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Umanità Nova, numero 3 del 29 gennaio 2006, Anno 86

Contratto dei metalmeccanici
Il piatto piange


Un vecchio proverbio ci insegna che la vittoria ha molti padri mentre la sconfitta è orfana. Stando a questo criterio, il contratto dei metalmeccanici è un'evidente vittoria giacché tutti gli attori istituzionali in campo se ne attribuiscono la paternità.

Guglielmo Epifani, segretario generale della CGIL, ad esempio, afferma:

"Un contratto finalmente 'normale' firmato dalle parti tutte insieme è la novità più rilevante di questo rinnovo; gli ultimi due videro esclusa la FIOM, ci furono firme separate… il fatto che le parti siano arrivate da sole alla firma di un accordo che vede la soddisfazione di tutti è un fatto di grande importanza… Il tentativo di isolare la FIOM è fallito. Le imprese lo hanno visto sulla propria pelle: marginalizzare il sindacato più forte non porta risultati se non quello di deteriorare il quadro della vita aziendale… Ora che questo atteggiamento è caduto e la FIOM è un interlocutore senza se e senza ma, si è resa più responsabile anche nel controllo della sua forza…"
da "Il Sole 24 ore" del 20 gennaio 2006

Dunque, la FIOM ha "controllato la sua forza" o, meglio, la forza che decine di migliaia di lavoratori le hanno dato scioperando, bloccando strade e ferrovie, mobilitandosi. 

Effettivamente, il più forte sindacato dei metalmeccanici aveva delle ragioni per accettare una mediazione. Con il cambio alla guida della Confindustria è stata abbandonata l'ipotesi sulla quale aveva lavorato, e perso, il vecchio gruppo dirigente del padronato privato e in altre parole l'incunearsi fra CGIL da una parte e CISL ed UIL dall'altra per indebolire il sindacato istituzionale e far saltare la concertazione.

Si tratta, però, di ragioni interne agli apparati sindacali e da porre in relazione con il quadro politico e non necessariamente, il contrario, anzi, di ragioni che riguardano i lavoratori in quanto tali.

Federmeccanica, la rocciosa associazione del padronato metalmeccanico, sembra altrettanto soddisfatta:

"Un ottimo accordo. Senza vinti né vincitori, con la prospettiva di un periodo lungo di pace sociale, grazie anche all'allungamento del periodo di vigenza. I sindacati hanno avuto la vittoria simbolica di chiudere con un aumento di 100 euro ma noi abbiamo dato alle aziende la soddisfazione di sostanza. Questo è davvero un buon accordo che vede la Federmeccanica unita e coesa… sono letteralmente inondato di telefonate e messaggi di colleghi che mi ringraziano"
Massimo Calearo, Presidente di Federmeccanica in "Il Sole 24 ore" del 20 gennaio 2006

Dunque, il padronato è "unito e coeso", esattamente come i sindacati e, soprattutto, ritiene di aver avuto "la soddisfazione di sostanza" mentre i sindacati devono accontentarsi della "vittoria simbolica" dei 100 euro d'aumento.

Una domanda è lecita, è possibile che un aumento di 100 euro sia una "vittoria simbolica"? Non è forse, come affermano i dirigenti della FIOM una rottura dei vincoli posti dalla concertazione, l'affermazione di una ripresa del movimento operaio?

Basta, a questo proposito, leggere la scheda che alleghiamo per scoprire la triste verità: i 100 euro non ci sono, in primo luogo perché sono lordi e, poi, perché sono spalmati su un periodo tale da ridurne radicalmente la portata.

La "vittoria" del sindacato si riduce alla riconquista della sua unità interna e al riconoscimento da parte padronale. Un obiettivo sicuramente importante per la sinistra parlamentare, non a caso i giornali d'area hanno tessuto le lodi dell'accordo, che vede in un sindacato concertativo forte ed unito una sponda importante. Un obiettivo raggiunto, paradosssalmente, anche dal governo che non ha interesse ad una situazione di tensione sociale in fase pre elettorale.

Chi non ha particolari ragioni per cantare vittoria sono, guarda caso, i lavoratori. Non si tratta, a mio avviso, di porsi nella logica estremista di chi chiede sempre e in ogni caso aumenti maggiori rispetto a quelli ottenuti ma di ragionare freddamente su questa vicenda.

Il padronato porta casa un prolungamento della vigenza del contratto e un incremento della flessibilità in cambio di aumenti che, se facciamo bene i conti, sono inferiori all'inflazione.

Il ceto politico ottiene una prospettiva di pace sociale in un comparto importante della working class e può dedicarsi alle proprie attività predilette.

Il sindacato concertativo si pone nella prospettiva di restaurare a pieno, laddove le elezioni siano vinte dalla sinistra, la concertazione che, per la verità, la destra ha toccato assai poco negli anni passati.

I lavoratori e le lavoratrici fanno i conti con una contraddizione fra livello della mobilitazione sviluppata e risultati ottenuti, con la straordinaria difficoltà di recuperare salario, con la crescita del dispotismo padronale. 

Nelle prossime settimane il contratto sarà discusso nelle assemblee aziendali. Si tratterà di operare quanto meno per chiarire i termini dell'accordo e, in prospettiva, per sviluppare organizzazione, iniziativa, lotte per il salario e contro la flessibilità. 

Una partita, non è la prima volta, non semplice ma assolutamente ineludibile.

Cosimo Scarinzi

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