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Umanità Nova, numero 5 del 12 febbraio 2006, Anno 86

Libertà & Censura
Il pianeta si scalda: dal turbante di Maometto al bavaglio di Hansen
Il liberalesimo alla prova del fuoco


Non sono un vignettista, ma acuite la vostra fantasia e immaginate la seguente "vignetta". Attorniato da una folla esagitata invocante la giustizia di Allah, un venditore napoletano (e chi se nò?) sta facendo affari d'oro vendendo accendini e bandiere danesi imbevute di benzina. Del resto la bandiera danese è semplice nel disegno e per questo facilmente riproducibile (vedasi "Il Foglio" di Giuliano Ferrara della scorsa settimana), e per questo - c'è da scommetterci - ci saranno (di questi tempi) più bandiere danesi nei territori mussulmani che in tutta la Danimarca fra scuole, ospedali, uffici pubblici e case private.

Lo so: è un dettaglio, e pure di quelli che - fra tanti - sfigurano nel quadro rappresentativo lo scontro fra cultura laica, liberale, progressista e cultura integralista, fondamentalista, repressiva, liberticida, oltranzista, sciovinista, sessuofoba... eccetera, eccetera eccetera... da quando (si, da quando? Ah! Ben cinque mesi fa!) un quotidiano danese pubblicò dodici vignette satiriche contro Maometto e l'islam. Un dettaglio, ripeto. Ma se così non fosse?

Riproviamoci. La scorsa settimana Jonh Hansen, il maggior esperto di clima alla Nasa si è visto mettere il bavaglio dopo avere fatto una conferenza in cui chiedeva immediate riduzioni dei gas che provocano il riscaldamento dell'ambiente, sostenendo che "non possiamo andare avanti altri dieci anni in questo modo", soprattutto dopo la certificazione fatta dal Centro Goddard che il 2005 è stato l'anno più caldo mai registrato nella storia dell'umanità. Dettaglio: la scorsa settimana si sono registrate temperature fredde - se non addirittura rigide - anche alle medie latitudini, e il freddo siberiano sembra farla da padrone pure nei prossimi giorni, tant'è che l'agognato gas ucraino è divenuto il pretesto per una campagna a favore dell'energia nucleare, così poco inquinante e produttrice di gas serra di quanto non sia il carbone, il petrolio, il gas... Sì un altro dettaglio. Ma se così non fosse?

"Deus caritas est". No, non mi sono bevuto il cervello, né c'è da credere che se c'è una rock star che si chiama Madonna, vi potrà esser pure un porno star che si chiama Deus. Si tratta della prima Enciclica di Benedetto XVI in cui esalta dio quale fonte d'amore. E siccome col dio cristiano vi è pure il dio giudeo e il dio mussulmano, cotanto amore distribuito nel mondo possiamo mai reprimerlo, deriderlo, oltraggiarlo? Sicuramente un dettaglio. Ma se il portavoce del Vaticano, Joaquin Navarro Valls, in merito ai fatti inizialmente esposti dichiara che "La libertà non è un valore assoluto, ma lo è accanto ad altri (...). Il diritto alla libertà di pensiero non può offendere il sentimento religioso dei credenti", può trattarsi semplicemente di un dettaglio il continuo richiamo ad una libertà esercitata con responsabilità il cui ripetuto e stucchevole refrain è "scherza pure con i fanti, ma lascia stare i santi"?

Certo, così come il surriscaldamento del pianeta (anche ad opera dei gas serra) ha ulteriormente accelerato i cataclismi ambientali, ugualmente il surriscaldamento dell'area arabo-mussulmana (ad opera più di una politica insensibile ai valori e al rispetto della dignità delle persone, che non per colpa di una satira grottesca e - ammettiamolo - grossolana) ha reso ancor più difficile il rasserenarsi dei rapporti fra popoli di diverse culture e religioni. Sennonché "il marcio in Danimarca" non è l'offesa a Maometto e a tutti i suoi fedeli, e neppure al laicismo della libertà di pensiero e d'opinione; bensì l'insulto al pensiero di una libertà affrancata da qualsiasi pregiudizio politico, culturale, religioso che assolda le sue truppe per orchestrare crociate contro gli "infedeli". Siano infedeli nei confronti della religione oppure della scienza, del sistema cristiano-giudaico-occidentale oppure del sistema mussulmano orientale, della lotta al terrorismo o del terrorismo come lotta. E quando si tratta di crociate, tutti i metodi sono utili e buoni per invocare il diritto alla libertà, dopo aver reclamato a gran voce il dovere alla censura. Ma, forse, si tratta solo di un dettaglio...

Jules Èlysard


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