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Umanità Nova, numero 1 del 15 gennaio 2006, Anno 86

Senza Frontiere
Brevi dal mondo


Israele/Palestina - la lotta contro il muro a Bil'in
Venerdì 9 dicembre si è tenuta una nuova manifestazione contro il Muro a Bil'in. Alla manifestazione hanno partecipato un centinaio di persone: circa 50 attivisti del villaggio di Bil'in, una decina di persone di altri villaggi, studenti dell'università di Bir-Zeit, una trentina di attivisti internazionali, e 30 israeliani degli Anarchists Against The Wall. Alcuni di questi ultimi, assieme ad altri attivisti internazionali e a circa 150 palestinesi hanno partecipato ad una manifestazione parallela nel villaggio di Al-Jib. A Bil'in i dimostranti hanno cercato di piantare degli alberelli di olivo per rimpiazzare quelli che sono stati sradicati dalle imprese edili che devono costruire il grande insediamento di Modi'in Elit sul territorio di Bil'in. Inoltre, la manifestazione è stata anche un appello per la liberazione dei due attivisti rapiti in Iraq, i quali partecipavano alle lotte contro il Muro. Quando i dimostranti sono usciti dalla strada che porta al Muro per piantare gli alberelli di olivo nel frutteto dal quale i vecchi olivi sono stati sradicati, i soldati israeliani hanno cominciato a lanciare candelotti di gas lacrimogeno contro i manifestanti, colpendone due. Dopo essere ritornati tutti sulla strada, gli attivisti hanno fatto un secondo tentativo a cui l'esercito israeliano ha risposto con un duro attacco. I manifestanti sono riusciti ad opporsi all'arresto di un giovane palestinese, subendo poi la reazione dei soldati che li hanno respinti violentemente e hanno lanciato lacrimogeni verso il villaggio. La manifestazione è stata dichiarata conclusa e gli attivisti sono tornati al villaggio. Dopo questa azione nonviolenta, alcuni giovani palestinesi che erano stati respinti dalla prima ondata di lacrimogeni, hanno cominciato a lanciare sassi contro i soldati. I notiziari hanno poi annunciato il ferimento di due giovani palestinesi, ma non hanno detto nulla del maltrattamento che hanno subito alcuni attivisti per mano dei soldati durante la manifestazione, e neppure del lancio di lacrimogeni.

Dal 9 dicembre ad oggi, le consuete manifestazioni contro il muro dell'apartheid sono proseguite. La cronaca della manifestazione dello scorso 9 dicembre (che non era stato possibile pubblicare in precedenza) ben chiarisce quale sia il carattere delle manifestazioni che si svolgono a Bil'in ogni venerdì: manifestazioni nonviolente e "a tema" a cui partecipano israeliani e palestinesi assieme, affrontando i militari israeliani che rispondono sistematicamente con la forza e con l'arresto di alcuni partecipanti. Il villaggio di Bil'in è ormai diventato un simbolo della lotta contro il muro. Domenica 8 gennaio è giunta la notizia dell'intervento del giudice Ayala Procaccia della Corte Suprema dello Stato di Israele che, a seguito dell'azione svolta dal Procuratore Aner Helman, il quale ha appoggiato una petizione di "Peace Now", ha ordinato l'immediata cessazione dei lavori per la costruzione di case nell'insediamento coloniale di Modi'in. Circa 750 unità abitative erano state già costruite illegalmente: il territorio confiscato di fatto è ancora una questione legale aperta. Il "caso" Bil'in è scoppiato soprattutto a seguito della decisione dell'Amministrazione Civile - autorità israeliana sul territorio occupato - di far evacuare e rimuovere una roulotte che gli attivisti contro il muro, lo scorso 21 dicembre, avevano sistemato sul terreno oltre il muro che in passato faceva parte delle terre coltivate dagli abitanti di Bil'in. L'installazione della roulotte, denominata dagli attivisti "centro per la lotta congiunta per la pace" (occupato anche da alcuni abitanti di Bil'in), era stata autorizzata dal comune di Bil'in, sotto la cui giurisdizione si trova ancora formalmente quel terreno. Già la sera di giovedì 22 dicembre circa 150 tra soldati e poliziotti entravano a forza nella roulotte facendola sgomberare, confiscandola e rimovendola. Gli attivisti avevano dichiarato che se la roulotte fosse stata rimossa, le autorità israeliane avrebbero allora dimostrato chiaramente la politica discriminatoria attuata ai danni dei palestinesi, dato che fino ad allora le stesse autorità non avevano fatto nulla contro le opere edilizie che venivano realizzate illegalmente per ampliare l'insediamento coloniale israeliano. Consapevoli di ciò, le autorità per la sicurezza si sono affrettate a fornire una "giustificazione", dichiarando che la roulotte "era diventata un problema per la sicurezza, dal momento che non c'era alcun muro che separasse gli inquilini della roulotte dal territorio israeliano".

USA - arrestati attivisti di Anti-Racist Action
Lunedì 5 dicembre tre militanti della Anti-Racist Action di Philadelfia sono stati arrestati a Phoenixville durante una manifestazione pacifica per i diritti di "lesbiche/gay/bisessuali/transessuali" e per la libertà sessuale. Uno dei tre attivisti è stato brutalmente picchiato dalla polizia ed è stato portato all'ospedale: tutte le notizie che lo riguardano non sono state divulgate. Gli altri due arrestati erano accusati di aver violato un provvedimento contenuto nel Patriot Act riguardante il fornire i propri dati per l'identificazione agli ufficiali di polizia. Entrambi sono stati successivamente rilasciati. La manifestazione, che non aveva nulla di illegale, si è tenuta di fronte alla casa di due membri di Repent America, un'organizzazione che compie azioni violente contro donne, omosessuali e transessuali e ostacola la raccolta di fondi contro l'AIDS.
Fonte: a-infos

Errata corrige
In Umanità Nova n°40 dell'11 dicembre, nella rubrica "Brevi dal mondo", si datava il primo sciopero dei lavoratori di Starbucks al 23 ottobre 2005. Lo sciopero avvenne invece il 23 novembre.
a cura di Silvestro

Hong Kong - WTO Summit. Dalla Corea con furore...
Le iniziative di protesta contro la riunione del WTO, tenutasi ad Hong Kong nel dicembre scorso, non sono sicuramente state oceaniche e nemmeno particolarmente violente se confrontate con quanto accaduto a Seattle nel 1999 ed a Cancun nel 2003. Nonostante questo, alla fine delle manifestazioni, si sono contati più di un migliaio di arresti ed un centinaio di feriti.
La "settimana di iniziativa del popolo di Hong Kong" è partita l'11 dicembre con un pacifico corteo di circa 10 mila persone che hanno sfilato in una atmosfera gioiosa; tra i partecipanti molti immigrati indonesiani e filippini, che hanno approfittato della giornata festiva per unirsi alle proteste contro le politiche attuate dal WTO nei confronti dei loro paesi d'origine.
Notevole lo schieramento della polizia, quasi 10 mila agenti seriamente intenzionati a reprimere qualsiasi tentativo di inceppare la macchina del vertice.
Gli scontri sono arrivati sabato 17 dicembre, quando un corteo si è trovato direttamente a contatto con le linee della polizia a difesa del Centro Espositivo dove si stava svolgendo il vertice. Dopo qualche scaramuccia alcuni gruppi di manifestanti hanno caricato gli agenti, smontando pezzo per pezzo le barriere metalliche di difesa ed usando l'ultima come ariete.
Un gruppo è riuscito ad arrivare a meno di cento metri dalla sede del summit. Nonostante un primo attimo di sbandamento i poliziotti sono riusciti, facendo largo uso di manganelli, lacrimogeni e di spray irritante, a contenere i manifestanti e ad operare centinaia di arresti.
Solo dopo diverse ore si è diffusa la notizia dei convegnisti terrorizzati che, durante gli scontri, abbandonavano velocemente i piani inferiori del Centro Espositivo per rifugiarsi in quelli superiori. E solo nella notte di domenica la situazione si è definitivamente "normalizzata".
Il gruppo più combattivo è stato sicuramente quello dei contadini della Corea del Sud, che hanno continuato a tenere alto il ricordo del loro compagno che si tolse la vita a Cancun in un estremo atto di protesta. I loro tamburi non hanno cessato un attimo di suonare, neppure durante i momenti più duri.
Il giorno dopo, un corteo di 7 mila persone ha partecipato alla manifestazione conclusiva contro il WTO, al corteo erano presenti solo 150 sud coreani, gli unici scampati agli arresti della notte. Dopo due giorni di cella quasi tutti gli incarcerati sono stati rilasciati e solo una quindicina di loro sono stati incriminati.
Pepsy
(Sintesi da varie cronache pubblicate su Internet)







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