Umanità Nova, numero 2 del 22 gennaio 2006, Anno 86
Il 17 gennaio si è tenuta a Torino l'ultima delle udienze
della fase preliminare del procedimento contro 20 antifascisti ed
antirazzisti sotto accusa per la loro partecipazione a manifestazioni
antifasciste e antirazziste tra maggio e giugno del 2005. 10 (Andrea,
Darco, Fabio, Manu, Massimiliano, Mauro, Roberto, Silvio, Sacha, Tobia)
sono stati rinviati a giudizio per devastazione e saccheggio, mentre
altri due saranno processati per resistenza per la manifestazione
davanti al CPT del 19 maggio. Gli altri accusati per la stessa
manifestazione hanno scelto il rito abbreviato e sono stati condannati
a pene tra i 6 e i 14 mesi. Il PM Tatangelo ha chiesto che siano
prolungati di altri sei mesi gli arresti domiciliari per gli 8
antifascisti che sono stati privati della libertà il 20 luglio.
Il giudice Arata si è riservato di decidere entro sei giorni.
La prima udienza del processo è stata fissata per il 27 giugno.
Questa decisione è il segno inequivocabile che la magistratura è intenzionata a sperimentare a Torino un nuovo paradigma repressivo nei confronti dell'opposizione sociale, che, se dovesse passare, porrebbe una cappa di piombo su tutte le lotte contro il disordine statale e la follia capitalista.
Riportiamo di seguito il comunicato emesso dalla Federazione Anarchica Torinese, un cui aderente è tra gli antifascisti rinviati a giudizio con un'accusa per la quale rischiano lunghi anni di detenzione:
"Con il rinvio a giudizio per devastazione e saccheggio degli antifascisti che manifestarono il 18 giugno 2005 contro l'accoltellamento di due occupanti del Barocchio e le pesanti condanne inflitte agli antirazzisti che il 19 maggio manifestarono contro il CPT in solidarietà ai migranti in rivolta, la democratica magistratura torinese ha segnato un'altra svolta nella strategia repressiva in atto ormai da mesi finalizzata a colpire chi si oppone alla lobby politico-affaristica che governa comune provincia regione e gestisce in modo bipartisan i megaffari di Olimpiadi e TAV.
Se fino a ieri si poteva pensare che i locali inventori di teoremi accusatori buoni solo, prima di liquefarsi, per suicidare gli accusati o tenerli in galera per anni, stessero solo riprovandoci, non più brandendo il 270 e il 270bis del codice penale, ma la manzoniana fattispecie di devastazione e saccheggio che, oltre che per la sua indeterminatezza, brilla nel codice penale per la pesantezza della pena prevista (8-15 anni di reclusione), oggi abbiamo la conferma che al peggio non c'è limite. La vecchia pratica repressiva fascista e stalinista del formulare accuse tanto pesanti quanto aberranti rispetto alla realtà dei fatti per cercare di schiantare e intimidire l'opposizione sociale è tornata in auge e fa adepti tra i democratici magistrati torinesi.
Rispediamo al mittente l'intimidazione. Ancora una volta non saranno galera e manganelli a fermare l'antifascismo, l'antirazzismo, le lotte sociali a difesa di ambiente, salute, condizioni di vita migliori. A testa alta nelle piazze e nelle strade contro i veri devastatori e saccheggiatori: lo stato, il capitale, i comitati politico-affaristici di ogni colore e i loro cani da guardia armati di codice penale o di manganello."
M. M.