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Umanità Nova, numero 1 del 15 gennaio 2006, Anno 86

Pulizia preolimpica
Torino: antifascisti ed antirazzisti alla sbarra


Il 22 dicembre a Torino si è svolta l'udienza preliminare del procedimento che vede indagati per devastazione e saccheggio (pena: 8-15 anni di reclusione), resistenza e lesioni, antifascisti e antirazzisti torinesi in relazione alla protesta contro il locale CPT avvenuta il 19 maggio e in relazione al corteo svoltosi il 18 giugno per denunciare l'aggressione fascista agli occupanti del Barocchio squat. In quest'ultima occasione una carica a freddo della polizia disperse il corteo, coinvolgendo con il lancio indiscriminato di lacrimogeni le vie del centro. Parte degli indagati (quasi tutti quelli non accusati di devastazione e saccheggio) hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato, che si svolgerà il 14 gennaio 2006; sul rinvio a giudizio degli altri il giudice dell'udienza preliminare deciderà il 12 gennaio.

Le edizioni locali de La Repubblica e La Stampa del 23 dicembre hanno dato conto dell'udienza e del presidio di solidarietà con il solito livore antianarchico. Ma è interessante che su La Stampa lo stesso giorno è comparso un'articolo con cui il questore di Torino riassume l'attività di questo ultimo anno, sotto l'eloquente titolo "A Venaus siamo andati leggeri", con riferimento alla violentissima carica con cui nella notte tra il 5 e il 6 dicembre polizia e carabinieri, pestando gente inerme che dormiva, hanno sgomberato il presidio NO TAV di Venaus. Ricordiamo che una grande manifestazione popolare con decine di migliaia di persone ha nuovamente liberato Venaus l'8 dicembre. Tra queste, dice il questore e riporta La Stampa, infiltrati anarchici e autonomi.

Quel che non è andato giù a questurini e ai copia veline di La Repubblica e La Stampa è che migliaia di anarchici provenienti da tutta Italia abbiano sfilato nella grande manifestazione contro il TAV di sabato 17 dicembre a Torino.

Naturalmente dai resoconti della manifestazione di sabato 17 apparsi su La Repubblica e La Stampa gli anarchici non compaiono, si sono volatilizzati: evidentemente non faceva comodo parlare di loro come protagonisti attivi e non da ora della lotta al TAV, accanto alle tante altre componenti del movimento. Ancora questura e giornali ripetono il solito tentativo di dividere in buoni e cattivi dentro il movimento NO TAV, così come dentro ogni movimento di protesta sociale. La criminalizzazione di ogni opposizione sociale è il loro mestiere.

Sempre le solite edizioni locali di Repubblica e La Stampa del 24 dicembre, nel dar conto dell'arresto di Marco, un giovane anarchico accusato di un episodio che sarebbe avvenuto la sera del 6 dicembre a Torino (aggressione ad un poliziotto), titolano Arrestato il primo NO TAV e raccontano la giornata del 6 dicembre e i tanti momenti di protesta seguiti alle cariche e al pestaggio di Venaus come se queste proteste avessero portato la devastazione in città, naturalmente dimenticando le migliaia di torinesi scesi in strada per protestare contro la vigliacca violenza delle cosiddette forze dell'ordine e che la sera del 6 sfilarono per tutto il centro città, mentre i veri violenti in divisa blu e nera se ne stavano a debita distanza e non si facevano vedere.

È evidente che la plurale e compatta protesta della Valle di Susa ha messo nell'angolo istituzioni nazionali e locali. Altrettanto evidente è il tentativo di criminalizzare, dividere e reprimere questa come ogni forma di dissenso sociale. Il processo agli antagonisti e agli anarchici per cui si terrà l'udienza preliminare il 12 gennaio è particolarmente importante perché l'imputazione di devastazione e saccheggio, che prevede pene draconiane (8-15 anni di reclusione) per un reato dai contorni non ben definiti, viene minacciata anche per chi avrebbe riconquistato il cantiere di Venaus l'8 dicembre e, più in generale, viene agitata come un cappio d'altri tempi sulla testa del movimento.
Gli arnesi del potere son sempre gli stessi, il potere ha sempre lo stesso volto: veline della questura passate a giornalisti solerti, provocazioni, accuse pesanti quanto infondate per incarcerare e cercare di intimidire. Il gioco è talmente scoperto che sarebbe ridicolo se non fosse anche così tragicamente e stupidamente feroce.

Il cronista







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