Umanità Nova, numero 6 del 19 febbraio 2006, Anno 86
Le recenti rivelazioni di Craig Murray, ex-ambasciatore britannico in Uzbekistan dal 2002 al 2004, confermano tutta la gravità e l'estensione del programma di "extraordinary renditions", conosciuto in Italia come il caso dei rapimenti occulti e dei voli fantasma attuati dalla CIA, che vede coinvolti numerosi apparati segreti di Stato.
Murray, costretto alle dimissioni dal Foreign Office proprio per la decisione di rendere noti i legami fra Stati Uniti e Gran Bretagna in tali operazioni fuori da ogni legalità internazionale, ha denunciato in particolare la collusione tra la CIA e il regime dell'Uzbekistan nel gestire proprio in tale paese un largo programma di repressione "antiterrorismo" comprendente trasferimenti, detenzioni e torture di prigionieri della CIA provenienti dall'Afganistan ma anche da paesi europei, in parallelo con un piano di eliminazione sistematica degli oppositori interni uzbeki che avrebbe comportato l'uccisione di almeno 7 mila persone. L'ex-ambasciatore, che da parte sua ha deciso di investire di tale questione il Consiglio d'Europa a Strasburgo, dato che la UE condanna ufficialmente la tortura, ha tra l'altro confermato la collaborazione tra governo italiano e CIA in tale ambito, come già clamorosamente emerso in occasione del rapimento a Milano dell'imam Abu Omar ad opera di 22 agenti CIA, su cui adesso pende un patetico mandato di cattura spiccato dai magistrati italiani.
Vediamo comunque di ripercorrere le tappe principali dello svelamento di questa imbarazzante realtà, ben presto dimenticata e generalmente rimossa dalla quasi totalità dell'informazione ufficiale italiana.
Le prime indiscrezioni vennero fatte trapelare lo scorso anno, nell'emblematica data del 2 novembre, dal Washington Post che iniziava a riferire di un sistema di prigioni sotto copertura, fuori dai confini statunitensi, istituito dalla CIA dopo l'11 settembre; tale rete detentiva, veniva affermato, comprendeva centri di detenzione (definiti black sites o black spots) in otto diversi paesi, tra cui Tailandia, Afganistan e altri non nominati dell'Est europeo.
In realtà, in seguito si apprendeva che tale sistema era operativo ben prima dell'attacco alle Twin Towers; sul settimanale tedesco Die Zelt del 29 dicembre 2005 sarebbe infatti comparsa un'intervista ad un importante funzionario della CIA secondo il quale l'inizio dei trasferimenti segreti di presunti terroristi islamici verso paesi terzi sarebbe risalito al 1995 su disposizione dell'allora presidente Bill Clinton, con l'appalto di detenzioni e interrogatori includenti il ricorso alla tortura a servizi stranieri.
Lo stesso ex-capo della CIA, George Tenet, pochi giorni prima aveva peraltro ammesso davanti al Congresso Usa di aver personalmente ordinato ben 70 "renditions" prima dell'11 settembre 2001 e 150 dopo tale data.
Per quanto riguarda invece i paesi dell'ex blocco socialista coinvolti in tale rete non menzionati dal Washington Post, Mark Galasco, già analista militare del Pentagono ed attualmente consulente di Human Right Watch, indicava subito Polonia e Romania, confermando l'esistenza di una rete di prigioni segrete con estensione dall'Europa sino all'Asia e al Medioriente, collegate da voli coperti di trasferimento di prigionieri provenienti dall'Afganistan e dall'Iraq, in parte poi sepolti vivi a Guantanamo, tra il 2001 e il 2004.
Di fronte anche alle precise accuse dell'ex-rappresentante dell'ONU in Afganistan, Cheriff Bassiouni, nei confronti dei governi polacco, rumeno e ungherese di aver ospitato prigioni occulte della CIA in cui si esercitava la tortura, i rispettivi governi si affrettavano a negare tale circostanza in quanto il rifiuto dell'uso della tortura è, sulla carta, pregiudiziale per l'adesione all'Unione Europea; in particolare il ministro degli esteri di Bucarest aveva definito tali notizie come "illazioni infondate" e di "una fastidiosissima rottura di scatole". Ma la Suddeutsche Zeitung smentiva tali dichiarazioni, indicando persino alcune delle ex-basi del Patto di Varsavia utilizzate in Polonia e Romania a questo scopo, poi rapidamente sgomberate dopo le prime rivelazioni del Washington Post mentre i prigionieri, presumibilmente, erano stati trasferiti "da qualche parte nel Nordafrica".
Il governo degli Stati Uniti da parte sua, pur ammettendo i voli effettuati da compagnie aeree private emanazioni della CIA stessa, come prevedibile ha sino ad ora negato l'esistenza dei "siti neri" in cui personale statunitense avrebbe praticato o coordinato le torture sui prigionieri; ma fu lo stesso segretario di stato Usa, Condoleezza Rice, ad ammetterle implicitamente quando, in visita in Europa, ha annunciato l'intenzione del governo di Washington di vietare al personale militare statunitense il ricorso alla tortura sui prigionieri.
Rispetto ai governi europei, ci sono numerose indicazioni sulla connivenza degli apparati soprattutto inglesi, spagnoli e italiani in questo genere di operazioni. Secondo le denunce di Amnesty International e le rivelazioni del Guardian, in Gran Bretagna i cosiddetti voli fantasma sarebbero stati oltre 400, anche se Blair ha sostenuto di "non sapere niente". Per quanto riguarda invece la Spagna, è stato il New York Times a indicare nell'aeroporto di Maiorca uno dei punti di transito per i trasporti segreti dei presunti terroristi sequestrati.
Il governo italiano ha cercato invece di negare persino l'evidenza.
Fin dal 2003 il sindacato dei lavoratori del trasporto aereo SULT aveva sollevato il problema dell'esistenza in molti aeroporti italiani del passaggio di "voli neri" (riconoscibili dalle sigle ZZ e XH senza un corrispettivo nel codice internazionale di identificazione) e di "voli grigi" (compiuti da aerei senza alcun segno di riconoscimento di nazionalità o di compagnia), la cui natura e funzione apparivano del tutto misteriose. Quindi in seguito a questa denuncia e alle proteste, tali trasporti furono deviati sulle basi Usa di Aviano e Sigonella.
Dopo una successiva indagine, dai registri dell'ente di controllo dei voli statunitense (FAA) è emerso che dopo l'11 settembre 2001 sono state compiute almeno 17 missioni aeree segrete Usa attraverso gli aeroporti italiani (Venezia, Roma, Firenze, Genova, Forlì e Olbia), mentre secondo le informazioni fornite dal SULT altri aerei non identificati sarebbero transitati anche da Milano-Malpensa, Napoli, Catania e Rimini.
Ovviamente, non possono esistere voli fantasma, dato che tutto il traffico aereo necessita di autorizzazioni e controlli delle autorità preposte, eppure il governo italiano continua a tacere e nascondere anche l'ovvio.
Berlusconi, anche dopo il clamoroso rapimento dell'imam, ha "escluso" che la CIA abbia "mai compiuto azioni illegali sul nostro territorio", mentre a livello europeo Frattini ha sostenuto che non esiste "alcun riscontro" sull'esistenza di carceri segrete della CIA in Europa e si é opposto finché è stato possibile all'istituzione di una specifica Commissione d'inchiesta in sede europea.
Sarà quindi interessante vedere se un eventuale governo di centro-sinistra avrà la volontà politica di affrontare questo perdurante segreto di stato, parte integrante di quella guerra permanente in cui da tempo l'Italia è fedelmente arruolata.
U. F.