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Umanità Nova, numero 41 del 18 dicembre 2005, Anno 85

Affondo proibizionista
Droghe: il flop della conferenza di Palermo e la crociata di Fini


La Quarta Conferenza nazionale sulle droghe di Palermo (che si è tenuta nel capoluogo siciliano dal 5 al 7 dicembre) è stata concepita sin dall'inizio come una kermesse propagandistica dal Governo, con l'unico vero obiettivo di creare un evento mediatico a sostegno dello stralcio dell'ultraproibizionista Legge Fini che, secondo i piani  dei fascisti, dovrebbe essere approvato entro gennaio-febbraio.

Il cosiddetto Stralcio Giovannardi in realtà non è altro che una versione concentrata del criminale disegno di legge Fini basato sull'equiparazione tra droghe leggere e droghe pesanti, sull'inasprimento delle sanzioni, sul confine tra spaccio e detenzione personale fissato da tabelle che definiscono per ogni sostanza un limite quantitativo inderogabile e sulla trasformazione delle strutture private in una sorta di polizia antidroga parallela. Le sanzioni amministrative (per uso personale, cioè per possesso di quantità di sostanze inferiori a quelle indicate nelle tabelle) prevedono la sospensione della patente, del porto d'armi, del permesso di soggiorno e il sequestro del motorino, mentre quelle penali vanno da sei a venti anni di carcere che possono essere ridotti a pene da uno a sei anni di carcere per i cosiddetti casi di lieve entità. La detenzione, però, potrebbe essere evitata a patto che il malcapitato accetti di entrare in una comunità di recupero nel caso in cui la pena non superi i sei anni. L'unificazione delle tabelle con l'equiparazione delle sostanze, le pene per consumo e detenzione assimilate allo spaccio da sei a venti anni di carcere per il possesso di 250 milligrammi di principio attivo della cannabis, la certificazione dello stato di tossicodipendenza affidata a strutture private e la demonizzazione del metadone sono solo alcune delle perle dello Stralcio Giovannardi che avrebbe dovuto essere lanciato appunto a Palermo.

Dal punto di vista mediatico, però, la Conferenza di Palermo è stata un flop totale. Disertata da tutte le più importanti organizzazioni impegnate nel settore delle tossicodipendenze (Federserd, Cnca, Saman, Exodus, Centri salesiani, Lila, Sitd, Itaca, Agesci, Arci, Acli, Forum del terzo settore, Movi, Arcadia) e da tutta la comunità scientifica (anche i farmacologi e i tossicologi più noti per le proprie posizioni proibizioniste hanno evitato di farsi vedere), la Conferenza di Palermo ha visto passare per il suo palco solo una selva di ministri e sottosegretari insieme a personaggi bollitissimi come Don Gelmini (che recentemente ha intitolato una delle sue comunità-lager a Silvio Berlusconi), mentre la sua platea era affollata di funzionari pubblici, ex tossici di San Patrignano e piccoli balilla di AN, tutti attratti più che altro dai ricchissimi rimborsi spese di 400 euro il giorno più il viaggio.

Intanto, in tutta la penisola, decine di mobilitazioni antiproibizioniste grandi e piccole (ma tutte piuttosto partecipate, anche considerando che molte si sono svolte in contemporanea con le mobilitazioni No Tav) mostravano quanto sia diffusa l'opposizione alla Legge Fini, mentre al contrario il presidio-fiaccolata dei piccoli fascisti di Azione Giovani e Azione Universitaria per chiedere la rapida approvazione del Ddl governativo, nonostante la presenza del presidente nazionale di Azione Giovani Giorgia Meloni, ha raccolto solo poche decine di giovani alienati, con Azione Giovani di Palermo che ha attribuito il fallimento ai cuginetti del Coordinamento Giovani di Forza Italia che avrebbero risposto picche alla loro proposta di unirsi alla crociata contro la marijuana. Se Fini e Giovannardi volevano utilizzare Palermo per far crescere il consenso intorno alle loro proposte di legge, la storia non ha funzionato per nulla, i giornali hanno infilato la notizia della Conferenza nelle pagine interne, gli stessi TG di regime hanno dovuto metterla tra le notizie di second'ordine e il suo unico vero brivido è stata la bufala della chiusura dei coffee shop olandesi.

Antonio Maria Costa, direttore esecutivo dell'Ufficio delle Nazione Unite contro la droga e il crimine (Unodc), intervenendo alla seconda giornata della Conferenza, aveva detto che il governo olandese ha deciso che i coffee shop (i negozi dove da almeno 30 anni vengono vendute e consumati legalmente i derivati dalla Cannabis), verranno chiusi in tempi stretti e che ora l'attenzione è puntata sugli smart shop (quei negozi cioè che vendono prodotti di erboristeria che possano talvolta sconfinare in sostanze farmacologiche, come ad esempio la "salvia divinorum"). In poche ore, però, tutte le agenzie di stampa pubblicano la smentita arrivata dall'ambasciata olandese che per bocca del suo secondo segretario Loek ten Hagen aveva dichiarato secccamente all'Ansa che "I coffee shop olandesi non chiuderanno", mettendo fine alle ansie dei fumatori italiani e delle loro agenzie turistiche di fiducia.

Palermo ha comunque paradossalmente messo a nudo la ferocia e l'insensatezza della proposta governativa sulle droghe che è evidentemente improntata alla semplice volontà di riempire le galere. Tra l'altro, per effetto della Legge ex Cirielli, tutte le misure alternative al carcere sarebbero lettera morta.

La Legge Fini, infatti, estenderebbe la possibilità di usufruire dei benefici alternativi al carcere per condanne fino a 6 anni, ma al tempo stesso la ex Cirielli che impedisce di fatto di usufruire delle misure alternative ad ogni tossicodipendente che abbia commesso più di un reato. A rivelare che esistono forti "contraddizioni" e "incongruenze" tra ex Cirielli e ddl sulle droghe sono stati, tra gli altri, il neonazista ministro della Giustizia, Roberto Castelli e l'erede di San Patrignano Andrea Muccioli che ha dichiarato letteralmente che così "Di fatto un tossicodipendente, una volta in galera non ne può più uscire. Se non intervenite immediatamente per correggere questa contraddizione nel giro di 3 anni avremo altri 20.000 tossicodipendenti in carcere senza alcuna possibilità di recupero".

Fini, però, non ha nessuna intenzione di mollare Gianfranco Fini e nel suo intervento di chiusura dei lavori ha voluto dare una scossa alla soporifera conferenza dicendo che, siccome è un "dovere morale combattere" la droga, farà di tutto per approvare il decreto legge sulle droghe prima della fine della legislatura e si è detto anche pronto a modificare la legge ex Cirielli, per cui la situazione attuale è che il Governo ha intenzione di modificare un testo che ancora non è legge e per di più con un emendamento ad un altro provvedimento, tutto questo mentre la legislatura è ormai agli sgoccioli e chi ci capisce qualcosa è veramente bravo.

Peraltro, anche le contestatissime tabelle sono di nuovo in alto mare. Nel programma della Conferenza si è evitato di proposito di parlarne e pare certo che verranno modificate rispetto alla versione iniziale. Fini in persona ha detto che "Le tabelle che fissano la quantità di sostanza stupefacente al di sopra della quale ci sarà lo spaccio "saranno predisposte successivamente", mentre Giovanardi ha parlato di "decreto ministeriale sulle tabelle". Come dire che, a questo punto, il Parlamento dovrebbe approvare la Legge Fini veramente a scatola chiusa, senza sapere nemmeno quali dovrebbero essere le quantità che segnano il confine tra le sanzioni amministrative e la galera.

Intanto, come denunciano i collettivi studenteschi palermitani "il clima di repressione che si respira nelle scuole sempre più spesso oggetto di caccia grossa allo spinello con immane spiegamento di forze impiegate alla ricerca di qualche infima quantità di marijuana, sono in questa maniera sempre i più deboli e i più innocui le vittime della nuova linea dura ". 

Nelle carceri ci sono già più di sessantamila detenuti, quasi un quarto sono tossicodipendenti. In galera ci si ammazza 18-19 volte in più rispetto a chi sta fuori. Il 50% dei detenuti si suicida nei primi sei mesi di detenzione e questo spesso succede a giovani tra 18 e 24 anni indagati o imputati perché trovati in possesso di piccole quantità di fumo. Solo nel 2004, 1.032 minorenni sono passati negli istituti minorili, la stragrande maggioranza per reati connessi alla cannabis. I gerarchi fascisti convenuti a Palermo hanno come unico obbiettivo quello moltiplicare queste cifre già tremende.

robertino






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