Umanità Nova, numero 1 del 15 gennaio 2006, Anno 86
La Legge 309 del 1991 (meglio nota come Legge Craxi-Jervolino) produce da sola quasi la metà degli oltre 60mila detenuti che affollano le carceri italiane e le normative antidroga italiane sono state giudicate recentemente dalla Commissione Europea tra le più severe di tutta la UE, ma ai fascisti si sa che la galera e la sofferenza non bastano mai.
Per il ViceDuce Fini la guerra alla droga è una vera e propria fissazione, tanto che già nelle prime interviste rilasciate dopo la vittoria elettorale del 2001 dichiarava che la priorità del suo partito sarebbe stata far approvare una nuova legge sulle droghe (che pure non era compresa nel programma della Casa delle Libertà), che avrebbe dovuto mettere sullo stesso piano droghe leggere e pesanti e avrebbe dovuto prevedere pene e sanzioni anche per i semplici consumatori.
La Legge Fini avrebbe dovuto essere presentata al grande pubblico il 26 settembre 2002 a San Patrignano in occasione della Giornata Mondiale antidroga dell'ONU.
A fargli compagnia ci sarebbe dovuto essere il palermitano Nicola Calderoni, all'epoca coordinatore nazionale di Azione Giovani e pupillo personale di Fini (che, come aveva fatto Almirante con lui, ospitava in casa propria il giovanotto quando questo doveva stare a Roma). Purtroppo per Fini, proprio quella mattina Calderoni veniva beccato dalla Finanza con della cocaina mentre a Fiumicino stava imbarcandosi sull'aereo per Rimini e così per presentare la sua legge Fini ha dovuto aspettare un altro anno. Presentata in Parlamento alla fine del 2004, la Legge Fini non ha avuto vita facile neanche lì e ha finito per arenarsi tra i lavori delle Commissioni Parlamentari. A questo punto, nel maggio dell'anno scorso la palla è passata al Ministro Giovannardi, vecchio democristiano ed autentica volpe della politica che ha tirato fuori dal cappello il cosiddetto Stralcio Giovannardi che dell'iniziale progetto di Fini riprende (in soli 20 articoli invece dei 108 originari) la cosiddetta Tabella Unica che cancella la differenza tra droghe leggere e pesanti e la norma che consente anche ai servizi privati, comunità di recupero comprese, di certificare lo status di tossicodipendenza e di mettere a punto piani terapeutici, con un evidente conflitto di interessi ed un forte potere di ricatto nei confronti delle vittime di questa certificazione che da sola basta per obbligare a seguire programmi di recupero definiti dalle comunità stesse. Per lanciare la nuova proposta di legge, doveva essere utilizzata la "Conferenza nazionale sui problemi connessi alla diffusione delle sostanze stupefacenti", convocata a Palermo nei primi di dicembre.
Giovannardi dichiara alla stampa che "Per tre giorni Palermo sarà la capitale del dibattito nazionale sul consumo delle droghe, sulla repressione, sulla cura dei tossicodipendenti, sulle pene, e sulle vicende collegate al fenomeno" con "i massimi rappresentanti delle istituzioni e del Governo, degli organismi internazionali, della magistratura e dei servizi preposti all'azione di contrasto e di cura delle tossicodipendenze, delle comunità terapeutiche e dell'associazionismo sociale, con esperti e ricercatori" , tutti lì a dire quant'è bella la Legge Fini e quanto è urgente lo Stralcio Giovannardi. Le cose, si sa, non sono andate proprio così. Disertata dalle organizzazioni e dalle società scientifiche del settore, dalla Federazione degli operatori dei Sert, dagli enti locali e perfino dai sindacati di stato, dal Coordinamento delle comunità terapeutiche siciliane e dalle organizzazioni giovanili palermitane (piccoli forzaitalioti compresi), la Conferenza di Palermo si trasforma rapidamente in un grossissimo flop propagandistico per il Governo che non riesce a far avanzare di un millimetro il sostegno alla propria crociata anticannabis, mentre al contrario persino sui media più filogovernativi prendono maggiore visibilità le posizioni degli antiproibizionisti che negli stessi giorni a Palermo e in decine di altre città d'Italia hanno organizzato iniziative di controinformazione tutte molto partecipate (nonostante il fatto che molte si svolgessero in contemporanea con le mobilitazioni No Tav).
Giovannardi e Fini non hanno però nessuna intenzione di mollare. Dal fallimento di Palermo (e soprattutto dall'inattesa capacità di mobilitazione degli antiproibizionisti) hanno capito che non bisogna dare troppa pubblicità a quello che stanno facendo.
Così, a Natale quest'anno tra i palazzi del Parlamento e del Governo s'è respirata una strana aria d'agitazione. Il 20 dicembre al Garante della privacy viene presentato uno schema di regolamento del ministero del Welfare in cui si stabilisce invece che "debbano essere sottoposti all'accertamento dell'assenza di tossicodipendenza tutti i lavoratori comunque coinvolti a qualsiasi titolo in un incidente sul lavoro, anche senza colpa e senza una qualche attinenza a sintomi di tossicodipendenza", su cui per l'evidente assurdità della norma il Garante della Privacy esprime un parere negativo.
Il Consiglio dei ministri del 22 dicembre, invece, approva un decreto legge - contenuto a sua volta nel decretolegge sulla sicurezza interna - che stabilisce che la norma della ex Cirielli che nega la possibilità di sospensione della pena ai condannati recidivi "non si applica nei confronti di condannati, tossicodipendenti o alcooldipendenti, che abbiano in corso un programma terapeutico di recupero presso i servizi pubblici per l'assistenza ai tossicodipendenti ovvero nell'ambito di una struttura autorizzata e l'interruzione del programma può pregiudicarne la disintossicazione". Con il decreto legge viene inoltre soppressa la norma, introdotta sempre dalla Cirielli, che prevedeva la sospensione dell'esecuzione della pena e l'affidamento in prova una sola volta e solo a quei tossicodipendenti recidivi che devono scontare non più di tre anni. In pratica, per queste persone le Comunità prenderanno il posto del carcere. Questo decreto legge, promesso da Fini proprio a Palermo, potrebbe essere peraltro l'anticamera per l'approvazione dello Stralcio Giovannardi che a sua volta passa l'esame delle Commissioni Giustizia e Sanità del Senato il 24 dicembre, giusto alla Vigilia di Natale. A questo punto, però, i tempi sono strettissimi, perché i lavori parlamentari riprendono il 9 gennaio e le Camere dovrebbero essere sciolte il 29 dello stesso mese. Ed ecco che Giovannardi tira fuori un altro coniglio dal cappello.
Annuncia che il governo potrebbe inserire come emendamenti al decreto sulla sicurezza, insieme alle modifiche alla ex Cirielli, anche l'istituzione dei nuovi dipartimenti antidroga con l'equiparazione pubblico-privato nella certificazione dello stato di tossicodipenza e la definizione dei limiti tra spaccio e consumo personale tramite la famosa Tabella Unificata. Il decreto sulla sicurezza andrà presumibilmente in discussione al Senato a gennaio, alla riapertura del Parlamento. L'inserimento nel decreto può rendere possibile l'approvazione di queste tre norme che in soli tre articoli che inaspriscono a dismisura l'impianto punitivo della già severissima attuale legge antidroga. In questo modo, con una norma più o meno nascosta di soppiatto in un decreto si potrebbero realizzare i loschi propositi del fascista Fini e dei suoi complici.
Il silenzio che sta circondando i propositi del Governo anche sulla stampa più o meno di sinistra non lascia presagire nulla di buono, è tempo di riprendere l'iniziativa antiproibizionista se non vogliamo che i crudeli sogni di Fini si trasformino nell'incubo quotidiano di milioni di persone.
robertino