Umanità Nova, numero 8 del 5 marzo 2006, Anno 86
Imola: venti assoluzioni e tre condanne
Si è concluso con venti assoluzioni e tre condanne a pene
pecuniarie, il processo ai ventitré pacifisti e antimilitaristi
imolesi che sfilarono per le strade cittadine il giorno in cui gli Usa
cominciarono a bombardare l'Iraq. Il verdetto ha visto venti
assoluzioni per non aver commesso il fatto - e tra questi ci sono i
cinque nostri compagni processati - e tre condanne a pene pecuniarie
per altrettanti militanti di Rifondazione Comunista. Come si
ricorderà, le accuse erano organizzazione di manifestazione non
autorizzata e, per uno dei condannati, atti osceni in luogo pubblico,
essendosi calato i pantaloni e avendo mostrato il culo a un vigile
urbano che stava pesantemente provocando i manifestanti. Al di
là della soddisfazione di aver visto i cinque anarchici imolesi
assolti, resta l'assurdità di un processo protrattosi per ben
due anni sulla base di accuse demenziali. È stata comunque
l'occasione per riconfermare, anche nell'aula del tribunale, la nostra
volontà di manifestare contro tutte le guerre, e questo non solo
durante le vibranti dichiarazioni degli imputati, ma anche con le
parole degli avvocati dello studio Leone, che ci hanno "difeso"
ribadendo e rivendicando il diritto "naturale" degli anarchici ad
opporsi alle violenze degli stati. Vogliamo esprimere ancora una volta,
anche dalle colonne di "Umanità Nova", la nostra piena
solidarietà ai militanti di Rifondazione condannati e a tutti
coloro che lottano contro le guerre.
L'incaricato
Pomigliano: licenziamenti alla Fiat Alfa Romeo
Il contratto-bidone dei metalmeccanici è stato contestato in
numerose fabbriche, tra cui la Fiat di Pomigliano, dove il tentativo di
Cgil, Cisl e Uil di zittire le voci critiche, ha provocato una forte
reazione da parte di vasti gruppi di operai. 12 di loro, tra cui alcuni
esponenti dello Slai Cobas, sono stati licenziati.
L'azienda contesta loro l'aver "turbato il regolare svolgimento delle
assemblee generali". In lavoratori sono inoltre accusati di aver preso
parte ad un'assemblea in cui sarebbero volate uova e corpi contundenti
all'indirizzo dei sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil.
Lo Slai-Cobas sostiene che i filmati delle assemblee possono dimostrare
l'infondatezza delle accuse e la "grave montatura antisindacale" messa
in atto dall'azienda con il consenso di "sindacati collusi". Di fronte
alle proteste di chi si ritrova pochi soldi in busta ed un surplus di
flessibilità la Fiat ribadisce che in fabbrica ha diritto di
cittadinanza solo il sindacalismo addomesticato. Ma forse i Rinaldini
di turno pensano che per far mandar giù quest'ennesima fregatura
basti magnificare le sorti magnifiche e progressive della sinistra
"radicale" fuori dai luoghi di lavoro dove la protesta contro
l'ennesimo contratto bidone costa il posto a chi non è
abbastanza concertativo.
m. m. (fonte: comunicato Slai Cobas del 17 febbraio)
Avigliana: corteo antifascista
L'8 febbraio, la sera prima del passaggio della fiaccola olimpica da
Avigliana, il centro sociale Takuma è stato colpito da due bombe
carta che ne hanno mandato in frantumi le finestre. Solo per la
presenza di pannelli protettivi all'interno le bombe non hanno fatto
maggiori danni. La sera successiva, dopo il mancato passaggio della
fiaccola, "deviata" degli organizzatori che temevano contestazioni, i
vetri dell'auto di un esponente del Takuma sono stati infranti a
mattonate. Un volantino fascista toglieva ogni dubbio sulla matrice del
gesto. Il Takuma è anche sede di "Spinta dal bass", gruppo No
Tav tra i più attivi contro l'alta velocità in Valle di
Susa.
L'attentato al Takuma è un chiaro avvertimento a chi da anni
lotta contro devastazioni ambientali e ingiustizie sociali. Volevano
intimorire il Takuma e surriscaldare il clima in un periodo di duro
scontro politico sul Tav e le Olimpiadi di "pace e fratellanza"
sponsorizzate da produttori, finanziatori e commercianti d'armi. Per
non dire della Coca Cola con le mani sporche del sangue dei
sindacalisti guatemaltechi e colombiani uccisi dagli squadroni della
morte.
La manifestazione del 26, una fiaccolata serale cui hanno preso parte
circa un migliaio di persone, è stata la risposta più
efficace alle violenze fasciste. Vi hanno preso parte rappresentanze
dei comitati No Tav con bandiere e striscioni, la Torino samba band,
gli squatter e la federazione anarchica con propri spezzoni, oltre a
qualche esponente di Rifondazione, dei centri sociali torinesi e del
sindacalismo di base. Nel volantino distribuito per l'occasione la FAI
Torinese ha ricordato la vicenda che vede coinvolti 10 antifascisti
torinesi accusati di "devastazione e saccheggio" per aver partecipato
ad un corteo di protesta contro l'aggressione al coltello contro due
occupanti del Barocchio. In quell'occasione la polizia caricò i
manifestanti e stampa, politici e magistratura criminalizzarono gli
antifascisti minimizzando la gravità dell'aggressione subita dai
compagni, uno dei quali, colpito all'addome, avrebbe potuto lasciarci
la pelle. Il fascista accusato di averlo colpito è stato
condannato a quattro anni e quattro mesi, i camerati che erano con lui
pagheranno una multa. Gli antifascisti rischiano dei 7 ai 15 anni
perché, quel 18 di giugno, per frenare la carica di polizia
qualche sedia e qualche tavolino finì in strada a far da
barricata. Il loro processo inizierà il 27 giugno.
A Torino la criminalizzazione degli antifascisti è stata il
pretesto usato da polizia, magistratura e politici per sgomberare
numerose case e luoghi occupati, per tentare di gettare il discredito
su chi si opponeva alle politiche, queste sì, di "devastazione e
saccheggio" del territorio, delle risorse, della vita e della
dignità. Ad Avigliana i fascisti, colpendo il Takuma, si sono
messi al servizio dei signori del Tav, della lobby che cerca, con ogni
mezzo, di far valere la logica del profitto contro quella della
condivisione e della libertà.
Eufelia