testata di Umanità Nova

Umanità Nova, numero 1 del 15 gennaio 2006, Anno 86

Rompere il silenzio
Chiesa e Stato scatenati contro la libertà delle donne: è tempo di reagire!


Ancora una volta gli occhi del mondo guardano le donne. Ma, come sempre, non guardano le donne, ma attraverso di esse. Ne attraversano i corpi senza coglierne l'unicità e l'importanza. E attraverso esse vanno a guardare l'embrione. Una piccola realtà ovale, l'ha definita il papa, dimenticandosi che prima di essere una cosa tonda, un bambino è il pensiero che sua madre ha fatto su di lui o su di lei, la decisione di accoglierla, accoglierlo, che la donna ha preso.

Invece la donna è oggetto di sguardi, attenzioni, anatemi, ma non viene vista. 

Nel corso degli ultimi 40 anni la maternità ha cambiato posto nella vita delle donne, diventando da obbligatoria realizzazione femminile, a scelta.

Questo prendere coscienza della necessità di decidere sul proprio corpo ha destabilizzato il potere maschile. E se nelle case di fatto il potere maschile diventa sempre meno forte e i rapporti sono sempre più paritari sia in famiglia sia fuori, questo crea scompensi.

Ed allora è necessario ristabilire un ordine, soprattutto simbolico.

Io continuo a pensare che gli attacchi alla 194 non sono destinati a portare ad una profonda revisione della legge, o quantomeno non hanno questo come obiettivo prioritario. L'obiettivo prioritario è ristabilire un modo di vedere le donne: egoiste ed assassine. Quello che si può vedere oggi nei confronti nelle donne è un continuo accerchiamento, una continua intimidazione, un tentativo di far sentire colpevole la donna che nella vita sceglie partendo anche dalle proprie necessità, prima di quelle dei figli e dei mariti.

La legge sulla fecondazione assistita negli ultimi anni e la ripresa del dibattito sull'aborto oggi tentano di restaurare l'ordine maschile, ristabilendo nelle mani dello stato ciò che è stato tolto dalle mani di padri, mariti, fidanzati.

E in tutto questo dibattito "sulle" donne, si è dimenticati l'esperienza delle persone reali, in carne ed ossa, siano esse madri, o padri.

Una esperienza che parla di bambini in difficoltà, (nel nostro paese migliaia di bambini vivono in povertà), che parla di violenza domestica.

Una violenza, oramai dato assodato, che continua. Perché i rapporti di possesso non posso essere cancellati da nessun codice di famiglia. Le cronache di tutti i giorni ci raccontano che è proprio nei paesi "socialmente avanzati" che le violenze domestiche sono più forti, perché se l'uomo si sente indebolito nel suo potere così reagisce.

Perciò qualsiasi discorso dovrà essere fatto su maternità, sessualità, aborto, dovrà andare oltre una rivendicazione di diritti, per arrivare a un cambiamento delle coscienze. La rivendicazione di diritti è andata molto estendendosi in questi anni, portando anche a delle modificazioni sostanziali di alcune leggi. Ma i diritti, una volta affermati, non hanno dato buoni frutti, come se aver scritto una legge potesse aver tranquillizzato le coscienze, senza badare se poi questa abbia portato un reale cambiamento.

In questo scenario assume anche una forte rilevanza la manifestazione del 14 gennaio a Milano.

Convocata da una assemblea di più di 1000 donne (e qualche uomo) che si erano trovate in difesa della 194, ha però un respiro molto più ampio. Parla della necessità di ricordare, come il titolo del volantino che convoca la manifestazione, che "La libertà femminile dà origine alla vita". Racconta la necessità di ricominciare a parlare "fuori", con gli altri, con tutte le donne che in questi ultimi anni si erano un po' perse di vista, affinché non si parli più "di" donne, ma "da" donne. Lo slogan è usciamo dal silenzio, ma io non credo che le donne siano state in silenzio in questi anni. Hanno pensato, parlato, agito: forse hanno talvolta preferito una dimensione piccola, interna a chi era in sintonia con loro, soprattutto, però, non sono state ascoltate. Ora la sfida è verso chi non ha nessuna intenzione di capire e di accettare le donne come soggetto.

Verso uno sguardo della Chiesa sempre più invadente ed invasivo e di un potere che le stende i tappeti rossi.

La donna e l'uomo in cui crediamo sono persone libere, non quelle che vorrebbe la chiesa, osservate, plasmate, asservite dallo sguardo di dio fin dal grembo materno.

r. p.







una storiasommarioarchiviocontatticomunicaticollegamenti