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Umanità Nova, numero 6 del 19 febbraio 2006, Anno 86

Svizzera: 17 giorni di sciopero a Reconvillier
Un duro scontro


Mentre scrivo dura da oramai 17 giorni lo sciopero di Reconvillier - in Svizzera, nella regione del Jura bernese - alla fonderia "Boillat" di Swissmetal. La ditta, si legge nel suo sito internet, è leader mondiale nella fabbricazione di prodotti ad alto valore aggiunto e che sono principalmente destinati all'industria elettronica, automobilistica, orologiera, delle telecomunicazioni ed infine per la costruzioni di aerei. Si capisce dunque l'importanza di una simile fabbrica e, soprattutto, della pressione che grava sugli operai e le operaie in sciopero.

Ma veniamo alle ragioni dello sciopero. I lavoratori e le lavoratrici hanno deciso di incrociare le braccia quando Swissmetal ha annunciato la decisione, a fine 2005, di voler ristrutturare l'azienda con conseguente licenziamento di 35 lavoratori e lavoratrici e, per l'azienda, un risparmio pari a 5 milioni di franchi svizzeri all'anno (circa 3 milioni di euro). I lavoratori rifiutano inoltre il trasferimento delle attività fondiarie a Dornach. Una misura che graverebbe moltissimo su una regione della Svizzera già duramente colpita dalle numerose delocalizzazioni degli anni scorsi.

Ma la rabbia cresce ancora di più alla luce di quanto successo nel 2004 quando uno sciopero aveva segnato un vittoria importante per i dipendenti che temevano le ripercussioni di una politica aziendale da sciacalli. Infatti, dopo aver ottenuto una serie di garanzie come futuri investimenti nell'azienda, miglioramento delle condizioni di lavoro e un aumento salariale; queste conquiste nate dall'accordo preso tra azienda sindacati e confederazione vengono cancellate con un colpo di spugna in questi giorni. 

Ma il voltafaccia dei padroni questa volta ha veramente fatto andare su tutte le furie gli impiegati della Swissmetal, i quali oltre al mantenimento del loro posto di lavoro chiedono anche un maggior riconoscimento delle loro capacità. Nonostante l'ordine della direzione dell'azienda di non lasciar trapelare nulla alla stampa riguardo i provvedimenti annunciati gli operai entrano in sciopero e si inseriscono energicamente nella cronaca svizzera rendendo pubbliche le loro rivendicazioni.

Uno sciopero autorganizzato

Fondamentalmente due aspetti sono interessanti in questo sciopero.
Il primo aspetto è, forse, il più importante e interessante ed è dato dalle modalità organizzative e decisionali. Tutte le decisioni, le prese di posizione, le modalità di lotta, ecc., vengono prese attraverso assemblee e comitati che sono stati costituiti in occasione dello sciopero. Nonostante il ruolo del sindacato UNIA (il più grande sindacato in Svizzera nato nel 2005 dalla fusione di tre sindacati) sia molto importante, gli operai hanno finalmente conquistato un ruolo ed un'autonomia che da tempo in Svizzera non si vedeva. Infatti, dai tempi della pace del lavoro le lotte sindacali sono morte e i sindacati hanno rinunciato ad ogni forma di lotta radicale, e con essi anche i lavoratori, i quali si sono abbandonati a rivendicazioni attraverso i binari istituzionali perdendo ogni tipo di incisività. Inoltre, hanno troppo spesso ricoperto un ruolo di sudditanza nei confronti del sindacato e del Governo.

Questo sciopero invece dimostra che la capacità di combattere è ancora viva ed è più o meno intatta, bisogna però riscoprirla e valorizzarla. Non credo che si possa parlare di autorganizzazione vera e propria ma il metodo adottato a Reconvillier lascia intravedere sicuramente una volontà che si dovrebbe attentamente coltivare.
Oltre alle "classiche" prese di posizioni e metodi di lotta adottate da operai e sindacati negli ultimi anni, gli operai praticano delle vere e proprie azioni dirette come, ad esempio, il blocco dei camion che tentavano di entrare nella fabbrica per ritirare il materiale rimasto imprigionato nello stabile.

Un secondo aspetto interessante è la stupefacente solidarietà della popolazione locale: commercianti e famiglie si sono mobilitati sia per dare supporto materiale, fornendo cibo agli operai della fabbrica, che sostegno politico e morale con la larga partecipazione alla manifestazione del primo febbraio (attorno a 5000 i partecipanti). E oggi (10 febbraio) alla manifestazione in solidarietà agli operai erano ben 10.000! Raddoppiati nel giro di circa una settimana.

La situazione è in stallo

Attualmente la situazione dello sciopero è ferma: le due parti rimangono rigidamente sulle loro posizioni.

Gli operai hanno fatto sapere attraverso il loro portavoce Nicolas Wuillemin: "Queste persone (consiglio di amministrazione e direzione di Swissmetal) desiderano distruggere il nostro sito e la nostra impresa. Dobbiamo continuare a resistere perché è la sola speranza di avere un futuro".

Da parte invece della impresa si continua a esigere la ripresa dei lavori per eventualmente riprendere i negoziati. Pena la soppressione immediata di 120 posti di lavoro con il rischio che la filiale di Reconvillier fallisca all'istante. Secondo i sindacati questo è l'annuncio della volontà di chiudere lo stabilimento.

La risposta dei sindacati a questi provvedimenti è stata la proposta di creare un pool di investitori che sarebbero disposti ad acquistare l'azienda e continuare autonomamente l'attività. La proposta è tuttavia ancora poco chiara. 

Nello scontro è intervenuta anche la confederazione Svizzera che attraverso il ministro dell'economia Joseph Deiss ha nominato un mediatore tra le parti che dovrebbe, a parer suo, permettere "di riportare la fiducia fra le parti". Si tratta di Rolf Bloch ex padrone di una fabbrica di cioccolato, che riuscì a far riprendere i lavori nella sua azienda dopo un duro sciopero… se non altro una persona imparziale!

Nubi all'orizzonte

Nonostante la dura lotta portata avanti senza ricerca di compromessi-burle dai lavoratori, la situazione non sembra camminare verso un futuro migliore per i dipendenti della "Boillat". La direzione infatti, sembra decisa a smantellare la filiale: nel frattempo ha acquistato una fabbrica in Germania con una produzione identica a quella di Reconvillier. 

D'altronde non ci si poteva aspettare nulla di più in un paese dove la "pace del lavoro" ha tolto ogni potere ai sindacati ed ha permesso agli impresari di diventare i padroni indiscussi del mondo del lavoro. Troppi anni di concertazioni, di piccole conquiste inutili ad una reale modifica dello stato attuale di cose, troppi anni di lotte avanzate unicamente attraverso i rigidi binari istituzionali imposti una volta dal Governo e dall'altra dai padroni. I sindacati per troppo tempo sono stati uno strumento in mano ai padroni e che ha permesso a questi ultimi di far accettare a dolci pillole la loro volontà. 

Se si aggiunge che oggigiorno le imprese possono rovinare intere regioni e migliaia di vite perché libere di spostarsi ovunque senza che niente e nulla le fermi - anzi! - la frittata è fatta ed il futuro comincia a delinearsi meglio…

Alcune questioni sul tappeto

Lo sciopero di Reconvillier offre un'altra chiave di lettura oltre a quella proposta che è specifica alla Svizzera. Voglio dire che oggigiorno i metodi di lotta per così dire "classici", non sono probabilmente più incisivi: che senso ha scioperare se la fabbrica può da un giorno all'altro andarsene lavandosene le mani? Gli operai e le operaie non riprendono a lavorare? Chissenefrega, vado a sfruttare altrove.

Certo i rapporti tra operai, sindacati e padroni sono cambiati parecchio, ma l'impressione è che i sindacati non riescano più a stare al passo.

Come anarchico dico che solo lavorare per costruire una solidarietà internazionale ha senso. Una solidarietà che ponga di fronte alle imprese che girano il mondo sfruttando e seminando ingiustizie un muro di rabbia e di rifiuto. Certo, ma come fare?

La "sinistra istituzionale", in Svizzera come altrove, è morta ed incapace di reagire e proporre qualcosa.

Ma noi siamo ancora in grado di influenzare e di ridare linfa alle lotte sindacali? Sicuramente ha ancora senso contrapporre i nostri principi di uguaglianza, libertà e solidarietà, ma come fare senza cadere in discorsi retorici e che sanno troppo spesso di muffa e che troppo spesso allontanano le persone?

Michele Bricòla

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