Umanità Nova, numero 39 del 4 dicembre 2005, Anno 85
In questi giorni siamo di fronte ad una immagine (finalmente!) di ferma coerenza da parte del sempre presente ministro Storace.
Ancora non ci è chiaro per quale motivo un altro ministro abbia voluto metterlo in difficoltà ma parleremo anche di questo quando ne sapremo qualcosa di più.
Per ora ci interessa mettere in luce come questo ministro, bistrattato sempre più spesso dalle donne, sia, in effetti, un uomo "tutto d'un pezzo".
La recente vicenda sul latte per neonati della Nestlè inquinato da Itx, rimasto sui banchi dei supermercati per mesi dopo che si era accertata la presenza della sostanza inquinante, ci mostra una somma coerenza. Se con la legge sulla procreazione assistita è stato affermato che l'embrione è "uno come noi", perciò soggetto di diritto come qualsiasi adulto è ovvia e naturale conseguenza che anche il bambino nato deve essere "un consumatore come noi" perciò soggetto alle leggi del mercato: essere inquinato, preso in giro, sfruttato.
Da tempo ci ricordano che il bambino non nato non è in grado di decidere (ma, detto per inciso, neppure le donne, tanto è vero che libera scelta ed autodeterminazione sono parole cancellate dal vocabolario). Ci ricordano che è titolare di diritti (mentre la mamme hanno solo doveri, ma anche questa è una inezia).
Per quale ragione al mondo, dunque, se l'embrione e il bambino sono soggetti di diritti come gli adulti, devono sottrarsi ai loro doveri? E quali sono i diritti ed i doveri di tutti: consumare, consumare, consumare, possibilmente ad occhi chiusi.
Suvvia cosa sarà mai un po' di Itx nel latte dei bambini?
Comunque potrebbe, in futuro, rivelarsi un aiuto: presso le classi agiate dell'antica Roma era molto diffusa la sterilità a causa dell'inquinamento da piombo di cui erano fatti i contenitori di cibi e bevande. Il ministro Storace impedisce l'aborto ma non si può certo dire che non faccia nulla per la contraccezione delle future generazioni…
R.P.