Umanità Nova, numero 5 del 12 febbraio 2006, Anno 86
Molto è stato già detto sull'impatto devastante che un evento come le Olimpiadi ha sul territorio che, in forma sempre molto elitaria, si è candidato ad ospitarle. L'organizzazione di Torino 2006, ormai in pieno svolgimento, non è sfuggita a questa regola. Anzi, il gigantismo organizzativo e mediatico che ha investito l'evento olimpico nelle ultime edizioni, sia in versione invernale che in versione estiva, non fa che aggravare ulteriormente il peso insostenibile di questo circo equestre. Sono noti ormai a tutti i principali caratteri che ha assunto nel tempo l'organizzazione dell'evento:
- la corruzione che coinvolge le più alte sfere del Comitato Olimpico, che raggiunge vette insuperate al momento dell'assegnazione dei giochi, con tangenti, regali, prebende e scambi di voti, giunti spesso fino alla messa a disposizione di prostitute di alta classe per i membri più influenti del CIO, al fine di illustrare meglio l'"adeguatezza" dei siti candidati;
- la pressione di numerose lobby di progettazione ed edificazione edilizia per ottenere l'incarico di costruire o ammodernare le strutture destinate ad ospitare i giochi, con la corsa all'accaparramento degli appalti e la spartizione di enormi profitti straordinari;
- la spartizione degli incarichi per la organizzazione e la gestione mediatica dell'evento, il dilatarsi delle parcelle per consulenze incontrollabili, i sontuosi viaggi all'estero di centinaia di persone per acquisire il necessario know how dallo studio delle manifestazioni precedenti;
- il violento impatto ambientale dettato dalle opere faraoniche connesse alla messa a punto degli impianti, particolarmente rilevante nelle valli olimpiche, in Val Chisone, Val Susa, Val Torcea;
- il pesante fardello finanziario che resta a carico del bilancio pubblico e degli enti di governo locale, sia per gli impegni connessi alla costruzione degli impianti, sia per la loro gestione futura ad evento concluso;
- il rilevante spostamento di denaro pubblico verso scopi privati, come ad esempio il gigantesco sforzo per valorizzare le strutture della Sestrieres Spa, di proprietà Fiat, che potrà godere per anni di impianti nuovi e potenziati, finanziati dallo stato;
- l'esibizione di un modello e di un sistema di vita tutto basato
sul luccichio sfarfallante di consumi edonisti, ammantati di valori
sportivi, pacifici e solidali, mentre la realtà concreta di 5,5
miliardi di persone viaggia sui binari della miseria, della fame, dello
sfruttamento e in alcuni casi anche della guerra guerreggiata, senza
alcuna tregua olimpica.
Ethical Village e sponsor assassini
Detto tutto questo, scopriamo che all'interno della organizzazione
olimpica di Torino 2006 esiste anche un "Ethical Village", una
struttura destinata all'esaltazione del volontariato, del valore etico,
sportivo, culturale, artistico dell'evento, insomma una tensione verso
la pace tra i popoli di tutto il pianeta. Simbolo vivente di questa
tensione, il registro dove per tutto il periodo dei Giochi sarà
possibile firmare la "tregua olimpica", per sottolineare la deposizione
di ogni motivo di conflitto e la volontà di partecipare,
disarmati, allo svolgimento delle gare. Ci sembra che sia sufficiente
l'analisi dei principali sponsor olimpici e la loro concreta natura per
fornire un'immagine ben diversa dello spirito di fratellanza che
sottende la manifestazione olimpica.
Come è noto, ci sono tre sponsor principali (Sanpaolo,
Telecom-Tim, Fiat), uno sponsor ufficiale (Finmeccanica) e una serie
assai nutrita di Top sponsor (GE, Coca Cola, Samsung, Kodak,
McDonald's, SchlumbergerSema, Manulife, Visa, Panasonic, Lenovo, Omega,
ecc.); subito dopo vengono i fornitori ufficiali, che sono ancora
più numerosi.
Sanpaolo
È la banca di Torino e quindi si è subito candidata a
fare la "banca delle Olimpiadi". Ha investito 45 milioni di euro
nell'impresa e intende ricavarci il doppio. Ha tenuto in piedi il Toroc
ampliando progressivamente i fidi, confidando nel ripianamento finale
dei debiti (indefinibili oggi) da parte di Comune e Regione. Ha
partecipato tramite la controllata Opi, insieme a Monte Paschi e Dexia,
all'erogazione del mutuo quindicennale da 800 milioni di euro per
finanziare le opere dell'Agenzia Torino 2006. Ha progetti di crescita
molto aggressivi ed intende sganciarsi dal consueto ruolo di
vassallaggio nei confronti di Fiat, come dimostra il franco scambio di
schiaffoni giornalistici tra il Presidente Salza e l'accoppiata
Marchionne-Montezemolo, nelle ultime settimane. Nonostante l'esibizione
di un accattivante bilancio sociale, non disdegna di finanziare
qualunque porcheria che produca profitti. Fa parte di un gruppo di 13
banche, capeggiato dall'americana JP Morgan per finanziare, dal 2003,
la Iraq Trade Bank , per conto della Coalizione Provvisoria che governa
l'Iraq dopo l'invasione americana. Inoltre è cresciuto
costantemente nel corso del tempo il suo peso nel finanziamento di
operazioni con possibili risvolti bellici: compare nella relazione del
sito "Banche armate" nel 2001, 2002, 2003 e 2004, con interventi, in
questo ultimo anno, per 366 milioni di euro.
Fiat-Iveco
È il gruppo più direttamente coinvolto nella scelta di
Torino come sede olimpica, frutto delle pressioni dell'Avvocato Agnelli
sull'amico Samaranch (il fascistissimo e franchista presidente del
Cio). Rappresenta il "non plus ultra" del conflitto d'interesse,
svolgendosi le gare e l'accoglienza prevalentemente su strutture di
proprietà della famiglia e delle holding di famiglia (Sestriere,
Lingotto, ecc.). Gli asset immobiliari della famiglia hanno goduto di
un forte incremento dopo la scelta di Torino 2006. Ciò
nonostante, la Fiat ha pensato di fornire solo 10 milioni di euro al
Toroc e prestare gli altri 35 in servizi e attrezzature (auto, furgoni,
mezzi di trasporto). Per motivi di cassa ha dovuto negli ultimi anni
vendere molte partecipazioni, tra cui Fiat Avio, storicamente uno dei
grandi fornitori di aerei militari all'Aeronautica. La sua presenza
nella produzione militare è sempre stata altissima, come
dimostra l'adeguamento negli anni '50 alle direttive americane, di
licenziare tutti gli operai comunisti per non fornire informazioni al
"nemico". Più di recente, è stata coinvolta negli anni
'80 nello scandalo delle forniture all'Iraq di Saddam Hussein di
sistemi d'arma nell'ambito del progetto "Condor" finanziato dalla BNL
tramite la filiale di Atlanta. Inoltre la partecipata Valsella forniva
in quegli anni milioni di mine all'Iraq per blindare il confine con
l'Iran e per contrastare la resistenza curda nel nord del Paese.
Attualmente la sua penetrazione nella produzione bellica si è un
po' ridotta (220 milioni di euro nel 2002, ultimo dato disponibile),
più che altro per le sue difficoltà a tenere il passo con
gli investimenti e l'innovazione tecnologica. Appare comunque coinvolta
nella produzione di veicoli utilizzati come camere mobili di esecuzione
in Cina. Un settore in grande espansione…
Telecom-Tim
È un'azienda piena di guai e di debiti, che la stanno mangiando
viva. I debiti derivano da una lunga serie di scalate finanziarie che
sono servite a sottrarre allo stato una delle sue aziende più
redditizie, per portarla all'attuale situazione di grave
difficoltà. In attesa di capire cosa succederà della
telefonia fissa (sempre meno profittevole) e come evolverà la
telefonia mobile (in direzione dell'Umts), Telecom cerca di difendere i
profitti scaricando sui lavoratori i costi economici della propria
strategia fallimentare. Ricorso ai call center, precarizzazione del
lavoro, dismissioni, tagli d'organico sono il pane quotidiano della
vita in azienda. Si sospetta che abbia partecipato segretamente alla
creazione di una struttura simile al sistema Echelon (chiamato
SuperAmanda) per costruire una rete di spionaggio italiana basata sulla
capacità di intercettazione telefonica, anche se l'azienda ha
sempre smentito.
Finmeccanica
È la principale azienda italiana nel campo delle tecnologie
militari, controlla oltre 100 aziende, tra cui Alenia, Avio, Agusta,
Wass ed Oto Melara, ed ha ancora una partecipazione importante in STM.
Sta lavorando attivamente per acquisire un ruolo di primo piano in
Europa, proponendosi come partner ideale per il principale acquirente
di sistema d'arma a livello mondiale: l'esercito degli Stati Uniti
d'America. È riuscita di recente a vincere il contratto di
fornitura per gli elicotteri della Casa Bianca. Vende i suoi elicotteri
Agusta in tutto il mondo ed in particolare ai paesi che intendono
usarli per scopi militari. Sta cercando di scalare la francese Thales,
anch'essa attiva nei sistemi elettronici di controllo del volo, sia
civile che militare, e nelle tecnologie militari di puntamento.
È già una realtà avanzata a livello di produzione
missilistica, soprattutto con Wass ed Oto Melara, leader a livello
mondiale rispettivamente nei sistemi subacquei e nella artiglieria
navale. A Torino si gioca una partita importante come fornitore del
sistema Tetra, un sistema di collegamento interforze dedicato a
garantire la sicurezza durante lo svolgimento dei giochi, coordinando
in tempo reale i 10.000 tutori della legge che veglieranno su di noi
per tutto il periodo olimpico.
General Electric
È la più grande azienda del mondo per capitalizzazione e
basa la sua inossidabile forza (rating AAA) sulla estrema
diversificazione produttiva. È presente in ogni settore, dalle
turbine nucleari ai servizi assicurativi, dalla produzione di energia
ai media ed all'entertainment. Da mezzo secolo arma la difesa
americana: produce cannoni per gli F104, F14, F16, C130, cannoni per
navi militari, cannoni per elicotteri militari tipo Cobra e Apache. Poi
costruisce motori per i bombardieri B2 e B1B Lancer, per il velivolo
d'attacco A10 Thunderbolt, per gli elicotteri Supercobra, Seahawk,
Apache, nonché carri armati Abrams e navi militari. La Ge
è pesantemente coinvolta nelle ultime operazioni militari
americane: fornisce l'energia per la basi afgane di Baghram e di
Kandahr, e i suoi motori costituiscono, per sua stessa ammissione, la
forza propulsiva dell'80% dei velivoli usati in Iraq per Enduring
Freedom. Il business per la "ricostruzione" dell'Iraq la vede
così in prima fila tra i contractor che aspirano a prenderne in
mano la gestione.
Coca-Cola
Sponsor ufficiale della fiaccola olimpica, la sua presenza ha suscitato
una forte opposizione generale. È oggetto di boicottaggio
internazionale dal 2003, quando fu denunciata per il suo ruolo nella
repressione del movimento sindacale colombiano e nella uccisione di
almeno 9 sindacalisti che avevano tentato di organizzare i lavoratori
dei suoi impianti di imbottigliamento nel paese sudamericano. Qui il
sindacato Sinaltrainal denuncia che il 94% dei lavoratori colombiani
della Coca-Cola è precario e percepisce 80 dollari al mese,
mentre avrebbe diritto ad una paga sindacale di 300 dollari al mese. La
condotta criminale della multinazionale l'ha condotta a vedersi aprire
una causa davanti alla Corte Federale di Miami e l'ha infine costretta
ad ammettere il problema attraverso l'apertura di un'inchiesta interna
per appurare la responsabilità nell'accaduto. Il sindaco di
Bussoleno (un comune della Valsusa molto attivo nella lotta Anti-Tav)
ha negato l'autorizzazione al passaggio della fiaccola olimpica proprio
per la presenza della Coca-Cola come specifico sponsor del viaggio.
Kodak
È stata pesantemente coinvolta nella fornitura di sistemi
missilistici all'Iraq di Saddam Hussein. È sponsor del CIO da
ben 105 anni e quindi è, naturalmente, sponsor di Torino 2006.
McDonald's
È in guerra, ogni giorno, con la nostra salute, con le cose che
cerca di farci mangiare e con la cultura alimentare deprivante che
tenta di imporre soprattutto alle nuove generazioni. Rappresenta un
modello di marketing e di omologazione particolarmente dannoso e
insopportabile. Sono noti i principali capi d'accusa nei confronti
della multinazionale del fast-food: pratiche salariali ingiuste verso i
lavoratori, ritmi infernali, danni ambientali, danni alla salute dei
consumatori, pratiche pubblicitarie aggressive. Nel 1986 ha dichiarato
guerra a due poveri tapini inglesi, Helen Steel e Dave Morris, che
avevano distribuito un volantino che richiamava questi capi d'accusa,
invitando al boicottaggio del Big Mac. L'azienda li denunciò per
diffamazione, ma il processo, lunghissimo, durato fino al 1997 si
rivelò un vero e proprio autogol, perché la sentenza, pur
confermando la validità dell'accusa verso i due poveri cristi,
ammise che le pratiche McDonald's erano effettivamente nocive per la
salute dei consumatori e gravose per la condizione dei salariati.
Potremmo proseguire per interi volumi, ma ci sembra che la natura degli sponsor ufficiali sia di per sé esaustiva.
Renato Strumia
Per saperne di più sull'intero business olimpico invitiamo a
consultare i seguenti volumi, usciti in momenti molto tempestivi:
Il libro nero delle Olimpiadi di Torino 2006, di Stefano Bertone e Luca Degiorgis, Fratelli Frilli Editori;
I giochi del potere, di Roberto Bosio, Macro Edizioni.