniti contro la riforma Moratti e la precedente riforma Zecchino (centrosinistra); ha condannato la repressione portata avanti contro chi costruisce percorsi di riappropriazione di spazi e di libertà come gli studenti di Bologna; ha riconosciuto la necessità di rivendicare l'accesso alla cultura, la casa, la mobilità, la sanità, un reddito adeguato…
All'interno delle cinque aule occupate si sono aperti spazi di dibattito e confronto su cultura, lavoro, precarietà sociale, clericalismo, guerra ed ovviamente sulle riforme universitarie.
Diversi sono stati i tentativi intimidatori in questi giorni da parte del rettore e del senato accademico (compresi gli atteggiamenti ambigui se non espressamente contrari tenuti dai rappresentati della Sinistra Giovanile), e le provocazioni da parte di CL giunta in forze da tutta Milano con volantini e giornalisti al seguito. Forse proprio la forte presenza ed invadenza dei ciellini negli ultimi anni in Statale ha fatto sì che ampio spazio abbia trovato l'anticlericalismo in tutte le sue forme, unico punto su cui tutti gli occupanti si sono sempre trovati uniti.
Dopo una partecipata assemblea cittadina in cui è stato presentato un documento di diverse pagine discusso e fatto proprio dall'intera Assemblea degli Studenti della Statale Occupata che vuole essere una piattaforma critica e rivendicativa ed una proposta politica per tutto il movimento studentesco ed universitario, lunedì 7 novembre si è deciso di restituire alla didattica gli spazi occupati mantenendo tuttavia l'occupazione permanente di una grande aula in cui il percorso iniziato continua e si allarga.
Di seguito è riportato il documento approvato dall'assemblea generale degli studenti occupanti.
SelVa

Università statale occupata
La Legge Moratti è solo l'ultima tappa di una politica che mira allo smantellamento dell'istruzione pubblica, iniziata già con l'autonomia finanziaria (1990), la riforma Zecchino (centro-sinistra) e poi proseguita con la legge 270 (sempre della ministra Moratti).
Ci opponiamo alla Legge Moratti che:
- Istituzionalizza la precarietà che già dilaga nella ricerca, minando così le basi su cui poggiano la didattica, la cultura e l'intero sviluppo socio-economico.
- Sottomette l'Università alle ingerenze del finanziamento privato. Inserisce nel corpo docente figure sotto il completo controllo delle aziende, senza alcuna garanzia delle effettive competenze.
- Crea un doppio canale universitario: atenei d'eccellenza per pochi e di massa per tutti gli altri.
- È l'ennesimo oscuro ed inapplicabile sconvolgimento begli ordinamenti didattici che l'Università subisce.
Denunciamo:
- Il progressivo abbassamento della qualità didattica.
- L'intensificazione dei ritmi di studio e di frequenza, causa dell'esclusione di tutti coloro che non sono in condizione di dedicarsi allo studio a tempo pieno.
- I criteri di finanziamento degli Atenei, proporzionali al numero degli iscritti che spingono le università a considerare gli studenti come fonti di profitto.
- I continui tagli ai finanziamenti all'Università e all'Istruzione.
Rivendichiamo:
- Una reale garanzia del diritto allo studio.
Ciò implica:
- un drastico aumento dei finanziamenti pubblici
- la garanzia di strutture didattiche adeguate
- la disponibilità di alloggi nella misura necessaria
- la riduzione dei prezzi dei libri di testo ed un sistema di prestito efficace
- considerevoli agevolazioni e convenzioni con il trasporto pubblico a beneficio degli studenti
- Un'Università laica, aperta, accessibile a tutti e di qualità, dove la didattica e la ricerca siano libere da logiche di mercato.
- Il riconoscimento dell'Università come istituzione pubblica centrale nella produzione e diffusione del sapere nell'intera società.
- L'assunzione a tempo indeterminato con standard salariali accettabili di tutti i lavoratori.
- Un reale accesso alla cultura: il tesserino deve essere il nostro biglietto al cinema, a teatro, nei musei etc. etc.

L'Aquila: studenti, precari, lavoratori insieme nella lotta
La controinformazione relativa a riforma scolastica, legge 30 e legge 53 procede ormai nelle scuole e nelle Università aquilane da oltre un anno, quando se ne sono cominciati a vedere - e a prevedere - gli effetti nella scuola primaria. È fin troppo ovvia la manovra che, attraverso uno stretto collegamento di natura privatistica e classista, lega le tre leggi: creare ulteriori condizioni per depotenziare la gestione pubblica a favore dell'impresa privata. L'Abruzzo è, come tante altre regioni meridionali, una delle più colpite. La L. 30 ha permesso ad imprenditori e geni della finanza locali di smantellare quasi tutti i nuclei produttivi – meccanica, elettronico, telecomunicazioni, agricoltura – nel giro di un paio d'anni, avvalendosi del diritto di non dover per forza rinnovare contratti o di poter chiedere la cassa d'integrazione, portando le loro imprese dove possono intascare finanziamenti pubblici o più semplicemente dove la manodopera costa meno (vedi il caso del polo elettronico aquilano). Questo stato di cose ha visto il rafforzarsi di un legame solidale tra lavoratori, precari e studenti e di una compartecipazione determinante nell'affrontare le situazioni di protesta e sostegno reciproco. L'attività dei Comitati di Base Studenti Libertari ha essenzialmente lavorato per creare le condizioni per la nascita di una rete libertaria che stringa attorno a sé tutte le categorie sociali, dagli studenti ai lavoratori, attraverso l'attività di sensibilizzazione dei primi nei luoghi di lavoro e viceversa, della partecipazione attiva all'elaborazione di idee e prassi propositive e non solo resistenziali. Mentre le università private – di preti e imprenditori - continuano a beneficiare di finanziamenti pubblici e a sfuggire al "controllo" dello stato, attraverso la L.53 gli atenei di provincia, come i nostri, saranno costretti ad aprire le porte alle imprese (quali tra l'altro, dato che qui non ce ne sono più?), da cui riceveranno finanziamenti per la sopravvivenza e di cui subiranno il controllo, sulla ricerca così come sulla didattica. Nonostante la difficile situazione che la regione vive (il numero dei tagli al personale scolastico/universitario stimato è spaventoso) non si è vista una forte motivazione – a parte qualche eccezione – alla mobilitazione. A chiedere l'abolizione immediata delle tre leggi si sono visti il Collettivo Studentesco Indipendente, i Comitati di Base Studenti Libertari, Laboratorio Politico ed UniCobas Scuola. Partiti e sindacati di stato continuano a diffondere l'idea della "corretta" modifica da apportare alle leggi, per rendere migliori (ovviamente una volta andati al governo) provvedimenti che altro non fanno che creare disparità sociali, geografiche, economiche e culturali. Nelle scuole e nelle università la sensibilizzazione alle tematiche continua per interesse del Collettivo Studentesco Indipendente e Comitati di Base Studenti Libertari, che invitano tutti a non ascoltare rappresentati e segretari e a riprendersi gli spazi e la cultura che giorno dopo giorno continuano a sottrarci. Sull'abrogazione delle tre leggi martedì 22 novembre si è tenuta a L'Aquila una manifestazione con studenti e ex Lavoratori Socialmente Utili di tutta la regione.
Comitati di Base Studenti Libertari

Trieste: aula magna occupata e lezioni in "piazza"
Anche a Trieste la protesta contro la riforma Moratti si è fatta sentire: il 25 ottobre un presidio, indetto dal gruppo "Protesta Scientifica" (che riunisce studenti di diverse facoltà dell'ateneo triestino e ricercatori della Sissa), si è trasformato nell'occupazione dell'aula magna dell'edificio H3 all'interno dell'università. L'occupazione è durata quattro giorni, durante i quali sono state svolte assemblee, concerti, proiezioni..., e soprattutto è stato avviato un percorso di mobilitazione che sta continuando ancora oggi. Il 16 e 17 novembre sono state fatte due assemblee aperte, una sul tema della privatizzazione dei servizi (G.A.T.S. e direttiva Bolkenstein), la seconda sulla precarizzazione della cultura e del lavoro. Il 25 novembre, in occasione dello sciopero generale dei sindacati concertativi, anche gli studenti scenderanno in piazza contro la privatizzazione del sapere e della cultura e contro il precariato. A Trieste verranno tenute delle "lezioni" in piazza da parte dei ricercatori, per dimostrare che i saperi possono e devono essere trasmessi orizzontalmente e gratuitamente.
All'interno del gruppo "Protesta Scientifica" ci sono diversi compagni anarchici, che in questo periodo hanno cercato di trasmettere l'idea e il metodo libertario agli altri studenti che si sono mobilitati. Per quanto riguarda i criteri decisionali, fin da subito è stato scelto da tutti il metodo assembleare  e orizzontale; invece sulle proposte teoriche è stato difficile improntare un discorso di carattere ampio, che non si fermasse alla riforma, ma che portasse una critica globale a tutto il sistema universitario. Difficile perché il gruppo "protesta scientifica" non ha un'identità specifica (anzi, dentro vi sono dai disobbedienti ai marxisti, ma soprattutto studenti senza una precisa ideologia politica) e, per evitare di frantumarsi, non ha mai affrontato un discorso teorico più avanzato di un semplice volantino.
I compagni presenti nella mobilitazione hanno presentato all'assemblea un documento che è stato ignorato (da alcuni coscientemente, da altri per semplice pigrizia mentale) ed hanno perciò deciso di sottoscriverlo come "Anarchici dall'aula occupata H3".
Riguardo al discorso nazionale, alcuni studenti del gruppo stanno tentando di costruire un dibattito riguardo al documento uscito dall'assemblea di Roma del 6 novembre scorso, in modo da portare avanti una riflessione generale sul sistema universitario e culturale in Italia.
La mobilitazione studentesca, pur con tutti i suoi difetti intrinseci e non, per il momento continua, e nemmeno l'approvazione della riforma Moratti è  riuscita a fermarla. Sembra poco, ma (chi partecipa attivamente da anni alle lotte studentesche lo sa bene) non lo è.
Raffaele




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