Umanità Nova, numero 4 del 5 febbraio 2006, Anno 86
A Saluggia e nei paesi limitrofi la decisione di costruire un deposito "provvisorio" per le scorie è stata accolta dalla popolazione con un netto rifiuto. Già nel 2000, dopo l'alluvione che aveva fatto sfiorare il disastro ambientale, le popolazioni della zona e, in particolare, quella di Trino Vercellese, dove si trova una delle centrali dimesse dopo il referendum, si erano ribellate alla presenza di materiale pericoloso in una zona soggetta ad alluvione. Una marcia si era conclusa con la clamorosa contestazione, durante la successiva assemblea, dei politici locali.
A Saluggia il 25 gennaio era prevista una seduta del consiglio comunale per approvare una variante del Piano Regolatore senza la quale la costruzione del deposito nucleare non era possibile. Una manifestazione antinucleare cui ha preso parte anche una delegazione di No Tav dalla Val Susa si è svolta per le vie del paese per concludersi alla sala del consiglio comunale. Qui, approfittando di una pausa dei lavori, intorno alle 11 di sera, la gente ha occupato la sala impedendo nei fatti la prosecuzione dei lavori. La variazione del Piano Regolatore non è quindi andata ai voti.
Il Consiglio ha tempo sino al 31 gennaio per deliberare in merito, ignorando la volontà dei cittadini e avallando, nei fatti, l'ordinanza emessa il 13 dicembre 2005 dal Commissario delegato Gen. Carlo Jean, perché Saluggia divenga il deposito delle scorie che da decenni mettono in pericolo la salute e la sicurezza di tutti. Tuttavia, dopo la manifestazione del 25 gennaio, è chiaro sia agli amministratori locali che al generale Jean, che anche a Saluggia i piani della lobby nucleare si scontrano contro la decisa opposizione della popolazione.
Euf.