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Umanità Nova, numero 40 dell'11 dicembre 2005, Anno 85

La Conferenza di Palermo sulle droghe
Grande spot proibizionista



Per motivi tecnici legati ai tempi di chiusura redazionale di Umanità Nova, questo articolo viene scritto prima ancora che sulle agenzie di stampa siano apparsi i primi resoconti sulla "Conferenza nazionale sui problemi connessi alla diffusione delle sostanze stupefacenti" di Palermo, ma è fin troppo facile prevedere quali saranno gli esiti di questo appuntamento. In teoria, le conferenze governative sulle droghe (istituite dalla Legge Craxi-Jervolino del '91) dovrebbe essere "un momento di riflessione e confronto fra istituzioni, Regioni, operatori e associazioni che si occupano di tossicodipendenza per delineare una strategia di intervento sulle problematiche ad essa connesse", ma in effetti la Conferenza di Palermo si presenta come una grande kermesse proibizionista destinata a fare il volano per la famigerata Legge Fini. 

Proprio questo dichiarato legame tra le tre giornate di Palermo e la prossima approvazione della nuova legge antidroga ha costretto molti degli interessati a disertarla, nonostante la disinvoltura con cui il Governo ha offerto ai partecipanti degli altissimi rimborsi spese. Così hanno assicurato la loro presenza solo i ministeri interessati, le comunità terapeutiche schierate su posizioni ultraproibizioniste (come San Patrignano e la Comunità Incontro di Don Gelmini, legato ai fascisti da quando il loro partito si chiamava ancora MSI) e i Radicali (che non perdono mai l'occasione di fare gli oppositori di Sua Maestà), mentre hanno declinato l'invito la maggior parte delle comunità (tra cui Cnca, Exodus, il Gruppo Abele, Libera e lo stesso Coordinamento delle comunità terapeutiche siciliane) e le società scientifiche del settore (Itaca Italia e società italiana alcologia e Società italiana tossicodipendenze). Perfino gli enti locali, i sindacati di regime CGIL-CISL-UIL e le organizzazioni giovanili palermitane hanno deciso di non farsi vedere. La Conferenza Governativa ha tra l'altro provocato una spaccatura all'interno di Federserd, la Federazione degli operatori dei Sert. 

Il presidente Alessandro Coacci (in quota AN) aveva garantito la presenza a Palermo. Ne è seguito un duro scontro fra Coacci e il direttivo della federazione e alla fine Coacci ha dovuto dare le dimissioni. Come possono facilmente immaginare i nostri lettori, tutti questi "disertori" non sono certo animati da pulsioni particolarmente garantiste o libertarie, ma per vari motivi (ad esempio, nel caso delle società scientifiche la propria credibilità internazionale) non vogliono essere legati ad un appuntamento propagandistico concepito per lanciare una nuova normativa antidroga segnata dalle più bieche ed irrazionali pulsioni liberticide della Destra.

In Italia non c'è evidentemente nessuna emergenza - droghe ed il consumo di sostanze stupefacenti (tra cui anche i derivati della cannabis) è già abbondantemente sanzionato anche dalla legge attualmente in vigore (ritenuta dalla stessa Commissione Europea una delle più severe della UE), ma quella del fascista Fini per le droghe è notoriamente una vera ossessione. Già dagli inizi della legislatura, il leader fascista aveva deciso di fare della lotta alla droga una priorità di governo, portando nel 2003 all'approvazione del Consiglio dei ministri di un disegno di legge in 120 articoli che si muoveva su tre direttrici. Innanzitutto, l'eliminazione di ogni distinzione tra droghe leggere e pesanti. "La leggerezza di alcune droghe non esiste" era ed è l'opinione di Fini. Poi, l'inasprimento delle pene non solo per gli spacciatori ma anche per i consumatori. Le stesse sanzioni previste per lo spaccio venivano reintrodotte anche per il consumo personale. Infine, l'istituzionalizzazione delle comunità di recupero, che una volta registrate in un albo speciale, dovrebbero stipulare convenzioni con le regioni e con il ministero della Giustizia, per certificare i tossicodipendenti e "accogliere" le vittime della nuova normativa. Queste proposte, peraltro, sono agli antipodi di quelle attualmente in discussione negli altri paesi d'Europa. Proprio la scorsa settimana, il durissimo ministro francese dell'Interno, Nicolas Sarkozy ha manifestato ieri la sua intenzione di cambiare la legge sull'uso della cannabis, legge che risale ormai al 1970, sostituendo le pene detentive con pene pecuniarie sistematiche, di cinque diverse tipologie a seconda dell'entità del reato che comunque in questo modo sarebbe decriminalizzato, mentre in Gran Bretagna il ministro Charles Clarke, ha detto potrebbe essere fissata a poco più di 500 spinelli (circa 125 grammi) la quantità di cannabis consentita per consumo personale e non soggetta ad un'incriminazione per spaccio di sostanze stupefacenti e alle sanzioni penali previste dalla legge.

Forse anche proprio per il fanatismo delle proposte di Fini, in questi due anni la legge si è incagliata tra le commissioni di Camera e Senato. Così la riforma è stata affidata ora alle cure del ministro per i Rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi, dell'Udc, che ha tirato fuori dal cappello una proposta di stralcio snello da 20 articoli per riproporlo al Governo e quindi alle camere. 

Il cosiddetto stralcio Giovannardi riprende tutti i punti più discussi del contestatissimo ddl Fini. Prevede infatti una sostanziale equiparazione tra spacciatori e consumatori e unifica le cosiddette tabelle delle pene per detenzione di stupefacenti. In questo modo, la pena dai sei ai 20 anni (più alta, peraltro, dei quelle attualmente in vigore per stupro, tentato omicidio e rapina) prevista per il narcotraffico internazionale è uguale a quella per chi viene trovato con più di 250 milligrammi di principio attivo di cannabis (dai cinque ai dieci grammi di fumo) o con più di 500 milligrammi di principio attivo di cocaina (a cui i fascisti hanno deciso evidentemente di offrire un trattamento di favore). Per chi viene trovato in possesso di quantità inferiori a quelle definite dalle tabelle governative, sono previste invece pesanti sanzioni amministrative (ritiro della patente, del passaporto etc), ma per la nuova normativa l'"uso personale" verrà considerato tale solo quello fra le mura di casa e "a condizione che non costituisca un pericolo per gli altri". Inoltre, verrebbe consentito anche ai servizi privati, comunità di recupero comprese, di certificare lo status di tossicodipendenza e di mettere a punto piani terapeutici a cui gli interessati non potrebbero sottrarsi, se non finendo in carcere.

Il testo dello stralcio è già predisposto per il voto di fiducia ed è tutt'altro che uno stralcio. Dai 106 articoli originari, ne sono rimasti 20, e il 20esimo contiene ben 28 commi che sono, nella sostanza, articoli che concentrano il peggio del ddl Fini (tra cui le famigerate tabelle unificate). 

La Conferenza di Palermo è probabilmente destinata a passare alla storia come il battesimo della ferocissima e insensata Legge Fini. Dopo le polemiche sull'aborto, è fin troppo evidente che la Destra ha deciso di risollevare le proprie incerte fortune elettorali cercando di farsi portavoce di una sorta di moral majority italiana assetata di proibizioni e di galera. Mentre i partiti del centrosinistra fanno finta di nulla e guardano da un'altra parte, sono solo i movimenti libertari che possono arrestare questa deriva oscurantista che avrà come unici risultati quello di riempire le galere (e le comunità-lager) di poveri disgraziati e di far levitare i guadagni della criminalità organizzata che si finanzia e prospera proprio grazie alle politiche proibizioniste. Le iniziative contro la Conferenza di Palermo organizzate dai gruppi antiproibizionisti in tutta Italia con la quasi totale assenza delle forze politiche istituzionali fanno comunque pensare che la strada per Fini e per i suoi complici potrebbe essere tutt'altro che priva d'ostacoli. 

robertino






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