Umanità Nova, numero 6 del 19 febbraio 2006, Anno 86
Quindicimila poliziotti, carabinieri e guardie di finanza, oltre all'esercito impiegato in montagna e alle guardie forestali in collina. Queste, all'incirca, le cifre relative ai rinforzi che, le già robuste forze del disordine locali, hanno avuto in occasione delle Olimpiadi di Torino.
L'impatto sul vivere quotidiano è impressionante: le strade sono letteralmente invase da blindati pieni di gorilla super armati che dovrebbero garantire la sicurezza di cittadini, atleti, turisti e autorità.
Come se non bastasse il cielo è ossessivamente solcato da elicotteri che, di giorno e di notte, ci osservano dall'alto. La sera della fastosa cerimonia inaugurale in mondo-visione il rumore era assordante, impossibile sottrarsi all'impressione di essere sotto assedio. A completare il quadro la contraerea piazzata per colpire eventuali kamikaze volanti.
Difficile dire se tutto ciò servirà a metterci al sicuro da qualche fanatico imbottito di tritolo ma, a sentire il ministro di polizia, Giuseppe Pisanu, il rischio di attentati sarebbe basso. Tuttavia, la cosiddetta "tregua olimpica" non ha certo indotto il nostro governo a ritirare le truppe italiane dall'Afganistan, dall'Iraq, dai Balcani. Non resta quindi che incrociare le dita, sperando che il ministro non porti sfiga.
Nel frattempo ci godiamo il clima di guerra che accompagna questa festa dello sport e della fratellanza tra i popoli.
D'altra parte, la maggior preoccupazione di Pisanu, per sua stessa
dichiarazione, non sono certo quelli che vogliono fare la guerra ma
semmai quelli che alla guerra si oppongono. Il ministro, per sua stessa
ammissione, teme soprattutto gli anarchici, pronti a suo dire ad
approfittare della vetrina internazionale per compiere "gesti
eclatanti".
Che gli anarchici siano il babau preferito da Giuseppe Pisanu è
fatto arcinoto e non stupisce più di tanto. Che i 15.000 gorilla
del ministro in giro per le strade di Torino non siano a caccia di Bin
Laden è un fatto evidente persino per i più sprovveduti.
Quello che Pisanu ed i suoi padroni temono di più è che qualcuno rovini la loro festa, mostrando il marcio che sta dietro i lustrini ed i trompe d'oeil di plastica che hanno coperto tutti i cantieri aperti e le brutture della città.
Una manifestazione sportiva sponsorizzata da industrie armiere (Finmeccanica, General Electric e Iveco) e da una banca (S. Paolo IMI) con le mani in pasta in tutti i possibili finanziamenti bellici non si può dire che si presenti nel migliore dei modi.
Per non parlare di una città, che al di là dei chilometri di stoffa rossa con cui è stata imbellettata, patisce le conseguenze della fine dell'epoca dell'automobile e di politiche dissennate che hanno visto per anni enormi quantità di risorse pubbliche venire assorbite dalla Fiat, per consentire ai padroni una fuoriuscita senza troppi conflitti dal ciclo dell'auto e l'avvio di nuovi lucrosi affari. Con buona pace dei tanti che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, che aspettano a sei mesi per un'ecografia, che sono strangolati dal caroaffitti, dalle crescenti spese per istruzione, trasporti, sanità.
In questa città l'unico reale timore del Ministro è che si rompa il velo di omertà che vede alleati tutti i poteri forti in città: dai padroni di sempre, la "Famiglia" che in queste Olimpiadi fa la parte del leone, all'amministrazione comunale che si gioca la principale carta per le prossime elezioni.
La criminalizzazione preventiva degli avversari politici è funzionale sia alla repressione diretta di qualsiasi manifestazione di dissenso, sia alla delegittimazione delle ragioni stesse della protesta.
Le grandi pulizie preolimpiche sono andate avanti per un anno intero: sgomberi di case, arresti e lunghe detenzioni per manifestazioni di piazza, ne sono state il segno distintivo. La stessa accelerazione repressiva avvenuta in Val Susa contro il movimento No Tav tra novembre e dicembre si inscrive, oltre che nella necessità di risolvere con la forza una questione dannosa per gli affari dell'ingegner Lunardi, anche nel tentativo del governo di reprimere a suon di manganellate una protesta che rischiava di mettere in difficoltà la macchina olimpica. In Val Susa il governo ha però sbagliato i conti ed è stato costretto a fare rapidamente marcia indietro, lasciando la patata bollente del TAV all'esecutivo che uscirà dalla prossima tornata elettorale.
A pochi giorni dall'inizio delle Olimpiadi è stato messo all'indice chiunque criticasse una gigantesca macchina messa in piedi per operare la trasformazione alchemica di una enorme quantità di denaro pubblico in un'altrettanto enorme possibilità di guadagno a rischio zero per i soliti, pochi, privati.
Con l'inizio della kermesse il principale quotidiano cittadino, l'organo della Famiglia, ha calato un velo su tutte le iniziative di violazione della "pace" olimpica.
Non una parola sui LSU di Collegno in agitazione per il lavoro e silenzio sui metalmeccanici dell'Alenia in sciopero contro il contratto bidone. In quanto alle temutissime contestazioni della Fiaccola olimpica sono state semplicemente cancellate o utilizzate per un'ulteriore criminalizzazione del movimento. Le pagine di "Stampa" e "Repubblica" trasudavano lacrime per la deviazione della fiaccola a seguito di un presidio in piazza Sabotino il 9 febbraio. Gli "eversivi" no-global, No Tav, novelli Franti sotto la Mole, avevano fatto piangere di delusione i bambini in attesa della fiaccola. Il giorno dopo nessuna cronaca ha riportato di pianti e disperazione per l'improvviso cambio di programma nel percorso deciso all'ultimo minuto dai padroni-sponsor della corsa dei Tedofori. Lo stesso giorno il centro sociale "Takuma" di Avigliana, sede anche del Comitato No Tav "Spinta dal bass" era stato oggetto di un attentato: due bombe carta, rivendicate con un volantino fascista, avevano mandato in frantumi i vetri dell'ex ospedale. La notizia del grave episodio è passata pressoché sotto silenzio.
Altro che "Grande Fratello"! La guerra è pace e la pace è guerra: la neolingua del secondo millennio è ormai divenuta lessico familiare e non trova più alcun orecchio che la senta con lo stupore aurorale dei primi lettori del romanzo di Orwell.
Il Circo va a gonfie vele: ogni sera gli spettacoli danno il tutto esaurito tra fuochi d'artificio, lampeggianti dei blindati e batticuori tricolori per le gesta dei "nostri".
Confidiamo che i torinesi, passata la sbornia mediatica, si accorgeranno che dietro la tregua c'è la guerra, una guerra che gli sponsor senza i quali la "festa dello sport" non sarebbe stata possibile, alimentano con armi e soldi.
m. m.