Umanità Nova, numero 39 del 4 dicembre 2005, Anno 85
Fin dal suo apparire, nel gennaio del 2004, la "direttiva Bolkestein",
non ha avuto vita facile e il cammino verso la sua definitiva
approvazione si è presentato irto di ostacoli. Nella scorsa
primavera il provvedimento aveva subito un nuovo rallentamento causato
dal "no" dei francesi alla proposta di Costituzione Europea e questo
aveva costretto i burocrati di Bruxelles a programmare un ripensamento
del contenuto della direttiva.
Nonostante tutto, il 22 novembre scorso la Commissione per il Mercato Interno del Parlamento Europeo ha approvato, con 25 voti a favore, 10 contrari e 5 astenuti, il testo che verrà presentato (all'inizio del prossimo anno) al Parlamento in seduta plenaria per la ratifica definitiva.
Il provvedimento prevede una serie di meccanismi di facilitazione per le imprese europee intenzionate ad operare all'interno degli stati membri dell'Unione. Si tratta di misure per la semplificazione amministrativa, per la facilitazione delle autorizzazioni, per la cancellazione di prescrizioni restrittive derivanti da particolari legislazioni nazionali. In particolare, la parte maggiormente contestata è quella che riguarda il cosiddetto "principio del paese di origine". Fino ad oggi i capitalisti avevano delocalizzato le loro imprese, spostandole in paesi dove il costo del lavoro e la tassazione gli garantivano più alti profitti. Da domani aumentare i guadagni sarà ancora più semplice in quanto all'impresa, e quindi ai lavoratori, verrà applicata la legislazione del "paese d'origine" e non quella dello stato dove essa opera.
Il testo passato in Commissione prevede che dalla direttiva siano esclusi i servizi pubblici compresi nei settori della salute, degli audiovisivi e delle scommesse, ma solo se si tratta di servizi di interesse generale che non sono aperti alla concorrenza: come dire che la direttiva non si applica ai settori sotto il controllo monopolistico dello stato, ovvero una cosa scontata. Anche perché, negli ultimi anni, la maggior parte delle aziende statali sono state privatizzate e di pubblico è rimasto ben poco. Per esempio le aziende che forniscono energia e acqua sono tra quelle interessate alla direttiva Bolkestein.
Il bottino a portata di mano dei capitalisti si presenta quindi decisamente ricco se si tiene conto che dell'enorme volume di affari che gira intorno al settore dei servizi.
Un provvedimento del genere non verrà certamente usato per abbassare i prezzi o per migliorare la qualità e l'efficienza dei servizi, come falsamente affermano i suoi sostenitori, ma verrà sfruttato solo per aumentare i profitti a scapito dei diritti dei lavoratori e di tutti i cittadini, come arma di ricatto per precari e disoccupati e come un ulteriore mezzo di controllo del mercato del lavoro.
L'opposizione al provvedimento ha visto convergere nazionalisti (Le Pen ha stilato un duro comunicato) e alcuni conservatori, come la responsabile per gli Affari Europei del governo francese che ha affermato categorica: "in Francia si applicherà il diritto del lavoro francese". I più contenti invece sono stati i capitalisti dei paesi recentemente entrati nell'UE e di quelli che entreranno in futuro che già prevedono affari d'oro. Più sfortunati i bookmaker inglesi, che hanno protestato perché non possono allargare il loro giro di scommesse a causa della legislazione sul gioco d'azzardo che in Italia è monopolio statale.
Tra i più entusiasti fan nostrani della direttiva ci sono la Margherita e Di Pietro ma anche una parte dei DS. Più realista del re, Giorgio La Malfa (Ministro per le politiche comunitarie), ha addirittura proposto al Governo di applicare i principi della direttiva ancora prima della sua approvazione. Ma, con le elezioni all'orizzonte, l'esecutivo di Berlusconi ha fatto finta di nulla.
Il 15 di ottobre si è svolta a Roma una manifestazione che aveva al primo punto della sua piattaforma la richiesta del ritiro della "direttiva Bolkestein". Una iniziativa che però ha avuto tra i suoi sostenitori, anche rappresentanti istituzionali degli Enti Locali e partiti e sindacati dell'area del centro-sinistra. Proprio la stessa area che, nelle primarie del giorno dopo, ha eletto a proprio leader Romano Prodi, vale a dire colui che ha tenuto a battesimo la direttiva Bolkestein durante il suo mandato presidenziale europeo.
I tempi di applicazione di un provvedimento del genere non saranno velocissimi, gli esperti ipotizzano la fine del 2010, anche se le possibilità di opporsi con successo sono davvero ridotte al minimo e sicuramente non passano attraverso i giochi politici portati avanti dai riformisti italiani o europei.
Intanto, l'ex commissario europeo Frits Bolkestein, è entrato nel Consiglio di Amministrazione della compagnia aerea "Air France-KLM". Non sappiamo se gli verrà applicato un contratto francese oppure olandese ma, siamo pronti a scommettere, che sarà quello a lui più favorevole.
Pepsy