testata di Umanità Nova

Umanità Nova, numero 5 del 12 febbraio 2006, Anno 86

Fuoco sulle ambulanze
La "missione" di pace dell'Italia in Iraq


Passa molto sotto tono la notizia. Nemmeno i telegiornali, disposti come sono, piuttosto, a lasciarsi sommergere dalla dissenteria verbale del cavalier Berlusconi, ne hanno minimamente parlato. E non saremo certo noi a meravigliarcene. Comunque la notizia, questa volta, è davvero una notizia, anche perché viene finalmente ad incrinare, o meglio, a superare quell'indecente muro omertoso dietro il quale, fin dal principio, si è voluta celare la verità su come sono andate le cose nella cosiddetta "battaglia dei ponti". Quella, come si ricorderà, ingaggiata l'anno scorso a Nassiriya dai nostri eroici bersaglieri contro, ormai è chiaro, l'innocua popolazione civile.

Dal "Corriere della sera" di Venerdì 3 febbraio 2006:
"Sparai contro il mezzo purché così mi fu ordinato. Se mi fossi accorto che si trattava di un'ambulanza, mai e poi mai avrei sparato". Davanti ai giudici della procura militare il caporalmaggiore Raffaele Allocca ammette che a Nassiriya durante la battaglia dei ponti, i soldati italiani fecero fuoco contro i civili. Conferma la versione sempre negata dalle Forze Armate e dall'allora ministro degli Esteri Frattini che in Parlamento dichiarò: 'Non è vero che si trattava di un mezzo di soccorso, era un'autobomba'".

A dimostrazione di ciò che abbiamo sempre pensato, ossia che umanità e dignità possono albergare in chiunque, a volte anche in individui che hanno scelto il brutto mestiere delle armi, questo caporalmaggiore, nonostante fosse stato addirittura premiato per quella operazione, evidentemente non ce l'ha più fatta a tenersi sulla coscienza il pluriomicidio di civili inermi (tra gli altri anche una giovane incinta) e si è deciso a dire le cose come stanno. Che non ce la vengano a raccontare, insomma, e che è ora di smetterla con la pagliacciata dei "nostri soldati che distribuiscono giochi e caramelle ai bambini iracheni" e con le trasmissioni dei soliti servizi di regime nei quali il solito giornalista enbedded riprende il solito capotribù precettato non si sa dove, che dà la mano al solito generale di turno, dallo sguardo fiero e marziale ma anche, da "italiano brava gente" quale è, così umano. La guerra è la guerra e in Iraq è guerra quella che si fa, e non un pranzo di gala. E in guerra, come sempre accade, chi più ci rimette, sono i civili disarmati. Anche se viaggiano in ambulanza.

Se fossimo ingenui, dovremmo sorprenderci nel vedere che ci sono voluti quasi venti mesi perché le cose venissero finalmente raccontate come si sono svolte. Tanto più che già alcuni giorni dopo circolava un filmato girato da un giornalista americano, nel quale si vedeva chiaramente che i "nostri", vuoi perché gli faceva piacere, vuoi perché presi dal panico, sparavano tranquillamente non solo su una autoambulanza ma anche, tanto per non lasciare indietro qualcosa, su un autobus di linea.

Se poi fossimo ancora più ingenui, potremmo pensare che ora, in seguito alla deposizione del caporalmaggiore, i suoi diretti superiori - non osiamo azzardare anche i vertici militari che hanno insabbiato - vadano incontro a un qualche tipo di punizione da parte della magistratura militare. E che finalmente si riconosca che quella in Iraq non è affatto una missione di pace ma, alla faccia della Costituzione e di chi ci crede, una operazione di guerra in piena regola.

E invece proprio perché la guerra la si può fare ma non si deve ammetterlo, si troveranno sicuramente qualche cavillo e qualche "spiegazione" che permetteranno di togliere dalle pesche i responsabili di quell'assurdo e inutile massacro. Perché la presenza dell'Italia sullo scenario mediorientale non è affatto dovuta, e questo già lo sanno i lettori di "Umanità Nova", ai motivi umanitari di cui hanno vaneggiato i governanti e che hanno fatto accettare la scesa in campo a fianco degli "alleati", ma solo e semplicemente alla necessità di mettere un piedino anche noi, là dove si amministrano le risorse energetiche del futuro.

E difatti nella finanziaria 2006, a dispetto delle strombazzate dichiarazioni preelettorali del ministro Martino che, per togliere qualche argomento alla sinistra, ha parlato di un ritiro dallo scenario iracheno nei prossimi mesi, sono stati stanziati, nello stesso silenzio con il quale si sono decisi nuovi condoni fiscali per tangentisti ed evasori, o si sono allargate le maglie dei finanziamenti "anonimi" ai partiti, i milioni di euro necessari a rifinanziare, per tutto l'anno in corso, l'operazione Babilonia. 

E questa notiziola è passata ancor più sotto tono della deposizione del caporalmaggiore Allocca. Ma guarda te?!?

Massimo Ortalli


una storiasommarioarchiviocontatticomunicaticollegamenti