testata di Umanità Nova

Umanità Nova, numero 2 del 22 gennaio 2006, Anno 86

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Introdacqua (AQ): un aereo militare come simbolo di "pace"
Il fatto. L'Amministrazione Comunale di Introdacqua, piccolo comune vicino Sulmona (AQ), ha intenzione di sistemare nell'unico giardino del paese un aereo da caccia F104. In un articolo apparso su "Il Centro" il sindaco di Introdacqua ha dichiarato che l'aereo sarà "un simbolo di pace ed una attrazione turistica" in memoria di tre aviatori morti in un incidente di volo, sulle montagne del paese, nel 1951. Introdacqua già ricorda i tre piloti con un monumento ricoperto da muschi e licheni.

Al Comitato Pacifisti Nonviolenti di Introdacqua. Collocare un aereo militare da caccia F104 - cioè un'arma, uno strumento di morte - in un parco pubblico è un gesto distante anni luce da propositi di solidarietà e pace tra i popoli. Un F104 è sinonimo di guerra: e la guerra vuol dire sempre e comunque sfruttamento e morte, fame, miseria, dolore e lutti, indipendentemente dall'esito finale di essa. Guerra vuol dire anche esercito, gerarchia, militarizzazione, nazionalismo. (…) L'uomo deve imparare a risolvere i conflitti con altri mezzi. Ma le mutazioni degli atteggiamenti non sono indipendenti dalle conoscenze, per cui il nostro bagaglio culturale deve essere riesaminato criticamente e passato al vaglio di queste esigenze così pressanti.
(…) Occorre che tutti operino in modo da promuovere atteggiamenti di comprensione e di collaborazione reciproche, per abbattere definitivamente fenomeni quali il militarismo, il nazionalismo, il razzismo.
L'amministrazione comunale di Introdacqua dovrebbe sapere che una cultura di pace deve essere una cultura capace di far prendere coscienza di questo ed altro, e di fornire ai cittadini del mondo la sensibilità e la capacità di incontrarsi per poter insieme costruire. (…) Sarebbe perciò opportuno che i cittadini di Introdacqua - paesino che ha conosciuto in passato l'occupazione nazifascista - impediscano in qualunque modo la realizzazione di questo scempio, soprattutto in un momento storico come quello in cui viviamo, in pieno periodo di giustificata e teorizzata "guerra e repressione preventiva", nella quale un esercito tricolore, al guinzaglio della U.S. Army, sta occupando e distruggendo un paese già martoriato da dittature militari e integralismi religiosi.
Gruppo anarchico aquilano

Alessandria: nasce il Comitato No Tav
Martedì 13 dicembre è nato il Comitato No Tav. Lo compongono alcuni gruppi e collettivi politici, associazioni ambientaliste, sindacati di base e centri sociali, tra cui la FAI, l'USI, la CUB, il Perlanera, i CSA Lacandona e Crocevia, Le critiche al progetto TAV (specificamente al Terzo Valico, linea Genova-Milano) e le proposte alternative sono state presentate durante una lunga conferenza stampa. Il progetto del super treno è nato nel 1991 per potenziare il trasporto delle merci dal Porto di Genova a quello di Rotterdam e, ad est, sino a Kiev. Le zone alessandrine interessate ai lavori sono quelle di Tortona e di Novi Ligure. Le proposte alternative a quest'opera di sventramento ambientale si basano sostanzialmente sul potenziamento della rete ferroviaria esistente. Si tratta delle due linee dei Giovi, della Voltri-Ovada-Alessandria, della Pontremolese, La Spezia-Parma, e della Savona-Torino. I compagni presenti alla conferenza stampa hanno rimarcato (riferendosi principalmente alla Val Susa) come soltanto la lotta popolare autorganizzata (senza condizionamenti istituzionali e partitici) può respingere definitivamente questi progetti disastrosi per la società e per l'ambiente, utili ai soliti pochi. Sul fronte istituzionale sia la giunta comunale di Tortona che quella provinciale di Alessandria (giovedì 15 dicembre, nonostante la rumorosa presenza critica di un gruppo di resistenti) hanno votato favorevolmente il progetto del terzo valico. Questa è l'ennesima prova (per chi non fosse ancora convinto) di come le istituzioni a braccetto con la grande imprenditoria siano interessate soltanto al conseguimento dei loro profitti ignorando la voce della popolazione. Ma gli esempi di pratiche sociali autogestionarie si stanno diffondendo giorno per giorno. In molte zone della penisola gli abitanti si stanno organizzando per respingere la costruzione di opere a dir poco devastanti (inceneritori, discariche, ponti, viadotti, etc…)
La forsennata circolazione delle merci può essere fermata! Nella lotta della Val Susa c'è la consapevolezza e la volontà di bloccare un sistema economico e politico criminale. Un sistema che sta distruggendo il pianeta. I germogli di una società non avvelenata dal capitale e dallo stato stanno crescendo rapidamente. E questo fa ben sperare.
Due ribelli della montagna

Aquila: coca cola killer
L'Aquila, 09 gennaio 2006. In occasione della tappa della fiamma olimpica targata Coca-cola, abbiamo ritenuto opportuno scendere in strada per denunciare l'ultimo crimine di cui si è macchiata questa multinazionale. L'11 settembre 2005 è stato assassinato Luciano Enrique Romero Molina, attivista del SINALTRAINAL (sindacato dell'industria alimentare colombiana); il suo corpo è stato ritrovato nella città di Valledupar Cesar con segni di torture e con 40 coltellate. Viveva sotto un programma di protezione della Commissione Interamericana dei Diritti Umani della organizzazione degli stati americani. Aveva 47 anni, lascia quattro figli e la moglie. Questa è l'ennesima azione di gruppi paramilitari assoldati dalla Coca Cola per la repressione di qualsiasi forma associativa sindacale e di difesa dei diritti dei lavoratori, malgrado la costituzione colombiana abbia approvato il diritto di sciopero e la contrattazione collettiva nel 1991 (dimostrazione di come l'arbitrio del potere economico sia l'unica legge che si fa sempre rispettare). È dalla seconda metà degli anni '80 che l'entrata in scena dei gruppi paramilitari inasprisce il conflitto già esistente tra la multinazionale e i lavoratori, colpendo i sindacalisti e i difensori dei diritti umani per strada, nelle proprie abitazioni, sui posti di lavoro. Oltre ad essere vittime di violenze ed omicidi gli stessi sono soggetti anche ad una serie di intimidazioni, sequestri, ritorsioni, montature giudiziarie e detenzioni; il tutto facilitato anche dalla complicità della classe politica. Dagli anni '90 il ricorso al terrore si presenta con distinti obbiettivi quali l'espulsione della popolazione civile dai territori strategici e la disarticolazione delle reti sociali. Attualmente il sistema contrattuale cui la Coca Cola si serve in Colombia è radicalmente cambiato: i lavoratori vengono "affittati" tramite agenzie interinali per un salario di 4 $ al giorno contro i 12 $ di un lavoratore a tempo indeterminato. Purtroppo le persecuzioni contro i sindacalisti continuano. In Colombia la multinazionale aveva già assassinato i sindacalisti A. Achinacoy Erazo, J. E. Manco David, L. E. Giraldo Arango, L. E. Gomez Granados, I. S. Gil Gil, G. Gomez Maigual, G. Gomez Maigual, A. Del C. Herrera Perez, O. D. Soto Polo, A. Munera Lopez.
Gruppo Anarchico Aquilano - Laboratorio Politico

Parma: inquinata la fiamma olimpica
A Parma, stando alla TV locale, una manifestazione "no tav-no global" ha "inquinato" la meravigliosa cerimonia dell'arrivo del tedoforo olimpico nella piazza principale.
La cerimonia si svolgeva tranquillamente: un po' di gente stava davanti a un carrozzone-palco, un animatore delirava, una cantante cantava e si applaudiva da sola. Evento sponsorizzato da Coca cola, bevanda nociva per tutti specie per i sindacalisti colombiani che la multinazionale fa ammazzare.
Verso le 18 compaiono parecchie persone che non sembrano coinvolte dall'animatore e aprono in mezzo alla strada striscioni con scritto "No TAV in Val di Susa, No metropolitana a Parma", "A fianco dei lavoratori di Star e Mancini", firmati Assemblea permanente dello Spazio sociale Mario Lupo (un luogo storico degli antifascisti di Parma, sgomberato in novembre e in attesa di rioccupare la propria sede).
Cosa significano quegli striscioni. Come in Val di Susa, a Parma si vuole traforare per far passare indispensabili convogli. La città è piccola ma la Metro, come la TAV, non deve servire alle persone: serve a far guadagnare, fra gli altri, un illustre parmigiano, il ministro Lunardi, l'Imprenditore/AutoAppaltatore dei trafori. Il secondo striscione parlava di due fabbriche, meglio due gruppi industriali, dove si licenzia. In entrambi i casi la proprietà intende in futuro dedicare più attenzione alla speculazione finanziaria che alla produzione, perciò avrà bisogno di meno lavoratori e di meno siti industriali, e già che c'è speculerà sulle aree dove sorgono le fabbriche (la Star a Corcagnano, la Catelli in via Budellungo), seguendo il luminoso esempio delle vetrerie Bormioli Rocco di via Genova.
Questo discorso non si intonava coi comizi vani e vaghi degli assessori allo sport e con la spassosissima coreografia della Cola, perciò una quantità di carabinieri ha tentato a più riprese di liberare la strada con carichette olimpiche di alleggerimento e strani bastoni fuori ordinanza, senza riuscire a disperdere i "no tav-no-global". Gli sportivi carabinieri, sempre sul podio dello sci mondiale, hanno sfoggiato infatti uno strano armamentario di spranghe, recuperate forse poco prima negli scontri contro un treno di tifosi del Catania rimasto bloccato per ore nella stazione di Parma.
Alla fine è dovuta passare in mezzo ai fischi la nobile fiaccola-clava. Ma tutto fa pensare che episodi del genere si moltiplicheranno… sarà dura.

Gorizia: presidio contro i gestori del CPT
Come molti sapranno, in Friuli-Venezia Giulia, e precisamente a Gradisca d'Isonzo, sta per aprire un nuovo Centro di Permanenza Temporanea, meglio conosciuto come lager per migranti.
La gestione del CPT, dopo diverse defezioni, è stata assegnata ad una cooperativa sociale locale, la Minerva, con sede a Gorizia.
Proprio di fronte alla sede della Minerva, sabato 14 gennaio è stato fatto un presidio da parte di diverse realtà antirazziste locali, che hanno in questo modo ribadito la propria contrarietà all'apertura del CPT e a chiunque ne prenda in mano la gestione.
Buona la riuscita del presidio, che ha visto circa cinquanta persone manifestare con cartelli e striscioni davanti all'entrata della Minerva, quel giorno "stranamente" chiusa e vuota. Evidentemente chi la gestisce ha preferito per la vergogna starsene a casa o far finta di non esserci pur di non riflettere sulle proprie scelte.
I compagni anarchici e libertari, presenti in forze, hanno srotolato uno striscione che recitava "C.P.T. Fascismo di Stato" e hanno esposto le sagome dei rappresentanti politici di regione, provincia e comune e quella del terrorista Pisanu.
Erano presenti numerosi giornalisti, ai quali è stato chiarito che questa iniziativa è solo l'inizio di una campagna di lungo periodo contro la Minerva. Sono state anche ricordate le responsabilità della giunta regionale e di quella comunale di Gradisca riguardo all'apertura del centro. Infatti, fin da quando sono circolate le prime voci sulla costruzione di un CPT, sia la giunta comunale sia quella regionale (entrambe di centro-sinistra, seppur di diversa composizione politica) sono state contrarie a parole, ma, nei fatti, hanno appoggiato e favorito la costruzione di questo infame centro.
Durante l'ultimo consiglio comunale, il 10 gennaio scorso, Rifondazione e i Cittadini, in minoranza in consiglio, hanno presentato una mozione (basata su un documento scritto dalle realtà di base) che, oltre a ribadire la contrarietà al CPT, faceva ammettere le colpe della giunta riguardo ai progetti e alle concessioni degli allacciamenti fognari. Naturalmente la mozione non è passata, ma ha dimostrato che anche il Comune di Gradisca è, almeno in parte, spaccato sulla questione.
Ormai la costruzione del CPT è terminata, ma il fatto che l'apertura sia stata ritardata di oltre un anno, anche grazie all'azione dei movimenti antirazzisti della regione, è un segnale importante, che dimostra che la partita non è ancora del tutto chiusa.
Inoltre il fatto che il ministero sia dovuto ricorrere ad una cooperativa locale, relativamente piccola, che è stata scaricata anche dalla Lega delle cooperative, è un ulteriore dimostrazione delle difficoltà che ha il governo nell'aprire il CPT.
Noi sicuramente non ci fermeremo.
Raffaele Viezzi

Bologna: No TAV - No Olimpiadi - Bollicine assassine
Anche a Bologna, la sera del 13 gennaio, il tedoforo ha dovuto combattere i rigori dell'inverno saltellando in surplace.
Circa 200 persone si erano messe di traverso in via Barberia, angolo piazza Malpighi, per contestare la kermesse olimpica.
I compagni e le compagne (principalmente Cobas, autonomi, anarchici e universitari) hanno bloccato il corteo olimpico per circa un'ora.
Dopo l'iniziale tenace resistenza opposta dai manifestanti (tra gli striscioni quello degli anarchici così titolava: "No Tav No Olimpiadi, l'unica fiaccola è quella dell'anarchia") gli sbirri hanno cercato di aprire un varco con una leggera carica di sfondamento a cui è seguito un breve fronteggiamento.
A questo punto la ridicola retorica del potere non poteva assurgere a vette così elevate: tedofori, e fedeli servi a loro protezione, iniziano a correre per via Marconi e sono rincorsi a loro volta dai compagni che li incalzano per circa 1 km.
Si susseguono scene da film comico: forze del dis-ordine che in visibile affanno perdono manganelli, inciampano contro motociclette ferme ai lati della strada e i manifestanti (una buona parte tiene in mano le sagome con nome e cognome dei sindacalisti colombiani fatti uccidere dagli squadroni della morte assoldati dalla Coca Cola, tra i maggiori sponsor insieme a Mc.Donald's e banca San Paolo IMI delle Olimpiadi) a far sentire loro il fiato sul collo al grido di "assassini".
Qualche manganellata è volata in piazza dei Martiri; qui la polizia ha fatto cordone per impedire al grosso dei compagni di raggiungere piazza XX Settembre, dove si svolgeva la manifestazione conclusiva. Qualcuno è riuscito comunque a passare e prendere nota dello squallido spettacolo: duecento persone, trecento fra polizia e carabinieri, dieci minuti di spettacolo. Insomma, gli abbiamo rovinato la festa!
Discreto risalto ha avuto l'iniziativa sulla stampa locale, con le solite code da canea reazionaria (soprattutto la stampa di sinistra). Il più simpatico di tutti è stato proprio il tedoforo che ha semi-solidarizzato con la manifestazione e sputtanato la Coca-Cola a favore del più nostrano lambrusco.
Cassandre Felsineee

Bologna: repressione
A Bologna continua lo stillicidio di denunce e processi contro l'antagonismo sociale.
Venerdì 20 gennaio si terrà l'udienza preliminare per il processo a 29 indagati di "eversione" per un'autoriduzione al cinema (vedi cronache precedenti riportate su Umanità Nova).
Vi proponiamo il comunicato emesso in merito dagli indagati: "In preparazione della manifestazione nazionale contro la precarietà e per il reddito del 6 novembre del 2004, a Bologna come in altre città, diverse realtà hanno organizzato numerose iniziative sui temi del diritto alla casa, sull'accesso gratuito a cultura e saperi, al trasporto pubblico.
La sera del 27 ottobre 2004 si è svolto il "Vola al Cinema con San Precario": un centinaio di precari, lavoratori, studenti si sono ritrovati davanti al Cinema Multisala Capitol contrattando l'ingresso gratuito o scontato.
Dopo aver chiarito con la proprietà il senso ed i contenuti dell'iniziativa si è arrivati all'accordo per la proiezione gratuita a scelta di uno dei film in programmazione. Alla fine della proiezione i partecipanti all'iniziativa sono usciti dal Cinema senza alcun incidente o problema.
Dopo il 6 novembre, il Ministro Pisanu, relazionando alla camera dei deputati, aveva citato l'iniziativa di Bologna tra gli episodi definiti "allarmanti" del movimento contro la precarietà e per il reddito. A seguire la Procura di Bologna, a firma del pubblico ministero sostituto procuratore Paolo Giovagnoli, procede contro 29 persone: agli indagati viene contestato di aver preso parte all'iniziativa al Cinema Capitol usando violenza e minacce, con l'aggravante dell'eversione, perché reati commessi, secondo la Procura di Bologna, con finalità di eversione e per affermare le idee politiche di associazioni partecipanti al movimento "San Precario".
Nelle settimane e nei mesi successivi la Procura di Bologna continuò a promuovere una lunga serie di iniziative giudiziarie nei confronti di realtà di lotta e militanti del movimento bolognese, sempre ritenendo, anche contro le smentite dei successivi ricorsi e della stessa Cassazione, di dover far fronte ad un pericolo eversivo.
In questo contesto si inserisce e si alimenta l'allarme "legalità" posto dal Sindaco Cofferati come discriminante politica per il futuro del governo della città di Bologna.
Lo stesso Procuratore Capo, Enrico Di Nicola, ha affermato che l'azione del proprio ufficio è in accordo con Prefettura, Questura e Comune.
Riteniamo gravissima la decisione della Procura di Bologna di continuare a procedere, nonostante tutte le smentite ricevute anche in sede di appello, nel proprio teorema sull'eversione bolognese.
Riteniamo che rivendicare il diritto al reddito, nelle sue varie articolazioni, e lottare contro la precarietà, sia la giusta risposta del precariato e di sempre più vasti settori sociali al crescente attacco alle condizioni di vita e di lavoro di milioni di persone.
Riteniamo che debba essere ribadito il diritto al conflitto e alle lotte sociali, che non possono essere, a prescindere dalla condivisione o meno delle stesse, criminalizzate nel nome di un astratto e pericoloso concetto di legalità."
Nonostante il clima di intimidazione che polizia e magistratura vorrebbero instaurare in città, proseguono diverse iniziative: da ottobre, tutti i sabati pomeriggio, si svolge un presidio in via Mattei di fronte al locale CPT; in città si svolgono numerosi scioperi, in particolare contro lo politiche della giunta (sciopero dei nidi, sciopero cittadino contro i tagli ai bilanci comunali per la scuola, etc.).
Cassandre felsinee

Imola: alla sbarra gli oppositori della guerra
Il 22 marzo del 2004, nel giorno della invasione americana dell'Iraq, ebbe luogo ad Imola, al termine di una biciclettata per le strade cittadine, una manifestazione "spontanea" contro la guerra cui parteciparono circa duecento imolesi. Nel corso di quella manifestazione non autorizzata, promossa da alcune sigle della cosiddetta sinistra antagonista, vennero affissi volantini sulle vetrate di alcune "banche armate" e si ebbe un breve sit-in, nei pressi della stazione ferroviaria, durante il quale uno dei manifestanti, stanco delle continue provocazioni verbali di un agente della polizia municipale, mostrò il culo al suddetto e cercò di scrivere "no alla guerra" sulla sua macchina di servizio. A parte queste innocue manifestazioni di dissenso, null'altro venne a turbare la tranquilla "tranquillità" della cittadina romagnola. Ciò nonostante, per una chiara volontà politica dell'amministrazione di sinistra che intese colpire sul nascere qualsiasi manifestazione di dissenso, partirono decine di denunce per promozione e partecipazione a manifestazione non autorizzata contro molti dei partecipanti alla manifestazione. Il pacifista che aveva mostrato le terga al solerte vigile fu incriminato anche per danneggiamento e offesa del pudore. Tra i denunciati anche cinque nostri/e compagni/e che avevano preso parte al corteo.
L'altro giorno ha avuto inizio il processo, con la sfilata dei testimoni e degli imputati. Un'intera giornata buttata via per la solerzia delle "forze dell'ordine" che avevano fatto scattare queste demenziali incriminazioni. Fortunatamente il nostro compagno Amilcare Topi, richiesto se avesse qualcosa da dire a sua difesa, si è prodotto in una vibrante arringa contro il militarismo e la repressione e per il diritto e il dovere di manifestare, sempre e comunque, per dire no alla guerra. A tutte le guerre. Senza mai essere interrotto, in un'aula attenta e solidale, Amilcare e la sua "foga tribunizia", come l'ha voluta definire il nostro avvocato difensore Mario Giulio Leone, hanno tenuto desta, per oltre venti minuti, l'attenzione generale, suscitando il consenso dei presenti. Anche il giudice, che fino ad ora ci è parso piuttosto corretto, ha seguito con attenzione le sue parole.
La seduta è stata aggiornata al 24 febbraio prossimo, quando dovranno essere emesse le sentenze. Agli anarchici ad ai pacifisti incriminati va, naturalmente, la nostra più completa solidarietà.
L'incaricato

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