Umanità Nova, numero 3 del 29 gennaio 2006, Anno 86
Genova: incontro dibattito sull'alta velocità
Venerdì 13 nella sala del Dopolavoro Ferroviario, di fronte a un
pubblico molto numeroso, organizzato dal Gruppo Libertario Genovese,
dai COBAS e dalla CUB genovesi, si è svolto un incontro sulla
lotta che gli abitanti della Val di Susa stanno portando avanti nei
confronti della realizzazione del tratto valligiano della linea ad alta
velocità.
Relatori: Nicoletta Dosio, del Comitato popolare di lotta NO-TAV, Maria
Matteo della redazione di Umanità Nova, Emilio Penna della
Federazione Anarchica Torinese.
Nicoletta Dosio ha sottolineato come da anni la Val di Susa sia
diventata il corridoio preferenziale del trasporto su rotaia per i
collegamenti internazionali. Già in passato al trasporto
pendolare era stata preferita un linea merci, opera che isolava ed
emarginava una buona parte degli abitanti della valle. Proprio per
questo è nato un movimento di lotta popolare contro lo
sfruttamento del territorio, che ha portato a fare della valle un
esempio di come, se esiste la volontà di opporsi, esista anche
una possibilità di vittoria. All'interno del movimento
valligiano si è sviluppata una coscienza critica che lo
distingue da altri movimenti analoghi. Infatti, pur avendo ben presenti
le conseguenze della costruzione del tunnel per la valle, la lotta dei
valsusini non ha come parole d'ordine "not in my backyard", ma è
diventata piuttosto una lotta radicale di opposizione al sistema
capitalistico di produzione e di distribuzione, una lotta di
riappropriazione, non solo del territorio, ma della propria dimensione
vitale, un esempio della determinazione di una popolazione contro le
imposizioni del capitale e dello stato. Alle manifestazioni e alle
numerose assemblee (e a fronteggiare le cariche della polizia) non
erano presenti solo militanti, ma tutti gli abitanti della valle,
convinti che nessuno, se non loro stessi, debba decidere per il loro
futuro. L'invito è stato a proseguire la lotta contro il
progetto TAV, non solo attraverso la solidarietà attiva alle
lotte valligiane, ma anche e soprattutto attraverso la partecipazione
attiva alle lotte locali e territoriali. Dove c'è sfruttamento
sul posto di lavoro, o del territorio, o dei più deboli da parte
dei più forti, è possibile e necessario scendere in
piazza e dire no, se non vogliamo che il sistema capitalistico ci renda
merce ad alta velocità.
Negli interventi di Maria Matteo e di Emilio Penna sono state
sottolineate le ragioni dei potenti a favore della TAV. Un progetto
bipartisan, in cui gli interessi della destra e della sinistra
combaciano nella distruzione della valle e per interessi personali. Un
progetto che anche la stampa dei padroni ha definito economicamente
svantaggioso, con enormi costi iniziali difficilmente ammortizzabili e
in cui i soldi pubblici sarebbero ipotecati per anni. Un progetto di
evidente devastazione ambientale per il quale non è prevista la
valutazione di impatto ambientale, promossa dai comitati popolari o
meglio in cui la volontà popolare non è presa
considerazione data l'importanza "strategica" dell'opera. Di fronte a
questo spiegamento di forze e di interessi la valle non si è
fatta intimorire e ha rifiutato l'accordo proposto dal governo il 9
dicembre. Le decisioni prese a Roma e il defilarsi di alcuni sindaci
non hanno fiaccato il movimento che, pur essendo nato con un forte
appoggio istituzionale, ha trovato la forza di svincolarsi dalle
dinamiche di potere e di continuare la lotta. Anche ora, nonostante la
tregua olimpica, la lotta continua, attraverso la contro-informazione,
il racconto delle ragioni del NO TAV, del modo di organizzarsi del
movimento, attraverso il dibattito e il confronto in tutta Italia,
perché l'esperienza e la lotta in Val di Susa diventino
patrimonio di tutti. È per questo che il 7 gennaio nella
manifestazione di Chambery contro il TGV molti erano i valsusini e i
compagni presenti, uniti ai francesi contro un progetto di devastazione
che supera i confini dei singoli paesi e che riguarda la vita di tutti.
Tra gli altri interventi della serata (importante quello di un
rappresentante della CUB trasporti sul degrado del sistema ferroviario
e le connivenze dei confederali con i progetti di privatizzazione),
quello di Pietro Stara, è stato centrato sul progetto di terzo
valico, opera ferroviaria di prossima costruzione a Genova. Anche
questo progetto fa parte delle opere di interesse strategico nazionale,
ha un impatto ambientale altamente devastante ed è possibile un
collegamento con la lotta della Val di Susa. Anche per Genova è
possibile costruire un movimento di opposizione contro le grandi opere,
contro il sistema di sviluppo e contro il modello capitalistico della
società, per poter finalmente dire no e basta.
C., G. e Elio Gabalo
Venezia: manifestazione per la casa
A nove mesi dall'insediamento della giunta Cacciari, Venezia resta in
piena emergenza alloggi; le ragioni di ciò derivano certo dai
tagli governativi, ma anche dalla politica abitativa della stessa
giunta che, mentre straparla di vendite del patrimonio abitativo
comunale e di 1400 ipotetici alloggi da realizzare su aree non
disponibili, non fa niente per recuperare l'enorme patrimonio pubblico
inutilizzato né per acquisire gli alloggi posti sotto sfratto.
Per denunciare tale situazione, venerdì 20 gennaio, si è
tenuta una manifestazione promossa da varie realtà
dell'autorganizzazione del veneziano, quali l'Unione Inquilini (Cub),
il Comitato casa S. Margherita, i Comitati inquilini Cita, Sacca Fisola
e Murano, nonché dalla Rete Antirazzista e dal Centro sociale
Zona Bandita. L'iniziativa ha visto anche la partecipazione dei
rifugiati politici curdi di Casa Newroz, recentemente occupata,
nonché di esponenti di Rifondazione Comunista e di una
quindicina di compagni-e d'area anarchica presenti con bandiere e
volantini.
Il corteo, vivacemente sfilato da piazzale Roma sino a Ca' Farsetti
sede del Comune, ha visto la partecipazione di circa 300 persone ed ha
rappresentato la prima manifestazione di protesta sociale contro la
giunta Cacciari, la quale ora ben sa che per i cinque anni del mandato
non potrà sottrarsi dal fare i conti col movimento di lotta per
la casa.
Red. VE