testata di Umanità Nova

Umanità Nova, numero 3 del 29 gennaio 2006, Anno 86

Le olimpiadi della neve in una città a secco
Montagne di soldi ai soliti noti


Le olimpiadi invernali che si stanno per aprire a Torino e nelle valli alpine che la circondano rappresentano un grande insieme di incognite. La prima assente è naturalmente la neve, che fa temere una costruzione puramente artificiale dell'evento, con il rischio di grave alterazione dell'equilibrio idrico delle valli e della stessa città per tutto il periodo che ci sta davanti. Le olimpiadi della neve rischiano di svolgersi in una città che è priva di precipitazioni serie da parecchie settimane e su piste imbiancate dalla neve artificiale sparata da cannoni fantascientifici, che necessiteranno, per funzionare, di un'alimentazione straordinaria.

Ma l'assente più rilevante in tutta questa vicenda è senz'altro il buon senso, insieme alla verità, e le sparate più strabordanti appartengono alla congerie di lobby che hanno premuto per ottenere e gestire la kermesse sportiva e la sfruttano per trarne ingenti profitti privati. 

Nessuno ha ancora osato stendere un bilancio definitivo di quanto è costata l'impresa finora ed il disavanzo del Toroc, che si ripropone continuamente in forma diversa, stenta ad assumere dimensioni precise. L'ultimo aggiornamento parla di 64 milioni di euro, su un bilancio globale di oltre 1.100 milioni di euro, da coprire con una speciale versione del Gratta e Vinci denominata "Medaglia d'Oro". Nel dubbio di quanto possa effettivamente saltare fuori con questa trovata, gli enti locali sono stati invitati a farsi carico di ulteriori oneri, mentre il sindaco Chiamparino ha dovuto riprendere il tour promozionale alla ricerca di nuovi sponsor per fare arrivare qualche cifra sostanziosa. Si pensava infatti di poter ottenere almeno 400 milioni di euro dalle società private e pubbliche invitate come sponsor, ma sarà già tanto se si arriverà a 280 milioni. Le casse del Comune e della Provincia di Torino sono esauste e la disponibilità a tirare fuori nuove risorse ampiamente esaurita. Il Presidente della Provincia Saitta (ex-dc, ex-Popolare, ora nella Margherita) attacca a testa bassa il Presidente del Toroc Castellani per incapacità, sostenendo che i 25 milioni di euro versati dal suo ente nel 2005 sono stati gestiti malissimo, come gli altri fondi in dotazione agli organizzatori dell'evento. Il Comune non se la passa molto meglio: ha chiuso il suo bilancio 2005 con il contributo determinante della banca Sanpaolo, che l'ultimo giorno dell'anno ha pagato 30 milioni di euro per l'acquisto di 50.000 mq di terreno fabbricabile sulla Spina 2, su cui nascerà il grattacielo destinato ad ospitare tutti i propri uffici centrali. La Regione alla fine si è rassegnata a fare da prestatore di ultima istanza, impegnandosi a coprire il buco che alla fine dovesse emergere, mentre il Sanpaolo ha alzato il fido di altri 10 milioni di euro per poter pagare stipendi e gasolio alla macchina Toroc. Se la neve artificiale rischia di prosciugare il bacino idrico delle Valli olimpiche, l'organizzazione dei giochi rischia di bruciare tutto l'ossigeno della finanza locale. 

Come siano stati spesi tutti questi soldi, nessuno lo sa o ha interesse a dirlo. La Guardia di Finanza va e viene dalla sede del Toroc di Corso Novara, portando via quintali di faldoni e scatoloni in cui sono racchiusi i documenti comprovanti le consulenze d'oro e i costi di gestione dei 1500 addetti del Comitato, arruolati in maggioranza tra i rampolli delle famiglie bene per incarichi a tempo senza alcuna utilità pratica, ma che si spera di trasformare in occupazioni definitive ben pagate e protette, per tenere alta nel tempo l'immagine di un territorio accogliente e turisticamente visitabile. Attualmente sono aperte tre inchieste diverse e si pensa che solo alla conclusione dei Giochi verrà emessa qualche sentenza. Uno degli ex direttori generali, Pochettino, è stato dimissionato un anno fa, dopo l'arrivo di Pescante da Roma in qualità di Commissario: è accusato di truffa per utilizzo della macchina di servizio e soprattutto di aver gestito in pieno conflitto d'interessi la ristrutturazione del palazzo di Corso Novara, affidando i lavori di progettazione a studi amici. Ciònonostante, si è rivolto a sua volta alla magistratura chiedendo i danni al Comitato per il proprio esautoramento, rivendicando una liquidazione da 1,5 milioni di euro. Tutto lascia pensare che la questione venga risolta in forma extra-giudiziale venendo incontro alla richiesta del manager d'oro.

Tutta l'organizzazione dei giochi è passata attraverso polemiche infinite ed errori grossolani, che daranno origine ad un presumibile flop, che si cercherà di chiamare con un nome diverso. Come ha di recente denunciato il Wall Street Journal a poche settimane dall'inizio dei giochi risulta venduto poco più del 60% dei biglietti, con grandi sproporzioni tra le varie discipline. Mentre risulta impossibile soddisfare ad esempio la richiesta per gli sport più seguiti (solo 8.000 posti a sedere per il pattinaggio di figura), risultano invenduti molti altri eventi, a partire dalla cerimonia di apertura (peraltro gravata da costi insostenibili, con biglietti da 250 a 800 euro caduno). Stesso discorso per le camere e le strutture abitative riservate agli ospiti olimpici. 

Mentre sta finendo la corsa contro il tempo per rendere presentabile la città, ricoprendo i cantieri e i palazzi in ristrutturazione con teloni rossi da sipario teatrale, si tenta di stimare l'impatto economico delle olimpiadi sull'economia generale. Il governo e i sindacati hanno quantificato la stima in 54.000 nuovi posti di lavoro durevoli in Piemonte ed altri 3.000 nel resto del Paese, prevalentemente nel turismo e nelle strutture ricettivo-alberghiere. A livello di prodotto interno lordo, l'Unione Industriale stima un impatto del 3,4% per la regione Piemonte sia nel 2005 che nel 2006, con valori in graduale calo nei tre anni successivi. Per l'intero paese si è fatta la previsione di un aumento del Pil pari allo 0,25%, che in termini concreti significa un aumento di oltre 17 miliardi di euro. Per quanto sia opinabile stimare con una tale precisione l'impatto di un evento isolandolo da tutto il resto del contesto economico, non mancano stime molto più realistiche che riducono di almeno tre quarti queste valutazioni sproporzionate. Lo stesso Comune stima che entro il 2007 scompariranno, nell'edilizia, tra i 6 e gli 8.000 posti di lavoro, che riguardano in parte lavoratori venuti da fuori, ma per buona metà almeno residenti colpiti da tagli d'organico, fallimenti e scomparsa di micro-imprese. Il drastico crollo dei volumi economici dei bandi di gara in Piemonte (-40% nel 2005 rispetto al 2004) segnala in anticipo che un ciclo va a chiudersi e che si aprono scenari preoccupanti. 

Sovrastimare gli effetti benefici di un evento come quello olimpico è del resto funzionale a fare accettare socialmente il massiccio investimento di risorse che esso richiede, risorse che naturalmente avrebbero potuto essere spese in modo diverso, attivando moltiplicatori durevoli, anziché costruire impianti costosi senza futuro. Come tutte le grandi opere, dalla Tav al ponte sullo stretto, l'Olimpiade ha richiesto un grande lavoro di falsificazione della realtà, al fine di fare apparire come utile e necessaria un'impresa che porta grandi utili (questi sì) ai privati e alle società che riescono ad entrare nella rosa dei candidati alla sua gestione. In questo senso basti pensare alla corsa che subito si è scatenata per accaparrarsi l'ingente mole di finanziamenti pubblici piovuti sulla regione da quanto, nel 1999, è stata assegnata a Torino l'Olimpiade 2006. Mentre gli impianti destinati allo svolgimento materiale delle gare resteranno in carico al Toroc, con enormi problemi di gestione e di spreco negli anni a venire, la modernizzazione delle infrastrutture viene in gran parte a beneficio degli interessi privati. Basti pensare alla crescita del business nella rete autostradale, che andrà a vantaggio del gruppo privato di Gavio, con la messa a pedaggio della Torino-Pinerolo e l'allargamento alla quarta corsia della Sitaf, che porta al Traforo del Frejus. Da una parte avremo così il reply della vicenda dello Stadio delle Alpi, che dopo 10 anni da Italia '90 gravava ancora sul Comune con oneri insostenibili, finché la Juve se lo accollò per quattro soldi senza opposizione alcuna. Dall'altra l'abbondanza di finanziamenti straordinari di provenienza pubblica permette la realizzazione di strutture redditizie che arricchiranno la cassa di società private per decenni.

L'Olimpiade diventa poi una grande occasione per fare sperimentazione. Durante il suo svolgimento la Finmeccanica, sponsor ufficiale dell'evento (seppure con soli 10 milioni di euro), sperimenterà Tetra, un sistema digitale di collegamento radio-interforze, che permetterà di avere sempre il polso della situazione sicurezza, in funzione forse del pericolo di attentati da parte dei 700 estremisti islamici che secondo il giornalaccio locale Torino cronaca sono pronti ad attaccare, ma soprattutto nella prevenzione di qualche atto dimostrativo da parte dei facinorosi locali, dopo i noti precedenti. Finmeccanica punta ad usare la vetrina olimpica per piazzare il suo sistema al Ministero degli Interni, con l'obiettivo di incassare almeno 200 milioni di euro, ed una buona prova con i 9000 addetti alla sicurezza dell'evento olimpico può costituire un precedente decisivo. Lo stesso ragionamento lo fanno i tre sponsor principali: il Sanpaolo (45 milioni), la Fiat (40 milioni), la Telecom-Tim (55 milioni). Per il Sanpaolo si tratta di ottenere un forte ritorno di immagine, a livello nazionale e internazionale, con l'obiettivo di portare a casa, in termini di ricavi, almeno il doppio di quello speso. La Fiat ha una situazione di cassa non invidiabile e ha preferito dare il proprio contributo in termini di auto, furgoni e mezzi di trasporto, lanciando i suoi modelli Panda 4x4 e Sedici. La Telecom ha procurato varie centinaia di chilometri di fibra ottica, per garantire comunicazioni e trasmissione dei dati per le riprese televisive. Tutti quanti sono ben intenzionati a sfruttare la ribalta olimpica per ottenere ritorni economici adeguati, non a caso si concentrerà lì una quota molto importante dell'investimento pubblicitario per il 2006.

Intanto è stata siglata la tregua olimpica. Governo, sindacati e padroni si impegnano a bloccare il conflitto per tutto il periodo olimpico e paraolimpico, con la proibizione di indire scioperi dal 31 gennaio fino al 23 marzo, con la sola eccezione del 4 marzo. Il perimetro dell'accordo è piuttosto vago, interessando direttamente solo trasporti, comunicazione e informazione, ma è evidente che il gentlemen agreement dovrebbe servire per dare all'esterno un'immagine olografica di paese senza problemi, coeso, organizzato e compatto per gestire l'evento senza sbavature e cadute di stile. Subito alcune categorie, come i metalmeccanici, hanno messo le mani avanti, affermando i futuri licenziati della Fiat, possono continuare a protestare pubblicamente, anzi sono incentivati a farlo proprio per la straordinaria visibilità di tutto ciò che potrà rompere la tregua. Ma si tratta per ora di enunciazioni verbali che non sembrano avere possibilità di trasformarsi in minacce realistiche. 

Ancora una volta, nell'evento olimpico si sperimenta l'omologazione della sinistra al resto del sistema. Dopo avere dato il meglio di sé, negli anni scorsi, nel creare Arci-Gola, Slow-Food, Salone del Gusto e presidio eno-gastronomico del territorio, la sinistra ha scoperto la propria anima nella valorizzazione della salsiccia di Bra, del formaggio Castelmagno, dei vini della Langa e della nocciola tonda piemontese. L'apoteosi è stata raggiunta senza dubbio con l'inaugurazione bi-partisan della Università del Gusto nella tenuta albertina di Pollenzo, un rito celebrato un anno fa con la presenza di mezzo mondo, da Ghigo a Bertinotti, sotto l'ecumenica regia di Carlin Petrini.

Ora la sinistra si trova a gestire in prima persona l'evento olimpico, con proprie personalità alla guida dei tre principali enti locali coinvolti. Vuole dunque dimostrare di saper governare con polso fermo una scadenza così delicata, dopo le divisioni profonde emerse nella vicenda Tav, che fa da sfondo imbarazzante alla vicenda olimpica. Sarà dunque molto importante esaminare ogni passaggio della vicenda, perché rappresenta un test importante di gestione del territorio e delle sue tensioni da parte di una elite politica spregiudicata, che ha perso per strada il contatto con la realtà. Quasi come il prezzo delle bottiglie di barolo che si cerca di vendere nelle enoteche cittadine...

Renato Strumia

una storiasommarioarchiviocontatticomunicaticollegamenti