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Umanità Nova, numero 6 del 19 febbraio 2006, Anno 86

Risata sovversiva
Il delirio della ragione genera mostri religiosi e follie identitarie


La ormai nota vicenda delle vignette satiriche danesi che hanno suscitato violente reazioni nei paesi musulmani permette di fare alcune riflessioni non solo sul rapporto tra satira potere religione, ma anche, più in generale, sullo stato delle democrazie occidentali e sull'universalismo laico e liberale che ne è (era?) alla base.

Preliminarmente, ricordiamo che anche in paesi di forte tradizione tollerante (pensiamo all'Olanda) si sono sviluppati negli ultimi venti anni movimenti xenofobi. Le ragioni sono molte e complesse. In Danimarca il fenomeno è particolarmente radicato e coinvolge sia il partito conservatore che quello socialdemocratico che si alternano al potere. La Danimarca ha da alcuni anni una delle legislazioni sull'immigrazione più rigide e dure d'Europa e la diffidenza, se non l'avversione, nei confronti degli stranieri ed in particolare dei musulmani è trasversale alla società. Il circolo perverso che si è innescato in Danimarca ha molte somiglianze con quanto accaduto nel resto d'Europa e anche in Italia. Nel 1995 viene fondato il Dansk Folkeparti (Partito del popolo danese) che mescola populismo, xenofobia, antieuropeismo, tradizionalismo protestante. Le idee fanno breccia in un tessuto sociale che si sente minacciato nella sua stabilità e benessere dalla globalizzazione e dalle politiche dell'Unione Europea. Il partito socialdemocratico si mette quindi ad inseguire sullo stesso terreno per non perdere voti e potere, assecondando e forse pensando di pilotare la deriva conservatrice e xenofoba, l'ansia securitaria, la paura dell'altro, del diverso, dello straniero, dell'uomo nero.

Il richiamo alla legalità e ai valori democratici diventa allora un'arma puntata contro gli altri, diventa un discrimine: i valori dell'universalismo illuminista e liberale, diventano, paradossalmente, valori identitari dell'occidente minacciato e vanno affermati e addirittura esportati con la forza. Chiusura all'interno e aggressività all'esterno. Non stupisce che il contingente danese sia il terzo o quarto per numero in Iraq e che soldati danesi siano presenti in misura significativa in Afganistan.

La Danimarca ha seguito quindi una deriva comune a tutto l'occidente, il cui perno è la trasformazione dei suoi valori da universali a identitari. Sotto il velo della richiesta di adesione ai valori laici e democratici, rivolta ai musulmani, sta, da un lato, la mistificazione della storia degli ultimi cinquant'anni dei rapporti tra occidente e islam, soprattutto per quel che riguarda il medioriente. Sta, d'altra parte, un rigurgito di senso di superiorità che sta dentro la stessa storia dell'occidente e del suo imperialismo: gli altri, i selvaggi, sono sempre da convertire, salvare e a loro va portata la civiltà, la tecnica.

L'occidente ha sempre patito che i paesi dell'ex Impero ottomano e in generale gli ex paesi coloniali diventassero troppo democratici: non è stata solo questione di sottrarli all'orbita dell'Unione sovietica; è stata anche questione di mantenere il controllo dello sfruttamento del petrolio; è stata anche questione di imporre lo stato di Israele a prescindere; è stata anche questione di allevare curare foraggiare il fondamentalismo islamico contro i governi eccessivamente laici ed indipendenti, nonché contro l'URSS invasore dell'Afganistan; è stata questione di armare l'Iraq di Saddam Hussein contro l'Iran di Khomeini. In nessun paese del Magreb e del medio oriente c'è un governo eletto regolarmente, salvo in Israele; c'è libertà di stampa, di opinione: qui la religione, l'islam, non c'entra nulla, c'entrano governi autoritari dei più svariati colori e tonalità, dalla Libia al Marocco dalla Siria all'Egitto.

La democrazia identitaria dell'occidente viene così oggi in modo mistificatorio contrapposta alla pretesa intolleranza e arretratezza islamica, senza ricordare che nei paesi musulmani la religione é il collante di una società in cui il potere politico è nelle mani di pochi: re, rais, presidenti, emiri, principi, amici o nemici dell'occidente poco importa. Di certo l'occidente ha da sempre preferito conservare questa situazione piuttosto che favorire reali processi di crescita di una società civile critica ed indipendente.

Le spinte identitarie occidentali riscoprono le proprie radici cristiane e, di nuovo, fanno dell'universalismo cristiano vessillo che marca una differenza e per di più solo a livello di immagine, stante l'avvenuta secolarizzazione che è proprio la carta di identità dell'occidente. Diciamo che mentre il crocifisso viene sbandierato a destra e a manca e preti e predicatori impazzano sui media, riveriti e ossequiati specie in tempo di elezioni, non si può certo dire che le società occidentali siano impregnate di vangelo.

Le vignette pubblicate in Danimarca potranno fare ridere oppure no, ma così non andiamo molto lontano. La satira può essere quella nazista sugli ebrei, quella di propaganda fascista, quella fondamentalista cristiana musulmana hindu, quella del socialismo reale, quella, come in questo caso, venata di xenofobia.

La satira può essere quella che graffia il potere, quella che lo mette in ridicolo e che il potere teme e reprime. La satira liberatoria e critica, quella che scatena il sorriso e la risata, irrefrenabile moto contro autorità padroni e i loro servi sciocchi. Quella sì che fa dire: una risata vi seppellirà.

Simone Bisacca

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