Umanità Nova, numero 4 del 5 febbraio 2006, Anno 86
Neanche a farlo apposta! E quando si dice il caso.
Non si è ancora fatto a tempo ad approvarla, questa nuova legge sulla cosiddetta legittima difesa, che subito viene offerta la dimostrazione, e che dimostrazione! di quello che ci aspetta. Nel mitico nord-est, che forse non ha nulla a che fare con il far west, ma che cerca tanto di assomigliargli, un signorotto tutto casa e schei, fuoristradamunito, con regolare villetta con vista sui capannoni e, neanche a farlo apposta, a suo tempo pure assessore comunale per conto della Lega, sentendosi finalmente liberato dagli assurdi vincoli che gli impedivano di proteggere la proprietà privata e confidando di entrare nel Guinness dei primati, ha offerto il primo esempio di come ci si possa, e soprattutto ci si debba comportare nella malaugurata circostanza che un ladro violi i confini del villino. Appena si è accorto, infatti, che qualcuno cercava di forzare la finestra (e poco importa che non ci sia riuscito perché messo in fuga dalle sue urla) ha pensato bene di inseguire il malcapitato per qualche centinaio di metri fuori "dai confini della sua proprietà", uccidendolo poi con tredici, diconsi tredici, colpi di pistola. E tredici solamente, perché nel caricatore, malauguratamente, non ce ne stavano di più.
Che il mentecatto, evidentemente digiuno di conoscenza giuridica nonostante il passato da amministratore (e questo la dice lunga sulla cultura degli amministratori), non sapesse che una legge, per diventare effettiva, deve essere prima pubblicata sulla "Gazzetta ufficiale", non toglie niente al ragionamento che stiamo facendo: a lui forse, e insistiamo sul forse, non gli andrà troppo bene e dovrà sorbirsi il processo per omicidio volontario (siamo comunque certi di un'assoluzione), ma per i futuri emuli, che pieni di atavico livore stanno già oliando le loro metalliche ed esuberanti propaggini freudiane, quella di questi giorni non è stata altro che una dimostrazione pratica. Un corso accelerato, un esperimento in corpore vili - chiamatelo come vi pare - di ciò per cui la nuova legge, frettolosamente promulgata ormai fuori tempo massimo, è stata pensata. E imbandita, dai gentiluomini della Lega, su un piatto d'argento alla infelice, frustrata e rancorosa massa di quelli che... se lo vedo in giardino lo ammazzo. Del resto il signorile commento di quel tristo figuro e per di più ministro della Repubblica, che risponde al nome di Roberto Calderoli: "questa tragedia deve servire da monito a tutti quelli che intendono delinquere" (non possiamo non pensare ai sudori freddi di Berlusconi), rende l'idea della cultura sociale di chi ha governato il paese per cinque anni.
Erano stati facili cassandre quanti avevano previsto che con questa legge si sarebbe fatto un ulteriore passo avanti in quel processo di imbarbarimento collettivo che la nostra società sta da tempo percorrendo. Un imbarbarimento favorito e cavalcato da un ceto politico dotato di un livello etico tale da far rimpiangere, come luminosi esempi di moralità e senso civico, i peggiori arnesi delle camarille democristiane di alcuni decenni orsono. E chi ha avuto la "fortuna" di averli conosciuti, può capire cosa intendo dire!
Da tempo infatti, e con disperante leggerezza, si promulgano leggi e disposizioni che restringono sempre più non solo i residui spazi di libertà, ma anche quelle opportunità di convivenza civile e di tolleranza che, sull'onda delle conquiste passate, ancora persistono in questo paese. Leggi e disposizioni fatte non per "migliorare" la qualità della vita e offrire più garanzie alla collettività, come si vorrebbe far credere, ma per solleticare istinti belluini e insofferenze pronte a riemergere come rigurgiti di epoche nelle quali era ammessao solo il diritto del più forte. Anche da un punto di vista simbolico, non c'è stato nulla di più significativo del fatto che negli stessi giorni siano state varate le nuove norme sul diritto alla legittima difesa e quelle sull'uso delle sostanze stupefacenti. Il becerume leghista - quell'impasto nazionalpopolare a cui sembrano ora strizzare l'occhio i diessini in odore di vittoria - e la solita, immarcescibile ideologia fascista, si sono messi a braccetto riportando in auge, con logica non solo criminale (e questo già si sapeva) ma anche ottusa (e neppure questa è una sorpresa) norme e comportamenti di una idiozia, quella si!, stupefacente.
Una idiozia che vede nell'uso della forza, pubblica o privata che sia non ha importanza, e della repressione statale il solo modo di risolvere gli infiniti problemi di una società alla cui base stanno, imperanti, le regole del profitto e dello sfruttamento. Una società nella quale si vorrebbero bandire, come inutili cascami, il senso della solidarietà e della tolleranza. La solidarietà vera e non quella pelosa del prete che si nutre di carità e assistenzialismo; la tolleranza sincera, e non quella disposta a comprendere l'illegalità dei potenti ma non quella partorita da esistenze dannate e miserabili. Del resto, cosa aspettarsi da legislatori (mamma mia, che parolona!) cresciuti alla scuola del manganello e nel mito della sacra ampolla del dio Po? Che potessero anche solo ipotizzare che la devianza è, prima di tutto, un problema sociale e non di ordine pubblico? Su, non scherziamo! Prima si spara, poi, se c'è tempo, ne possiamo anche parlare.
Che è, esattamente, quanto successo a Castelnuovo del Garda.
Massimo Ortalli