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Umanità Nova, numero 6 del 19 febbraio 2006, Anno 86

Torino: contestazioni alla fiaccola olimpica
Sponsor di guerra


Un triste rito consumista travestito da festa dello sport, da momento di fratellanza, da simbolo di pace.
La fiaccola olimpica ha attraversato la città di Torino percorrendo viali pieni di migliaia di stendardi rossi, made in Cina (lì il lavoro non costa niente) pagati da noi tutti ben 200 euro l'uno. E stiamo parlando solo di un piccolo arredo urbano, non della mega torta pagata da tutti per i privatissimi interessi dei soliti noti. La fiaccola faceva parte di questo carrozzone, ne è stata parte integrante.
Il passaggio della fiaccola era in realtà una parata di polizia antisommossa, finanzieri e carabinieri al cui interno si incuneavano due camion Coca Cola con disco-music e ballerini piuttosto fiacchi e altri camion Samsung pieni di giapponesi dall'aria un po' stupita.

Contestazione di fronte al Toroc

Volevamo dire la nostra e con striscione e bandiere abbiamo atteso la fiaccola in via Bologna, nei pressi del Toroc. Abbiamo salutato con il grido "assassini" la prima parte del convoglio aperto da due fiat 500 in tenuta Coca Cola, sventolando la bandiere rosse e nere, simbolo dell'internazionalismo anarchico, e quelle No Tav, un punto di riferimento per chi lotta per la propria vita, per la propria dignità, per la propria libertà. La follia che porta alla distruzione dell'ambiente è la stessa follia che fa sì che vi sia chi ha troppo e chi nulla. È la follia del capitalismo che distrugge vite e risorse per produrre ricchezza per pochi, è una follia che nega presente e futuro a metà della popolazione del pianeta.
Ben presto le forze del disordine statale si sono "accorte" della nostra presenza e ci hanno circondati in forze, spingendoci indietro. Nonostante il loro intervento siamo riusciti a rendere visibile la nostra protesta arrampicandoci su una ringhiera e mostrando lo striscione con la scritta "Coca Cola, San Paolo IMI, General Electric, Finmeccanica, Iveco... La fiaccola corre sul sangue".
Più tardi alcuni di noi sono stati fermati dalla polizia nei pressi di via delle Primule, dove stava sfilando il corteo olimpico. Dopo circa un'ora di fermo le forze del disordine hanno proceduto al sequestro di una catena lunga 18 metri cui erano legate bandiere No Tav e rosse e nere.
In serata il prefetto Goffredo Sottile ha emanato un comunicato nel quale sosteneva che era stato sventato un tentativo di bloccare con catene la fiaccola olimpica.

Il tedoforo iconoclasta

Nel pomeriggio abbiamo preso parte alla corsa del tedoforo alternativo organizzata dagli anarchici delle Case Occupate. L'appuntamento era fissato per le 14,30 al Casello n. 1 in corso Emilia, uno dei tanti posti sgomberati nel corso di quest'anno di repressione e restringimento dei pochi spazi di libertà strappati in questa città. La "pulizia olimpica" è stata attuata sotto l'illuminata guida dello sceriffo Chiamparino che governa con pugno di ferro per conto dei poteri forti, quelli di sempre, la famiglia mangiatutto, che anche in questa partita olimpionica si è già aggiudicata tutte le medaglie di metallo pesante. Dall'Osservatorio Ecologico n. 1 dopo l'accensione della fiaccola da parte di "Dolomiti Jane", la regina delle nevi, è partito il primo tedoforo. Si è passati dagli altri due Osservatori sgomberati, il Feramiu e l'Arsenale, attraversando Porta Palazzo e raggiungendo le case sgomberate in corso S. Maurizio. Una lunga sosta è stata fatta al Fenix, posto sotto sequestro giudiziario, dopo l'arresto di 8 anarchici e due esponenti dei collettivi universitari accusati di devastazione e saccheggio per una manifestazione antifascista. Saranno processati il 27 giugno: rischiano da 8 a 15 anni. Tra i tedofori uno degli anarchici sotto processo, solo recentemente messo in libertà, un tedoforo della FAI con fiaccola dell'anarchia, esponenti dei vari posti sgomberati, un sindacalista Cub che ricordava i crimini della Coca Cola in Colombia.

Un triste retaggio

Era il 1936. In Germania i nazisti riempivano lager e prigioni. Quell'anno per la prima volta si fece la staffetta della fiamma olimpica, che entrò nello stadio di Berlino ricoperto di svastiche.
È passato molto tempo. Ma la fiamma olimpica e le olimpiadi stesse non hanno smesso di essere il fiore all'occhiello per chi sfrutta e opprime lavoratori, immigrati ed oppositori politici.
Quest'anno, per la prima volta, ovunque in Italia sono stati contestati la fiaccola e i suoi sponsor. Sponsor di alta qualità. Criminale.

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