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Umanità Nova, numero 8 del 5 marzo 2006, Anno 86

Europa: copyright e controllo dell'informazione
Stato comune di polizia


Il parlamento europeo, tra uno scandalo e l'altro, trova sempre il tempo di approvare provvedimenti che danno un fattivo contributo alla costruzione di una Europa comune di polizia. Uno degli esempi recenti è quello delle norme relative all'inasprimento della repressione dei reati contro la proprietà intellettuale. 

Come è noto, il fenomeno della duplicazione di brani musicali, film e programmi per computer è aumentato negli ultimi anni in modo esponenziale e la capillare diffusione di Internet ha facilitato la distribuzione e la condivisione di qualsiasi tipo di informazione, protetta da copyright o meno. La copia "abusiva" è stato anche uno dei principali motori per lo sviluppo economico del settore, quello che ha creato il mercato dei masterizzatori, dei supporti di registrazione e di tutto l'armamentario informatico che li accompagna. Così come, a partire dagli anni '80, la vendita di videocassette, originali o piratate, e dei videoregistratori ha contribuito in modo essenziale allo sviluppo del mercato dell'Home video.

Nonostante questo, le maggiori imprese del settore della produzione multimediale continuano da anni a fare pressioni sui governi e sulle istituzioni transnazionali perché approvino leggi che puniscano severamente chi osa scalfire il loro "diritto" di trarre il massimo del profitto da qualsiasi contenuto informativo, sia esso un libro, una foto, un filmato o una canzone. Questa battaglia si sviluppa su due fronti principali: da una parte viene aumentato a dismisura la durata del copyright e dall'altra si prevedono punizioni, sempre più pesanti, per chi duplica materiale protetto.

Nel 2004 era stata approvata una Direttiva (2004/48) sul "rispetto dei diritti di proprietà intellettuale" ritenuti un "elemento essenziale" per il "successo del mercato interno" dell'Europa unita. Lo scorso anno, proseguendo sulla stessa linea, venivano proposte pesanti misure carcerarie (almeno 4 anni) ed economiche (multe da 100 a 300 mila euro) per le organizzazioni criminali coinvolte nella violazione del copyright [1].

Tali norme non riguardano direttamente la libertà di comunicazione, ma il Parlamento italiano ha pensato bene, in sede di recepimento della Direttiva, di apportarvi alcune "modifiche" che hanno reso il provvedimento peggiore di quanto già fosse. Alcuni [2] hanno fatto notare che questo stravolgimento è avvenuto grazie ad una traduzione “fantasiosa” e ad alcune omissioni strategiche; sta di fatto che un provvedimento che riguardava la proprietà intellettuale rischia di diventare l'ennesimo fucile puntato contro la libertà e la riservatezza della comunicazione.

Questo perché, stando alle notizie [3] il Decreto Legislativo approvato il 23 febbraio scorso coinvolge nella lotta contro coloro che infrangono la sacralità del copyright anche i fornitori di accesso ad Internet in quanto "intermediari". 

Come è evidente, per assicurarsi che attraverso un canale di comunicazione non passi qualcosa di illecito, occorre controllare tutto quello che vi transita e questo significa che i Provider saranno costretti a trasformarsi in poliziotti [4], intenti a controllare tutto quanto viene veicolato dalle proprie reti, per evitare di essere accusati di complicità nella diffusione di materiali proibiti ed essere condannati a risarcire i danni.

Già nel recente passato, molti Provider si sono dimostrati più che collaborativi con le richieste di magistrati e polizia in occasione di indagini a carico di pericolosi sovversivi, ma queste eccezioni rischiano adesso di diventare regola.

Intanto, dall'orizzonte europeo, spunta anche una nuova minaccia: la Direttiva sull'archiviazione delle comunicazioni, vale a dire l'obbligo per i fornitori di comunicazione (compagnie telefoniche o internet) di conservare, per un determinato periodo di tempo, i messaggi di posta elettronica e le telefonate. Un provvedimento che da diversi anni attende una approvazione definitiva e che potrebbe dare davvero il colpo di grazia alle residue libertà di comunicazione esistenti.

Pepsy


Note

[1] Il testo (in inglese) della proposta si può leggere qui http://europa.eu.int/rapid/pressReleasesAction.do?reference=IP/05/906&
format=HTML&aged=0&language=EN&guiLanguage=en

[2] Tra i primi l'associazione "ALCEI", come si può leggere nel suo comunicato del 17/2/06 disponibile qui
http://www.alcei.org/index.php/archives/112

[3] Il testo del Decreto Legge di recepimento della Direttiva non è ancora stato pubblicato (al 25/2/06) sul sito del Parlamento e l'unico testo disponibile è quello sul sito di ALCEI, vedi nota precedente.

[4] Sul sito dei fan del diritto d'autore si può leggere il resoconto della Commissione Giustizia della Camera riguardante il recepimento della Direttiva
http://www.dirittodautore.it/news.asp?IDNews=3318&idcan=3

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